Mara Fait e Iris Setti sono due donne che non si conoscevano, ma che abitavano in provincia di Rovereto.
Le due donne, oltre a condividere la provenienza, sono state ammazzate da persone altamente violente e pericolose. La prima da un vicino di casa, la seconda mentre passeggiava per raggiungere l’abitazione dell’anziana madre.
Soggetti che in passato aveva già ampliamente dato i segnali dei propri squilibri. Ma che, per motivi incomprensibili, o forse sin troppo banalmente per motivi riconducibili ad una sottovalutazione del rischio, sono stati lasciati liberi di consumare due brutali femminicidi.
In attesa che nei prossimi giorni si svolgano i funerali della donna, e dopo la fiaccolata in ricordo svoltasi due giorni fa, ricostruiamo tutta la vicenda del femminicidio di Iris Setti.
“Che cosa stai facendo? Basta. Basta. Ti prego”
Iris Setti, sessantunenne in pensione, ed ex funzionaria di banca, è stata uccisa a Rovereto dopo essere stata brutalmente massacrata di botte da Nweke Chukwuka, un trentasettenne nigeriano senza fissa dimora e con importanti precedenti penali per reati simili. Erano circa le 22,30 di sabato 5 agosto. Iris stava attraversando un sentiero all’interno del parco Nikolajewka di Rovereto per andare a trovare la sua anziana madre.
Quello che si sarebbe rivelato di lì ha poco il suo assassino, un uomo di origine nigeriana, dopo averla incrociata, l’ha scaraventata a terra e ha iniziato a picchiarla violentemente. Senza pietà e senza nessuna tregua. Iris Setti ha cercato in ogni modo di opporsi alla furia omicida del suo aguzzino. Ha urlato, ha opposto resistenza come ha potuto. Pur tuttavia, nonostante le sue urla disperate siano state in grado di richiamare l’attenzione dei vicini, il loro intervento non è valso a salvarla.
Cosa è scattato nella mente di Nweke Chukwuka?
Nweke Chukwuka era conosciuto nelle aule di giustizie per le sue pregresse manifestazioni di rabbia e aggressività incontrollata. A seguito delle quali aveva commesso dei reati che gli erano costati l’applicazione della misura cautelare dell’obbligo di firma.
Più volte, peraltro, anche le due sorelle dell’uomo avevano avanzato alle autorità la richiesta di sottoporlo a un trattamento sanitario obbligatorio esibendo i referti ospedalieri e la documentazione delle aggressioni immotivate ricevute dal fratello. Le due donne, però, non sono mai state prese troppo in considerazione. Dunque, i fatti di sangue hanno dimostrato come Nweke Chukwuka sia una persona affetta da gravi problematiche di matrice psichiatrica. La cui pericolosità è stata drammaticamente sottovalutata. Si tratta infatti di problematiche che, se opportunamente prese in considerazione, avrebbero quantomeno consentito di essere in qualche misura arginate.
Da quel che è emerso, poi, è verosimile ipotizzare che Nweke Chukwuka sia affetto da un disturbo di personalità di tipo borderline. Contraddistinto, appunto, proprio da gravi e reiterate esplosioni di rabbia.
Che cosa è il disturbo borderline di personalità e come si cura?
Il disturbo borderline di personalità è una condizione psichiatrica complessa che influisce sulla capacità di una persona di regolare le emozioni e mantenere relazioni stabili. Le esplosioni di rabbia sono uno dei sintomi caratteristici di questo disturbo e si manifestano perché chi ne è afflitto non è totalmente impossibilitato da gestire l’intensità emotiva che lo pervade. In concreto, le persone affette da questo disturbo possono passare rapidamente da un’estrema felicità a un profondo senso di tristezza o di rabbia.
Un concentrato di emozioni accecanti che possono essere scatenate tanto da eventi insignificanti quanto da situazioni che potrebbero essere percepite come un abbandono o una minaccia per la propria identità.
Inoltre, le esplosioni di rabbia possono variare in intensità e durata. Possono includere urla, comportamenti impulsivi, autolesionismo o addirittura violenza fisica verso sé stessi o gli altri. Dopo l’episodio di rabbia, la persona potrebbe sentirsi profondamente imbarazzata, colpevole o vergognosa.
Chi è affetto da disturbo borderline spesso ha difficoltà a gestire le emozioni in modo sano e a costruire relazioni stabili a causa della paura dell’abbandono e della sensazione di vuoto interiore.
La terapia è un aspetto fondamentale nel trattamento del disturbo borderline, poiché può aiutare a sviluppare abilità di regolazione emotiva, migliorare la comunicazione e apprendere strategie per affrontare situazioni stressanti in modo più adattivo. Una terapia che, però, a causa di una non scusabile sottovalutazione del rischio, non è stata somministrata all’assassino di Iris Setti.
Quale è stato il movente dell’omicidio?
Innanzitutto, Iris è stata, per catalogarla secondo la letteratura criminologica, quella che in gergo tecnico viene chiamata vittima occasionale. Ciò significa che chiunque avrebbe potuto soccombere e cadere vittima della furia omicida dell’uomo e per le ragioni più disparate. Da tale angolo di visuale, dunque, anche laddove la scintilla fosse derivata da un incontenibile impulso sessuale dell’uomo, non è stato in concreto solamente quello ad accendere la miccia omicidiaria. Tanto è vero che, consumato il delitto, l’uomo le ha sottratto un anello di valore che aveva al dito. Suggerendo potenzialmente anche una motivazione di natura economica.
Una tragedia evitabile quella di Rovereto?
Quella di Iris, come quella di Mara Fait, era sicuramente una tragedia evitabile.
Nweke Chukwuka già un anno prima aveva aggredito in maniera del tutto immotivata alcuni ciclisti e addirittura anche alcuni componenti delle forze dell’ordine. Ma non soltanto. Le sorelle dell’uomo, come anticipato, avevano più volte chiesto l’intervento delle forze dell’ordine e avvertito che, prima o poi, se non fermato, il fratello avrebbe commesso un omicidio. Disgraziatamente, le loro parole si sono rivelate tanto profetiche quanto inascoltate.
Nweke Chukwuka aveva già manifestato evidenti segni di squilibrio?
Come anticipato, l’uomo aveva già aggredito un anno prima alcuni passanti e persino le forze dell’ordine tanto e vero che gli era stata applicata la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria regolata dall’art.282 C.p. Ciò significa che aveva l’obbligo di presentarsi – in determinati giorni e a determinate ore – negli uffici della polizia giudiziaria. L’obbligo di firma, in verità, è una misura che però non serve ad impedire la recidiva. Ma solamente la fuga. Quindi, tale provvedimento non era sufficiente per fermare la pericolosità sociale dell’assassino di Iris. Un uomo che aveva già manifestato tutta la sua distruttività e la letalità della sua violenza.
Al contrario, un’opportuna valutazione della sua pericolosità sociale avrebbe consentito l’applicazione di misure cautelari più severe. Come quella che prevede gli arresti domiciliari o la custodia cautelare in carcere. Naturalmente, poi, se la condizione di Nweke Chukwuka fosse stata debitamente presa in considerazione sotto ogni profilo, avrebbe sicuramente indotto l’autorità giudiziaria a valutare eventualmente anche il suo trasferimento all’interno di una Rems, vale a dire in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza.