Le tensioni tra Usa e Cina, nonostante i tentativi di voler dare a un’immagine che punta alla risoluzione dei problemi, rimangono un punto focale nei rapporti bilaterali tra Washington e Pechino. Gli ambiti in contrasto sono differenti e disparati e spaziano dalla sicurezza globale all’ambito militare, fino ad arrivare a quello commerciale e tecnologico dei semiconduttori che ha generato la famosa guerra dei chip.
Le relazioni tra Stati Uniti e Cina restano al centro dell’attenzione internazionale dopo il progressivo deterioramento degli ultimi mesi. Le controversie commerciali, in particolare sui semiconduttori, e gli attriti geopolitici ma anche il caso del pallone spia cinese abbattuto da Washington, hanno turbato il dialogo bilaterale già in contrapposizione. Non può essere tralasciata la posizione di Pechino nei confronti delle guerra in Ucraina e l’appoggio dato dal presidente Xi Jinping a Mosca e Putin nonostante le ammonizioni internazionali.
Da un lato la volontà egemonica dei due attori globali sta rischiando di alimentare il nervosismo, ma dall’altro, emerge chiaramente che è possibile superare la crisi internazionale soltanto cooperando su nodi cruciali, come il conflitto ucraino si potrà favorire lo sviluppo globale che entrambi perseguono. Resta spinosa la questione di Taiwan, all’indomani di manovre cinesi rese ancor più delicate dagli eventi internazionali.
Gli Usa puntano sull’innovazione contro la l’ascesa militare della Cina
Kathleen Hicks, vicesegretaria alla Difesa americana, ha riconosciuto pubblicamente le “sfide poste dagli ammodernamenti militari di Pechino” ma ha anche rimarcato il vantaggio tecnologico statunitense.”
Parlando a un think tank, Hicks ha osservato che: “la Cina accresce l’apparato bellico quantitativamente, gli Stati Uniti mirano alla qualità attraverso investimenti in cybersicurezza, intelligenza artificiale e droni.”
Secondo Washington, la superiorità Usa nei sistemi d’arma autonomi costituisce un “deterrente” alle capacità cinesi nell’Indo-Pacifico, anche se Pechino ha compiuto progressi importanti. Il Pentagono ha riferito che intende dispiegare migliaia di piattaforme autonome nei prossimi anni per controbilanciare numericamente l’Esercito cinese.
Hicks ha sottolineato come: “l’imperativo di innovare” sia cruciale per mantenere il primato tecnologico contro un rivale strategico dinamico come la Cina.
Le dichiarazioni testimoniano le preoccupazioni di sicurezza Usa ma anche la volontà di salvaguardare il vantaggio qualitativo ricorrendo sempre più alle nuove tecnologie militari. Resta da vedere se innovazione e apertura al dialogo potranno mitigare le tensioni in atto tra le due superpotenze.
Ma nel frattempo nel clima di contrapposizione tra Stati Uniti e Cina emergono timidi segnali di distensione, almeno sul versante commerciale. Nei colloqui in terra cinese con l’omologo Wang Wentao, la segretaria al Commercio Usa Gina Raimondo ha affrontato nodi cruciali come dazi e limiti all’export tecnologico.
Secondo Pechino, le strette americane minacciano le catene globali di fornitura. Nonostante le reciproche preoccupazioni, Raimondo avrebbe aperto all’allentamento di alcune restrizioni, nella prospettiva di ridurre i rischi per le economie. Un gruppo congiunto potrebbe focalizzarsi su questioni delicate da dipanare con il dialogo.
Sebbene le tensioni permangano, soprattutto su asset strategici, la visita ha lasciato intravedere la volontà di rilanciare un legame commerciale vitale per entrambi. Gli analisti però invitano alla cautela e sostengono che serviranno fatti concreti per ricucire un rapporto ai minimi storici. Le aziende Usa in Cina, come FedEx, confidano nella cooperazione pur nella concorrenza. Segno che solo attraverso l’interscambio globale potranno dispiegarsi le rispettive potenzialità.
Nonostante il tentativo di riavvicinamento che è stato attuato sostanzialmente per riuscire a portare avanti lo sviluppo Nazionale, ma anche quello globale che necessita della cooperazione delle due potenze dato che si tratta delle due maggiori economie internazionali.
A seguito del conflitto tra Russia e Ucraina si è evidenziato a livello internazionale un cambiamento sostanziale e repentino delle dinamiche geopolitiche e un plasmarsi di alleanze e avvicinamenti che sono ritenuti pericolosi per la sicurezza globale.
