Le reazioni della politica ai migranti morti in mare nel naufragio a largo di Crotone

Un’altra tragedia, in mare, con protagonisti ancora una volta i migranti. Il bilancio dei morti nella costa di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, sale di ora in ora, perché ci sono decine di dispersi oltre ai 59 morti, tra cui molti bambini, e la Capitaneria di porto, assieme alla Croce Rossa è impegnata a cercare i corpi. Un’altra tragedia che scuote anche il mondo della politica, da destra a sinistra, a iniziare da Giorgia Meloni per finire con Matteo Renzi e soprattutto Papa Francesco e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Migranti morti
I soccorritori che portano in salvo alcuni dei superstiti del naufragio che ha lasciato tanti migranti senza vita – Nanopress.it

Ringrazio quanti hanno portato soccorso e coloro che stanno dando accoglienza. La Madonna sostenga questi nostri fratelli e sorelle“, ha detto il pontefice durante l’Angelus a piazza san Pietro, mentre la presidentessa del Consiglio, esattamente come il presidente della regione Calabria, Roberto Occhiuto, hanno chiesto (a modo loro) l’intervento dell’Unione europea.

Da Meloni a Mattarella passando per il Papa: il cordoglio del mondo per la tragedia dei migranti lungo le coste calabresi

Bambini, bambine, uomini e donne, tanti, troppi, hanno perso la vita su un barchino proveniente dall’Iran, dal Pakistan, dall’Afghanistan e anche dalla Siria,  nelle coste calabresi, quelle di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. Una tragedia, l’ennesima, che ogni momento, a ricerche ancora in corso, assume proporzioni diverse. Dai 30 di stamattina, i migranti morti sono arrivati a 59 ora, e il numero potrebbe ancora crescere perché sono tanti anche i dispersi che la Capitaneria di porto e la Croce Rossa sta cercando.

Tra solidarietà, sgomento, anche un po’ di rabbia sono stati in tanti nel mondo della politica, ma non solo, anche in quello della Chiesa, a commentare quello che è successo oggi: c’è chi si è scagliato contro i trafficanti di uomini, chi invece ha colto l’occasione per un attacco al governo, chi, ancora, ha voluto tirare le orecchie all’Unione europea, tutti, però, tenendo a mente che ci sono state vittime innocenti.

Uno dei primi a commentare quello che è successo al largo della regione italiana è stato il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, che in una nota ha detto che proprio la sua terra ora “è in lutto per questa immane tragedia“. “La Giunta regionale esprime sincero cordoglio per le vittime di questo naufragio. Ringrazio coloro che si stanno adoperando per tentare di trovare dei superstiti e per assistere i sopravvissuti, condotti nei vicini presidi ospedalieri e nel Cara di Isola di Capo Rizzuto. In queste ore sono in campo i Carabinieri, la Polizia, la Guardia di finanza, la Guardia costiera, i Vigili del fuoco, la Croce Rossa, la Capitaneria di porto, la Protezione Civile“.

Il governatore ha poi ricordato i numeri, lanciando un appello soprattutto all’Unione Europea: “In Calabria nel 2022 sono arrivati circa 18mila immigrati clandestini, la stragrande maggioranza dei quali a Roccella Jonica, un comune in provincia di Reggio Calabria diventato ormai punto di approdo delle rotte illegali dei mercanti di esseri umani. I calabresi – un popolo che ha conosciuto il dramma dell’emigrazione – hanno accolto questi migranti, senza alzare polveroni e senza causare tensioni, ma la situazione sta davvero diventando ingestibile. Cosa ha fatto l’Unione europea in tutti questi anni? Dov’è l’Europa che dovrebbe garantire sicurezza e legalità? Che fine hanno fatto le operazioni di dialogo con i Paesi d’origine dei migranti? Tutte domande che, purtroppo, ad oggi non hanno alcuna risposta. E chi sta nei territori, a stretto contatto con la realtà di tutti i giorni, è costretto a gestire le emergenze e a piangere i morti”.

