A seguito dell’attentato messo a segno, a San Pietroburgo, che ha ucciso, domenica 2 aprile, il blogger militare Vladlen Tatarsky, sono state avviate indagini serrate che hanno portato la mattina del 3 Aprile all’arresto di Daria Trepova, implicata materialmente nell’attentato ma emerge dalle rivelazioni del marito che è stato arrestato anche un altro sospettato insieme a lei. Le notizie russe parlano della possibilità che l’attacco provenga dall’intelligence Ucraina, stando a quanto riferito dalle autorità russa.
La tensione è ai massimi livelli e già era molto tesa a causa del conflitto in Ucraina, che vede l’esercito di Kiev in difficoltà nella battaglia di Bakhmut e sembra che le truppe del gruppo Wagner, almeno in base alla loro dichiarazione, siano riuscite ad aizzare la bandiera russa sulla città, ma le notizie non sono state confermate da parte delle autorità Ucraina. Tornando all’ attentato effettuato al caffè di San Pietroburgo che ha gettato nel caos Il Cremlino inizialmente ha visto anche una pronta reazione delle autorità che sottolineano che il o gli autori non la passeranno liscia. Intanto sembra che Putin abbia deciso di istallare un sistema di difesa potenziato a Mosca dopo l’accaduto.
Domenica 2 Aprile si è verificato un attentato in un caffè di San Pietroburgo, che è stato attuato tramite un pacco che conteneva una statuetta che è poi esplosa. L’esplosione è partita da una statuetta che la presunta attentatrice, tratta in arresto questa mattina, ha regalato al propagandista e blogger Tatarsky, che stava attuando una serata però proprio all’esterno del caffè situato sulla riva dell’Universitetskaya.
Sono state immediatamente avviate indagini e, prima di arrivare alla donna e all’altro sospettato, sono state nominate diverse organizzazioni indipendenti russe ma le stesse hanno prontamente negato qualsiasi associazione con la donna sospettata di aver attuato l’attacco e ucciso il Blogger Tatarsky.
Anche i Libertarian party, un piccolo partito politico russo, ha precisato che Trepova non è mai stata un membro del loro partito e secondo i registri consultati prontamente non è neanche una sostenitrice del partito. Stando alle notizie emerse è il marito della donna ad essere un mento del partito. Daria è ora trattenuta in custodia e il partito ha precisato, in merito al marito che: “è all’estero da molto tempo e, secondo lui, non ha nulla a che fare con le presunte azioni di Daria e non ne era a conoscenza”. L’organizzazione ha voluto sottolineare anche il disappunto contro l’accaduto condannando fermamente “la violenza aggressiva contro i civili».
Poi si è parlato anche della Fondazione anticorruzione del leader dell’opposizione, ora incarcerato, Navalny ma il suo socio di lunga durata ha negato ogni coinvolgimento con la Fondazione, sottolineando di non aver mai avuto legame con Trepova, ma soprattutto hanno precisato di non aver nulla a che fare con l’esplosione di San Pietroburgo.
L’agenzia di stampa statale Ria Novosti ha rilasciato una dichiarazione lunedì proveniente dal Comitato Nazionale antiterrorismo il quale sostiene che l’esplosione ha presumibilmente coinvolto i servizi speciali ucraini e soci della Fondazione anticorruzione sopracitata di cui “La detenuta d’aria Trepova è una sostenitrice attiva”.
Ivan zhdanov ha voluto precisare che non sono coinvolti ma soprattutto sottolineare che l’accusa verso di loro sembrava un tentativo di prolungare la pena detentiva di Navalny.
Secondo il socio del politico detenuto sembra che Mosca abbia bisogno: “Non solo di un nemico assoluto esterno sotto forma dell’ucraina, ma anche di uno interno sotto forma della squadra di Navalny”.
L’Ucraina non ha parlato più di tanto dell’attacco avvenuto a San Pietroburgo, se non per dare la colpa ai combattenti russi.
