È fatta di scelte politiche la legge di bilancio licenziata dal Consiglio dei ministri del governo di Giorgia Meloni, come ha detto la stessa presidentessa presentandola in conferenza stampa. E proprio per questo è destinata a far discutere o, addirittura, a far scendere in piazza le opposizioni. Per lo meno, questo è quello che ha detto Enrico Letta, segretario uscente del Partito democratico, commentandola.
Subito è arrivata la risposta di Carlo Calenda, frontman del terzo polo. Per lui, più scendere in piazza a manifestare contro una legge considerata iniqua, le opposizioni si dovrebbero accordare per trovare insieme delle controproposte. Giuseppe Conte, invece, presidente del MoVimento 5 stelle, non ha ancora (ri)parlato della manovra approvata, ma ieri era stato abbastanza chiaro su quello che pensava in merito alla cancellazione del reddito di cittadinanza.
L’addio al reddito di cittadinanza a partire dal 2024, l’innalzamento al tetto dei contanti, la flat tax, la riforma delle pensioni, sono tante le misure che sono state introdotte, meglio dire cambiate dal disegno di legge della legge di bilancio che è stato approvato ieri in Consiglio dei ministri. Misure che, lo sa pure la premier Giorgia Meloni, faranno discutere, nella società civile, e nelle opposizioni.
Mentre ancora era in corso la riunione del governo, per esempio, il presidente del MoVimento 5 stelle, Giuseppe Conte, uno dei padri del reddito, ha attaccato durante l’esecutivo per la scelta di mettere mano alla misura di previdenza sociale che era stata licenziata dal suo primo governo, quello con la Lega per intenderci.
“Siamo disposti a tutto per arginare questo piano folle, anche a scendere in piazza. Noi non getteremo mai la spugna su queste battaglie, vediamo se saremo i soli o se altre forze politiche risponderanno ‘presente’“, ha scritto su Facebook l’Avvocato del popolo. E il suo invito, forse, è stato accolto dal suo ex alleato Enrico Letta, segretario del Partito democratico, che su Twitter (invece) ha dato appuntamento ai suoi per protestare contro le scelte fatte dal centrodestra nell’approvazione della manovra.
E quindi sabato 17 dicembre tutti in piazza per manifestare contro una legge “improvvisata e iniqua. Inadeguata rispetto al rischio recessione e all’impennata dell’inflazione“. Tutti sì, tranne la maggioranza che l’ha licenziata e, probabilmente, il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi.
Il primo a rispondere al segretario dem, infatti, è stato il fondatore di Azione, e sempre con un tweet. Ecco, per lui, fare manifestazioni è inutile se non si propone un’alternativa, peggio perché questo atteggiamento è esattamente quello che faciliterebbe la destra. “Vi manderemo il documento di dettaglio sulle proposte per una contromanovra più equa e giusta – ha scritto l’ex candidato sindaco di Roma -. Lavoriamoci insieme“. E chissà se anche questo invito verrà accolto.
E nel proposito di quelle che saranno le contromosse del terzo polo, lo stesso Calenda farà una conferenza stampa, ha detto il suo sodale Renzi. L’ex premier fiorentino, nella sua enews, ha giudicato anche la manovra “tutta chiacchiere e distintivo” e vorrebbe capire in aula “se c’è sostanza o sono soltanto spot populisti“.
Mentre dal Pd, oltre al commento di Letta, Antonio Misiani, che è il responsabile economico del partito, ha spiegato come gli aiuti contro il caro energia saranno solo per tre mesi e che questa è una “guerra contro i poveri e a favori agli evasori. Poco o nulla per il lavoro e la crescita“. Non solo, però, perché non ci sono da dimenticare i tagli sugli sconti sulle accise e sull’Iva dei carburanti: “Dulcis in fundo (si fa per dire…), da dicembre aumentano benzina e gasolio. È una legge di bilancio che aggraverà la crisi economica e sociale“, ha concluso. Bene, ma non benissimo, insomma.
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