Nella nota di Palazzo Chigi, diramata per conto della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, la mira è su altro. Dopo aver espresso il “suo profondo dolore per le tante vite umane stroncate dai trafficanti di uomini”, la leader di Fratelli d’Italia ha definito “criminale mettere in mare una imbarcazione lunga appena 20 metri con ben 200 persone a bordo e con previsioni meteo avverse. È disumano scambiare la vita di uomini, donne e bambini col prezzo del ‘biglietto’ da loro pagato nella falsa prospettiva di un viaggio sicuro“.

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Giorgia Meloni – Nanopress.it

Il governo, si continua nel comunicato, “è impegnato a impedire le partenze, e con esse il consumarsi di queste tragedie, e continuerà a farlo, anzitutto esigendo il massimo della collaborazione agli Stati di partenza e di provenienza. Si commenta da sé l’azione di chi oggi specula su questi morti, dopo aver esaltato l’illusione di una immigrazione senza regole”.

Rimangono più improntata alla solidarietà e non alle polemiche, quelle di Papa Francesco e del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il pontefice, durante il suo Angelus da piazza san Pietro ha ricordato ciò che è successo salvo poi ringraziare “quanti hanno portato soccorso e coloro che stanno dando accoglienza. La Madonna sostenga questi nostri fratelli e sorelle.

Il capo dello Stato, in una nota, ribadendo il dolore “per il naufragio avanti alle coste crotonesi, nella quale hanno perso la vita decine persone e tra queste alcuni bambini”, ha detto che “è indispensabile che l’Unione europea assuma finalmente in concreto la responsabilità di governare il fenomeno migratorio per sottrarlo ai trafficanti di esseri umani, impegnandosi direttamente nelle politiche migratorie, nel sostegno alla cooperazione per lo sviluppo dei paesi da cui i giovani sono costretti ad allontanarsi per mancanza di prospettive”.

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Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni – Nanopress.it

Per il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso, sentito dall’Adnkronos “è qualcosa che non si vorrebbe mai vedere. Il mare continua a restituire corpi. Tra le vittime ci sono donne e bambini“. L’imbarcazione a causa del mare in tempesta si è spezzata e come racconta il primo cittadino “si vedono i resti del barcone su 200-300 metri di costa“. “Affronteremo anche il problema di dove sistemare le salme – ha concluso il sindaco -, Crotone era già in sofferenza, ma ci organizzeremo, anche nei vari paesi. Ci vuole solidarietà anche in questo“.

Il cordoglio per le vittime, ancora, è arrivato anche dalla presidentessa della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che su Twitter ha scritto di essere “profondamente rattristata per il terribile naufragio di fronte alle coste della Calabria: la perdita di vita di migranti innocenti è una tragedia. Tutti insieme dobbiamo raddoppiare gli sforzi per il Patto Europeo per l’immigrazione e l’asilo e per il Piano d’azione per il Mediterraneo Centrale“. Per la presidentessa del Parlamento europea, Roberta Metsola, “la tragedia a largo delle coste di Crotone mi lascia arrabbiata ed affranta: un altro naufragio che provoca la morte di bambini, donne, uomini“. “Gli stati membri devono mobilitarsi e trovare un modo di procedere, subito la Ue ha bisogno di regole, comuni ed aggiornate che ci permettano di affrontare le sfide della migrazione“, ha concluso l’esponente maltese.

Chi va contro gli scafisti, chi contro il governo e chi si scaglia contro l’Unione europea

Tra non chi sta assolutamente dalla parte degli scafisti, così come Meloni, c’è sicuramente il suo ministro degli Interni, che oggi è andato in Calabria. Matteo Piantedosi ha detto che “il naufragio avvenuto al largo delle coste calabresi mi addolora profondamente e ci impone innanzitutto il profondo cordoglio per le vite umane spezzate. È una tragedia immane che dimostra come sia assolutamente necessario contrastare con fermezza le filiere dell’immigrazione irregolare, in cui operano scafisti senza scrupoli che pur di arricchirsi organizzano questi viaggi improvvisati, con imbarcazioni inadeguate e in condizioni proibitive“.