L’arresto della sospettata Daria Trepova è avvenuto la mattina del 3 aprile a San Pietroburgo. Stando alle prime informazioni emerse, la sera prima dell’esplosione ha avuto modo di visitare il luogo dell’attentato e successivamente ha avuto modo di donare una statuetta al propagandista Tatarsky, che stava effettuando la serata presso il locale ed è poi la stessa statuetta che è esplosa ed ha ucciso Tatarsky. Oltre al blogger rimasto ucciso altre 32 persone sono rimaste ferite.
Sono emerse numerose dichiarazioni in merito alla possibile paternità dell’attacco a San Pietroburgo e Il Comitato Nazionale antiterrorismo della Federazione russa ha riferito in merito: “L’atto terroristico commesso il 2 aprile a San Pietroburgo contro il noto giornalista Vladlen Tatarsky è stato pianificato dai servizi speciali dell’Ucraina con il coinvolgimento di agenti tra le persone che collaborano con la cosiddetta Fondazione anticorruzione di Navalny, di cui il la detenuta Daria Trepova è una sostenitrice attiva”.
L’alto funzionario russo Peskov ha sottolineato invece che: “Ora c’è una fase attiva delle indagini. Vediamo passi abbastanza vigorosi per trattenere i sospetti. Portiamo pazienza e aspettiamo le dichiarazioni dei nostri servizi speciali che stanno lavorando su questo. Ci sono prove che i servizi speciali ucraini possano essere coinvolti nella pianificazione di questo attacco terroristico. Naturalmente, questo è un attacco terroristico. Auguriamo una pronta guarigione alle persone colpite da questo attacco. E, naturalmente, rivolgiamo le condoglianze alla famiglia e agli amici di Fomin (il vero nome di Tatarsky) , morto a causa di questo attacco terroristico.”
Anche il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo Medvedev ha precisato che a suo avviso dietro all’attentato risiedono le forze ucraine. Ha riferito in merito: “È tempo di realizzare le cose molto ovvie. Se qualcuno di fronte a te ha detto che stava ricevendo denaro o lavoro da fonti ucraine, è molto probabile che questo qualcuno abbia intrapreso la strada del tradimento. E ha già commesso un crimine. È un nemico ed è necessario denunciarlo ai servizi speciali o alle forze dell’ordine”.
Il direttore della fondazione anticorruzione ha sostenuto che: “Hanno cercato di attaccarci il terrorismo per molto tempo. E nel prossimo futuro ci sarà un processo a Navalny. Ovviamente hanno intenzione di dargli il termine massimo, e il terrorismo è molto conveniente per questo.”
Precisando inoltre che: “Tutto ciò che sta accadendo suggerisce che in realtà sono stati gli agenti dell’FSB a eliminare loro stessi questo propagandista. Lo fanno dal 2014: avvelenandosi e uccidendosi allegramente, dividendosi i mercati. È solo che non tutti i casi sono pubblici. E oggi è molto conveniente per loro attribuire FBK qui”
Secondo il marito della sospettata Daria, Dmitry Rylov è stato arrestato anche un altro soggetto per il caso di San Pietroburgo e ovviamente in relazione all’omicidio del propagandista Tatarsky.
Trepova, quindi, non sarebbe l’unica persona nel mirino delle forze dell’ordine russe e stando a quanto riferito dall’uomo il nome del detenuto è Dmitry Kasintsev. L’uomo ha sostenuto anche che i due si trovassero nello stesso appartamento quando è avvenuto l’arresto da parte della polizia russa e ha sottolineato che l’uomo era un loro conoscente.
Rylov ha spiegato a The insider che: “Mi ha contattato nelle ultime 24 ore, ho perso i contatti con lei circa quattro o cinque ore fa”. Stando a quanto riferisce il marito Trepova è stata incastrata e non aveva idea che la statua contenesse esplosivo. Ha dichiarato in merito: “Personalmente, l’ho vista molto tempo fa, la scorsa estate. Daria non mi ha detto niente. Certo, sono stato in grado di indovinare da alcuni suggerimenti. Forse erano loro, forse no, ma quando mi è stato detto in chiaro, non ho chiesto informazioni. Tutto quello che sapevo era che Daria aveva bisogno, o per qualche compito, o per qualche motivo, di fare qualche regalo, non sapevo nemmeno quale.”
