È passato circa un anno da quando la Russia ha attaccato l’Ucraina. Numerose sono state le sanzioni dei vari Paesi fatte nei confronti della Russia con la speranza di piegare il paese dal punto di vista economico.
Un’azione che pare non aver portato gli effetti sperati poiché il PIL è sceso soltanto del 2,5% mentre l’inflazione è rimasta bloccata all’11,5%.
Il merito di tutto ciò è dovuto all’esportazione di gas e petrolio anche se, nel 2023, tale situazioni potrebbe vedere un crollo dei prezzi e diverse conseguenze provocate dalle sanzioni occidentali.
In un primo periodo sembrava che l’inizio della guerra insieme alle contromisure economiche fatte dal mondo occidentale avesse danneggiato molto l’economia russa.
Questa affermazione è giustificata anche dal fatto che per un mese la Borsa era stata chiusa mentre abbiamo assistito anche al crollo delle rublo insieme ad una diminuzione dell’8% del Pil sia un’inflazione del 20%.Dopo 12 mesi però pare che Mosca sia riuscita a riprendersi grazie anche ai ricavi aumentati su petrolio e gas.
Attualmente in Russia sembra che la vita vada avanti come al solito. Durante i fine settimana locali e i ristoranti sono affollati proprio come accade anche alle piste di pattinaggio e ai supermercati i quali hanno tutti gli scaffali pieni.
Anche se non mancano delle difficoltà, i russi continuano a viaggiare sia per lavoro che per turismo. Un esempio è dato dal fatto che solo nel 2022 sono stati 100.000 i visti che il Consolato Italiano ha rilasciato.
Il problema più grave che lo stato si trova ad affrontare è l’inflazione che a inizio febbraio era arrivata a 11,9%. Preoccupa anche la caduta del PIL il quale, in base a ciò che afferma la Banca Centrale, nel 2022 è sceso al 2,5% e per il 2023 è previsto soltanto uno più 0,3%.
Se invece si prendono sotto esame i dati di lasciati dall’istituto statistico di Stato Rosstat si fa riferimento ad un PIL contratto del 2,1%. A questo punto è lecito chiedersi com’è riuscita la Russia a raggiungere tali risultati?
Sicuro un contributo è dato dall’aumento di entrate dovuto dalle esportazioni energetiche le quali hanno portato nelle casse dello Stato circa 33 miliardi di dollari soltanto nel 2022.
Le restrizioni alle importazioni non hanno causato i danni sperati. Infatti questi da una parte sono stati in grado di favorire la crescita di determinate produzioni locali mentre dall’altro sono state aggirate sfruttando una vera e propria triangolazione con altri paesi tra cui Emirati Arabi Uniti, Turchia e Kazakistan.
Anche se il dialogo tra Russia e Ucraina sembra essere ormai del tutto rovinato, ancora oggi ci sono dei rapporti di scambio tra le due nazione. Infatti, in base a ciò che afferma uno studio rilasciato dall’università di San Gallo,l’8,5% delle società dell’Unione Europea hanno chiuso tutte le controllate nel paese anche se non mancano delle banche d’affari americane molto grandi tra cui GP Morgan e Goldman Sachs.
Inoltre la città di Mosca continuano ad esportare determinati prodotti in occidente tra cui il titanio.
In base a ciò che ha affermato un deputato Russo alla Duma, vengono trattate senza problemi le azioni delle aziende di armi dei vari paesi occidentali all’interno della borsa di Mosca.
Dopo lo scoppio della guerra non sono mancate nelle aziende che hanno scelto di abbandonare la Russia. Tra questi troviamo McDonald’s, un’azienda che ha fatto il suo ingresso a Mosca nel 1990. All’epoca il suo arrivo fu visto come un segnale della distensione con l’occidente che allora fu fortemente voluta da Mikhail Gorbaciov quello che all’epoca era il segretario del PCUS e leader dell’Unione Sovietica.
Attualmente però la catena ha cambiato il suo nome, una decisione presa nel momento in cui fu rilevata da Alexander Govor, un magnate russo, che gli ha dato il nome di “Vkusno y Tochka” (Gusto e punto). Il magnate in questione sta addirittura prendendo il controllo dei fast food McDonald’s anche nello stato del Kazakhstan.
Ma non sono soltanto le aziende che sono scappate dalla Russia bensì numerosi uomini. Tutto ciò è avvenuto soprattutto in autunno, ossia in quel periodo in cui Putin aveva ordinato la mobilitazione parziale.
Una decisione presa anche da alcuni italiani che avevano acquisito la cittadinanza russa dopo essersi sposati. Anche questi ultimi sono stati convocati all’interno degli uffici di reclutamento anche se sembra che poi nessuno di loro si sia arruolato.
E’ molto interessante la dichiarazione di un italiano il cui lavoro è quello di organizzare feste di compleanno proprio nei locali di Mosca. Quest’ultimo ha dichiarato che per circa un mese ai suoi eventi hanno partecipato soltanto donne proprio perché tutti gli uomini si erano nascosti oppure erano scappati per evitare la mobilitazione.
Quindi da una parte gli uomini che non hanno abbandonato la Russia hanno paura delle nuove circoscrizioni mentre dall’altra l’autorità si interroga su come trovare i finanziamenti per portare avanti la guerra.
Ormai sono crollate dell’80% le vendite di gas all’Europa anche se c’è stato un rialzo speculativo dei prezzi che ha visto un aumento fino a nove volte rispetto all’anno precedente. Questa è una situazione che aveva dato la possibilità alla città di Mosca di avere comunque un lauto guadagno.
Attualmente, visto che il costo del petrolio del gas è dimezzato, le autorità sono a conoscenza che ciò che potrebbe accadere è che il Pil possa cadere oltre il 2,2%. Infatti, anche se l’economia russa sembra essere abbastanza solida, potrebbe comunque trovarsi di fronte alla quinta crisi avvenuta durante gli ultimi 25 anni.
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