Pechino si è avvicinata a Mosca e a Teheran ma ha anche cercato di approfondire le proprie relazioni con i Paesi africani durante il vertice BRICS, che si è tenuto nei giorni scorsi in Sudafrica. Mentre Kiev e l’Ucraina sono sostenuti costantemente dagli Usa e dalle Nazioni europee e le divergenze e differenze che sono sorte negli ultimi mesi, unite alla crisi economica, commerciale e sociale scaturita dal conflitto in atto, evidenziano netti blocchi che dividono Oriente da Occidente e ciò crea preoccupazione per potenziali nuovi conflitti o escalation di tensione che apportino alla comunità internazionale nuove crisi e sofferenze.
Quali sono le cause del disaccordo tra Washington e Pechino
Cina e Stati Uniti, le due maggiori Potenze mondiali, stanno attraversando un periodo di evidente tensione diplomatica. È inevitabile menzionare per prima la questione di Taiwan, che è una delle principali cause di astio tra i due Paesi. Pechino considera Taiwan parte del suo territorio e ha minacciato di usare la forza per riunificare l’isola con il continente.
Secondo il governo cinese è inaccettabile che venga contestata la supremazia territoriale sull’isola ritenuta ribelle da Pechino, ma pur sempre di dominio territoriale cinese e nonostante Taipei abbia avuto la possibilità di auto governarsi organizzarsi a livello di istituzione interna nel corso degli anni ha sempre e comunque dovuto fare conto con permesso e consenso del governo cinese per quanto riguarda decisioni importanti, dato che non si tratta di uno stato indipendente.
La popolazione taiwanese per la maggior parte ha riferito di non sentirsi cinese ma di aver acquisito un’identità propria dato il passaggio di diverse culture e nazionalità sull’isola. Il nervosismo è cresciuto a dismisura quando la presidente di Taiwan Tsai durante un viaggio in Sud America ha deciso di incontrare il segretario di Stato Antony blinken e lo ha fatto in territorio statunitense. Già in precedenza la ex speaker della camera Usa Nancy Pelosi aveva invece visitato Taipei in quella che ha segnato la prima visita di Washington e il primo passo per innervosire concretamente il governo cinese.
Gli Stati Uniti, d’altra parte, sostengono la posizione di Taiwan come stato indipendente e riconoscono la sua autenticità e unicità. Sono emerse anche sono tensioni riguardanti questioni commerciali e tecnologiche, dopo che gli Usa che hanno imposto sanzioni contro alcune aziende cinesi e nel corso dei mesi hanno sempre più limitato l’acquisizione di semiconduttori, i famosi chip, e hanno generato la cosiddetta guerra tecnologica che sta genera preoccupazione a livello internazionale.
Questo clima generato anche dalle questioni di spionaggio e di alleanze ha creato un’evidente crepa all’interno della diplomazia tra i due Paesi. La visita dell’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger, il quale ha recentemente visitato la Cina per cercare di migliorare le relazioni bilaterali, fa capire l’importanza della diplomazia nella prevenzione di conflitti internazionali ed evidenzia il fatto che Cina e Stati Uniti hanno necessità lavorare insieme per affrontare le sfide globali per mantenere in essere lo sviluppo economico e produttivo internazionale.
È chiaro che le tensioni tra Pechino e Washington stanno generando “sfide più severe” per l’industria dei semiconduttori. Il chip o semiconduttore un componente essenziale all’interno della produzione di differenti ambiti partendo da quello militare a quello delle automobili.
Il presidente del colosso tecnologico Taiwan Semiconductor Manufacturing Co Ltd (TSMC) ha spiegato la questione senza troppi giri di parole. Secondo lui la cosiddetta “chip war” tra Pechino e Washington rischia obiettivamente di avere effetti globali.
Le ultime misure annunciate dall’amministrazione Biden per contenere l’ascesa tecnologica della Cina avranno un effetto domino sulla filiera mondiale. Una filiera di cui Taiwan rappresenta uno snodo Fondamentale.
Oltre alle questioni economiche e militari sono presenti da tempo preoccupazioni riguardanti i diritti umani in Cina. Gli Stati Uniti hanno attaccato più volte la politica cinese nei confronti dei diritti umani in Tibet e nello Xinjiang, dove spesso sono state segnalate violazioni e trattamenti inadeguati che puntano alle differenze e alle divisioni piuttosto che alla coesione e il tutto attuato mediante un atteggiamento coercitivo.
Secondo diversi sondaggi effettuati negli Stati Uniti la maggior parte degli americani sostiene una posizione ferma nei confronti della Cina su questioni di diritti umani ed economiche.
La situazione attuale tra Cina e Stati Uniti è complessa e richiede una soluzione diplomatica che sembra però sempre più difficile raggiungere, data la tensione in aumento costante e l’incremento di motivazioni di Asti o nervosismo tra le due nazioni.
L’ex segretario di Stato americano Kissinger ha sottolineato proprio per questo l’importanza della diplomazia nella prevenzione dei conflitti internazionali e ha affermato che per portare avanti lo sviluppo individuale è necessario trovare una quadra che riesca a far continuare la collaborazione e cooperazione globale.