Ha precisato che più volte è stato riferito che la consegna della statua avrebbe permesso l’accesso a una persona, ma non era a conoscenza del fatto che sarebbe esplosa successivamente. Ha precisato di aver sentito la ex moglie fiduciosa nel riferirgli di non essere coinvolta e ha precisato di essersi anche calmato. Anche perché secondo lui la donna non avrebbe mai potuto compiere un gesto del genere sapendo cosa stava andando a fare. Sostiene che Trepova non sarebbe in grado di uccidere nessuno. Ha dichiarato che ha perso i contatti con l’amico con il quale è stata poi trovata Daria nell’appartamento, sostenendo che è stato trattenuto nello stesso momento della ex compagna ma di lui non si è parlato hai notiziari.
Ha precisato e sottolineato che: “Pensava fosse un dispositivo elettronico, non sapeva cosa fosse, ma di certo non un esplosivo. Ne abbiamo parlato almeno due volte. Daria non sarebbe in grado di farlo”.
Il canale Telegram shop telegram ha riferito che la donna non appena è stata tratta in arresto ha dichiarato: “Sono stata incastrata! mi stavano solo usando!”.
La sua presenza la sera prevederne alla serata del propagandista Tatarsky ha sollevato numerosi dubbi e le versioni avanzate dalle fazioni in contrasto non riportano un quadro completo ma anzi sembrano soltanto creare ancora più dubbi e confusione.
Il Cremlino sostiene che l’omicidio di Tatarsky sia un attacco terroristico.
Tatarsky che in realtà si chiamava Maxim Fomi è stato ucciso dall’esplosione della statuetta regalatagli al caffè di San Pietroburgo e insieme a lui 32 persone, secondo i media statali, sono rimaste ferite dall’incidente.
Anche la portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova ha dichiarato che l’Ucraina è sicuramente dietro all’attacco terroristico, senza però citare prove.
Mykhailo Podolyak, che ha il consigliere di Zelensky, ha riferito invece su Twitter che: “I ragni si mangiano a vicenda in un barattolo. La questione di quando il terrorismo interno sarebbe diventato uno strumento di lotta politica interna era una questione di tempo”.
Una situazione intricata e complicata che getterà ulteriore tensione nervosismo nel conflitto tra Russia e Ucraina, che procede incessantemente sul fronte e vede le truppe di Mosca comunicare di aver ha raggiunto ed accerchiato completamente Bakhmut, che è uno dei punti focali da settimane della guerra in Ucraina.
Il capo del gruppo di mercenari Wagner ha riferito di aver innalzato domenica 2 Aprile la bandiera russa sulla città dell’ucraina orientale Bakhmut. Un punto focale del combattimento sulla linea del fronte, che ha visto numerose perdite data la ferocia dei combattimenti delle ultime settimane sia nelle truppe ucraine che in quelle russe, dato che si tratta del combattimento più importante e devastante del conflitto tra Russia e Ucraina fino a questo momento.
Prigozhin ha affermato tramite un comunicato: “È il 2 aprile, alle 23:00. Abbiamo issato una bandiera russa con la scritta ‘Alla buona memoria di Vladlen Tatarsky’ e la bandiera Wagner PMC sull’amministrazione comunale di Bakhmut”.
I media hanno provato a identificare il luogo nel quale si vede il comandante Wagner nell’oscurità aizzare la bandiera russa, ma non è possibile data la penombra accertare il luogo in maniera precisa.
Dopo queste affermazioni pervenute dalla Russia il presidente ucraino Zelensky ha deciso di ringraziare le sue truppe per aver difeso il Paese e soprattutto Bakhmut.
Ha dichiarato: “Sono grato ai nostri guerrieri che stanno combattendo vicino ad Avdiivka, Maryinka, vicino a Bakhmut… Soprattutto a Bakhmut. Oggi fa particolarmente caldo”.
È stato precisato che le forze russe hanno continuato l’assalto al città ma nonostante ciò le truppe di Kiev: “tengono coraggiosamente la città e respingono numerosi attacchi nemici”.
Nonostante ciò non è possibile avere informazioni precise in merito alla conquista russa di Bakhmut, perlomeno per ora, ma va precisato che ormai i mercenari russi sono all’interno del perimetro della città da diverse settimane.
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