Piantedosi
Matteo Piantedosi – Nanopress.it

Il messaggio lanciato dal titolare del Viminale è quello di “proseguire in ogni possibile iniziativa per fermare le partenze e che non vengano in alcun modo incoraggiate traversate che, sfruttando il miraggio illusorio di una vita migliore, alimentano la filiera dei trafficanti e determinano sciagure come quella di oggi“.

Dopo l’incontro in prefettura a Crotone, Piantedosi ha detto che la sua presenza lì “era doverosa, è il segnale di attenzione dello Stato“. “Mi chiedo – ha aggiunto – come sia possibile che vengano organizzate traversate di questo tipo, come sia possibile spingersi fino al punto di coinvolgere donne e bambini in traversate che si rivelano tragicamente pericolose“.

Come lui, anche quello che un tempo ricopriva la sua casella, alias Matteo Salvini, leader della Lega e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha definito una tragedia ciò che è successo prima di scagliarsi contro gli scafisti sui social.

E della stessa lunghezza d’onda sono anche altri esponenti della maggioranza di governo. Il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, a Sky Tg24 ha spiegato che si deve “essere inflessibili nei confronti di questi veri e propri delinquenti che organizzano questi viaggi di morte“, ma ha anche ribadito quale sia l’idea della premier, ovvero “da un lato il piano Mattei per l’Africa, in modo da mantenere quelle persone sui propri territori senza sradicare le proprie radici, dall’altro richiamare l’Unione Europea perche il tema dell’immigrazione non può riguardare solo l’Italia“.

Mentre il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che prima ha espresso “dolore e rabbia per l’ennesima tragedia avvenuta in mare con decine e decine di donne, uomini e bambini rimaste vittime di facili promesse e del business dei trafficanti di esseri umani“, poi ha parlato dell’Europa, che deve comprendere “che l’immigrazione clandestina è un problema di tutti e che l’Italia non può e non deve essere lasciata sola. A fronte della legittima e doverosa accoglienza per coloro che ne hanno diritto, occorrono politiche europee che impediscano agli scafisti di fare affari sulla pelle delle persone e soprattutto il ripetersi di simili tragedie“.

Più lungo e articolato è stato il pensiero di Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia e ministro degli Interni, ospite di Mezz’ora in più su Rai Tre. “Noi non vogliamo più assistere a drammi come quelli che abbiamo visto, con decine e decine di morti, vittime innocenti, vittime dello sfruttamento di criminali che incassano 8-9-10mila euro per ogni persona che caricano a bordo“, ha detto precisando che “caricare 200 persone su una barca di 20 metri che parte dalla Turchia e deve arrivare in Italia significa mettere certamente a rischio la vita di queste persone“.

Il terremoto di inizio mese tra Turchia e Siria, per il vice premier, potrebbe essere una chiave di lettura per capire il motivo di questi arrivi, “in genere – ha spiegato Tajani – riesce a bloccare le navi che partono ma in questo momento è ferita da continui terremoti forse i controlli sono allentati“. Ed è anche per questo che ha sottolineato la necessità di un’azione coordinata europea per “bloccare le partenze, non solo controllando le frontiere marittime dei Paesi” di partenza.

E quindi “è una questione che non deve riguardare solo i paesi del sud dell’Europa ma deve riguardare tutti, servono investimenti serve una strategia, noi abbiamo chiesto anche un maggiore intervento da parte di Frontex” perché la tragedia di Crotone “allarga i confini del dibattito che noi abbiamo voluto aprire“. Il vice premier ha spiegato che si è già  chiesto “di mettere all’ordine del giorno del prossimo consiglio ministri Interno e Giustizia e quello degli Esteri la questione Tunisia legata all’immigrazione, ne ho parlato anche con Blinken“. L’obiettivo è quello di “convincere gli europei che i settemila chilometri di costa italiani sono la frontiere esterna dell’Unione europea“, ha detto ancora Tajani sottolineando che sono necessari “accordi con Paesi di partenza che deve fare tutta l’Europa deve essere incrementato aiuto alla cooperazione, soldi devono essere dati non a dittatori o a persone che li usano per fini di crescita della popolazione“.

