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Le famose due statue di Buddha della valle di Bamiyan, in Afghanistan, sono state distrutte nel marzo 2001 dai talebani, ma ora rivivono grazie a un progetto made in Cina. Già nel 2003 i Buddha vennero inseriti, insieme all’intera zona archeologica circostante e al paesaggio culturale, nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità dell’Unesco, che si è impegnata, insieme ad alcune nazioni, per la ricostruzione delle due statue.
Le statue, risalenti al terzo secolo dopo Cristo, erano le più alte del mondo, misuravano 55 metri e 37 metri, e inoltre questo era un luogo sacro per il Buddismo. Bamiyan si trova infatti sul percorso della Via della seta, un itinerario mercantile che univa i mercati della Cina con quelli dell’Asia centrale e meridionale, del Medio Oriente e dell’Europa. Fu la sede di numerosi monasteri Buddhisti e un florido centro religioso, filosofico e artistico dal II secolo in poi, fino all’invasione islamica del IX secolo. I monaci del monastero vivevano come eremiti in piccole grotte scavate nella roccia ai lati delle statue. Molti di questi monaci abbellirono le loro grotte con statue religiose e affreschi dai colori sgargianti.
Purtroppo, i costi per la ricostruzione delle statue e la difficoltà di portare a termine l’opera avevano fatto naufragare il progetto. Ora però, questi artisti hanno realizzato un’opera straordinaria, proiettandoo le immagini delle antiche statue nelle loro nicchie con un sistema di laser e luci in 3D.
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