Sulla questione interna, anche lei finita al centro delle polemiche, il braccio destro di Silvio Berlusconi ha voluto precisare che “nessuno ha fatto la guerra alle Ong, abbiamo dato delle regole, se si danno appuntamento con gli scafisti non è più salvataggio ma compartecipazione al traffico“, ha precisato il titolare della Farnesina dicendo che “non c’è mai stata una Ong nel tratto di mare tra la Turchia e la Calabria“.

Per lui, le navi delle organizzazioni non governative possono essere delle alleate “se rispettano le regole, se si mettono d’accordo o fanno sapere che stanno là e aspettano gli scafisti portano le persone, vuol dire che non vanno più a salvare qualcuno“. “Guardate – ha poi aggiunto il vice premier – la gran parte dei migranti salvati in mare sono salvati da Guardia Costiera e Guardia di Finanza, anche ieri hanno tentato di farlo ma le condizioni del mare lo impedivano“. Ma il discorso sulle Ong non si è concluso: “Non sono mai state escluse si è detto che possono fare i salvataggi ma ne possono fare uno, perché se ne fanno 4 vuol dire che hanno un appuntamento“.

Queste risposte sono state date a Lucia Annunziata ma anche alle opposizioni che hanno puntato il dito sulle politiche del governo, specialmente sul decreto per le Ong, appunto, che è diventata legge dello Stato pochi giorni fa. Il primo ad andare contro Meloni è stato il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, che su Twitter, ha ironizzato sul “carico residuale” e ha detto che “evidentemente se ci fosse stato un sistema di ricerca e soccorso potevano forse essere salvati“. Lo scrive su Twitter il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni.

Anche il suo alleato a Montecitorio, Angelo Bonelli, co portavoce di Europa Verde, ha voluto dire la sua circa ciò che è successo a largo delle coste calabresi. “Questo ulteriore naufragio pesa sulla coscienza delle istituzioni europee e del governo italiano ha iniziato il deputato dei rossoverdi in una nota -. I decreti sulle ONG approvati dal governo Meloni ostacolano i salvataggi in mare“.

Bonelli
Angelo Bonelli – Nanopress.it

Tutti noi abbiamo sulla coscienza le morti nel Mar Mediterraneo, ma la cosa più grave è l’assenza di una volontà nel realizzare i salvataggi e di non creare le condizioni per una politica di aiuti e cooperazione che non sia subordinata a regimi dittatoriali e violenti, a partire da quello libico“, ha continuato prima di ribadire che queste ennesime morti in mare “devono portare a un urgente cambiamento di rotta. Quanto accade – ha precisato – è il fallimento della strategia di Meloni, che poco meno di un mese e mezzo fa aveva dichiarato che la soluzione alla questione migratoria non era né la riforma del regolamento di Dublino, che impone ai richiedenti asilo di presentare domanda di protezione internazionale nel paese di primo approdo, né insistere sulla redistribuzione tra i paesi membri, un meccanismo previsto appunto per evitare che l’accoglienza pesi solo sui paesi di confine“. “L’unica politica di questo governo sembra essere quella di tagliare le gambe alle organizzazioni non governative che salvano vite umane. Per questo, è necessario che Giorgia Meloni ripensi urgentemente al decreto sulle ong. Le continue morti nel Mar Mediterraneo richiedono una presa di posizione dell’ONU per fare chiarezza sulle responsabilità“, ha poi concluso Bonelli.

Rimanendo nell’area del centrosinistra, il candidato alla segreteria del Partito democratico, Stefano Bonaccini, che proprio oggi saprà se sarà il successore di Enrico Letta alla guida del Nazareno, dopo aver espresso la solidarietà alle vittime, si è rivolto direttamente alla premier: “Cara presidente Meloni, nessuna polemica mentre ci sono morti e dispersi in mare. Ma visto che lei entra nel merito, ribadisco quel che penso: fermare gli scafisti è una priorità, come priorità assoluta deve essere salvare le vite in mare“, ha scritto sui social.

La guerra alle Ong scatenata dal Governo non solo è priva di senso, ma è anche una contraddizione in termini rispetto a questi principi, che dovrebbero vedere unita la politica. Così come fermare le partenze: è necessario e possibile nella misura in cui si aprono canali umanitari sicuri (quelli sì radicalmente alternativi alle rotte degli scafisti) e si verifica con rigore il rispetto dei diritti umani. Altrimenti è propaganda e disumanità, come ci dice il numero degli arrivi e la tragica contabilità dei morti in mare“, ha concluso il governatore dell’Emilia Romagna, mentre l’attuale numero uno dei dem si è limitato al cordoglio.

A dimostrazione che, però, anche fuori dal centrosinistra (e anche dal Parlamento) la pensa alla stessa maniera, sia Carlo Calenda, sia Matteo Renzi, sia Mariastella Gelmini, tutti senatori del terzo polo (il primo anche il frontman e numero uno di Azione, e il secondo il segretario di Italia Viva), sia Luigi De Magistris, ex sindaco di Napoli e portavoce di Unione Popolare, hanno mandato un messaggio all’esecutivo sui social.

Non molto dissimile, in effetti, è anche il pensiero dell’Ong spagnola Open Arms, che sempre sul social di Elon Musk, ha scritto che “fermare, bloccare e ostacolare il lavoro delle Ong avrà un solo effetto: la morte di persone vulnerabili lasciate senza soccorsi“. E sempre da Open Arms, ma dalla presidentessa italiana, Veronica Alfonsi, sono arrivate accuse ancora più precise: “Questa non è una tragedia, è la conseguenza di scelte precise da parte del Governo italiano e dell’Europa. Se ci fossero i mezzi a soccorrere nessuno morirebbe in mare“, ha detto all’Adnkronos. “Noi come Open Arms abbiamo lanciato una petizione per chiedere l’istituzione di una commissione d’inchiesta sul Mediterraneo – ha aggiunto Alfonsi -. Alcuni parlamentari hanno aderito e aspettiamo altre adesioni“.

Ma anche le altre organizzazioni non governative si sono scagliate contro l’esecutivo. “Piantedosi dice ‘bloccare le partenze’. Meloni dice ‘vite stroncate dai trafficanti’. Ma loro sono corresponsabili. Loro bloccano i soccorsi, criminalizzano chi salva vite e non hanno nulla da proporre, né corridoi umanitari né una missione di soccorso europea, a donne, uomini e bambini. Li vogliono condannare o a morire in mare o nei lager libici. Hanno difeso i confini. Ora saranno soddisfatti“, ha detto sempre all’agenzia Luca Casarini, capomissione di Mediterranea Saving Humans.

E leggero non c’è andato neanche Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, presidente del Cemi e della Fondazione Migrantes. “Mentre i rami del Parlamento approvano un urgente e straordinario decreto per regolare i flussi migratori, che di urgente e straordinario ha solo l’ennesima operazione ideologica, indebolendo in realtà le azioni di salvataggio in mare delle navi Ong, un barcone spezzato dalla burrasca della notte, che portava almeno 150 migranti, si è inabissato nel Mediterraneo, al largo delle coste calabre crotonesi“, ha detto il prelato prima di spiegare che c’è “un nuovo drammatico segnale sulla disperazione di chi si mette in fuga da situazioni disumane di sfruttamento, violenza, miseria e di chi è indifferente politicamente a questo dramma. Un nuovo drammatico segnale che indebolisce la Democrazia, perché indebolisce la tutela dei diritti umani: dal diritto alla vita al diritto di migrare, al diritto di protezione internazionale“.

Anche Perego ha chiesto “un impegno europeo per un’operazione Mare nostrum, che metta strettamente in collaborazione le istituzioni europee, i Paesi europei, la società civile europea rappresentata dalle Ong. La collaborazione con i Paesi del Nord Africa non può limitarsi a interessi energetici o a sostegni per impedire i viaggi della speranza, ma deve portare a un canale umanitario permanente e controllato nel Mediterraneo verso l’Europa. Chi arrivando in Europa avrà diritto a una protezione vedrà salvaguardato tale diritto; chi non ne avrà diritto sarà rimpatriato. È chiaro che questo esame, solo nella terra europea, dovrà essere agile, organizzato, alla presenza di diverse figure – dai mediatori, dalle forze di polizia forze internazionali, da osservatori dell’UNHCR, da operatori sociali … – perché il minore non accompagnato sia tutelato come la vittima di tratta, o chi viene da una drammatica situazione sanitaria o da una guerra o disastro ambientale. Le risorse vanno investite nella tutela della vita, nell’accompagnamento delle persone non in muri o campi disumani. La vita e il futuro dell’Europa dipende da come si accoglie, tutela, promuove e integra le persone in cammino“.

E di Europa hanno parlato, ancora, anche Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera, o una delle fedelissime di Silvio Berlusconi, Licia Ronzulli, presidentessa dei senatori di Forza Italia. “Bambini, donne, uomini, vite spezzate dalla disperazione e dall’indifferenza. Quanti morti dobbiamo ancora piangere perché l’Europa si renda conto che il dramma dell’immigrazione supera i confini del nostro Paese e che debba essere affrontato globalmente, perché non siamo più costretti ad assistere a scene terribili come quelle di oggi?“, ha chiesto provocatoriamente la capogruppo dei forzisti. “Queste povere persone sono due volte vittime. Vittime dei mercanti di uomini, che, approfittando della disperazione, si arricchiscono sulla loro pelle, mandandoli allo sbaraglio su carrette del mare totalmente inadatte alla navigazione. Vittime dell’indifferenza, perché è inaudito che i Paesi del mediterraneo vengano lasciati soli ad affrontare la tragedia dell’immigrazione per la mancanza di una concreta linea comune europea, in grado di regolamentare un problema che, ripeto, riguarda tutta l’Unione“, ha continuato ancora prima di avvertire che “non ci si può voltare dall’altra parte, bisogna avere la forza e il coraggio di volgere lo sguardo alle scene terribili di Cutro, per avere finalmente consapevolezza. Oggi è il giorno delle lacrime. Domani dovrà essere quello delle decisioni per mettere fine a tutto questo”.

Per Giuseppe Conte, presidente del MoVimento 5 stelle, “ora serve mettere da parte gli slogan e far sì che l’Europa sia davvero presente, solidale e compatta nel gestire e controllare i flussi migratori. Lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri valori, alla speranza che era negli occhi di chi oggi ha trovato la morte“.

Molto più duro è stato il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria: “La colpa è dell’Unione Europea e sfido chiunque a dimostrare il contrario in qualsiasi sede“, ha detto. “Fanno presto lor signori a darci indicazioni – ha proseguito Marziale – e a pontificare sul senso dell’accoglienza quando non abbiamo strutture idonee di accoglienza, quando come istituzioni locali ci riuniamo nelle prefetture per ricercare disperatamente soluzioni dignitose e poi siamo costretti a rinchiudere bambini e adulti nello stesso luogo e far finta di nulla, ben sapendo che anche tanti di questi minori scappano appena sbarcati e chissà in che mani finiscono. Fanno presto i governanti dell’UE a porgere le condoglianze quando molte di queste imbarcazioni si spezzano seminando uomini, donne e bambini come pesci in mare e a dirci che dobbiamo fare di più. Loro devono fare di più, proprio loro“.

La soluzione, per lui, “deve essere politica e deve riguardare anche le modalità di emigrazione. Vogliamo dare una possibilità a questi disperati? Bene, allora li andiamo a prendere noi con mezzi sicuri e ce li portiamo in Europa, senza che passino da un inferno all’altro o muoiano inghiottiti dal mare e non serve a niente arrestare i barconisti per dare in pasto all’opinione pubblica che le istituzioni ci sono”. “I bambini sono cittadini del mondo e devono essere accolti in ogni angolo della terra ma loro deve essere garantito un percorso in totale sicurezza. Quello dell’immigrazione è ad oggi un’opportunità di mercato a tratti legale ed a più ampi tratti illegale e l’Unione Europea ne è nel bene e nel male la responsabile. Di questi morti, di quelli del recente passato e di quelli del futuro, finché le condizioni saranno così, hanno un responsabile, l’Unione Europea“, ha concluso.

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