Nelle ultime 24 ore la forze ucraine hanno avviato la controffensiva nel territorio di Bakhmut, da mesi occupato dai russi.
Si è parlato molto di questa mossa nei giorni scorsi e ci sono polemiche a riguardo perché non è chiaro chi predomini al momento sul territorio, se gli ucraini o i russi. Ad ogni modo sappiamo che l’esercito di Kiev sta avanzando, approfittando anche del ritiro del gruppo Wagner, che ha abbandonato la zona per visioni diverse fra i mercenari e l’esercito ordinario, tanto che addirittura il capo Prigozhin ha fatto arrestare un ufficiale russo. Sono importanti quindi le tensioni e le discrepanze all’interno dell’esercito del Cremlino e questo è il momento ideale per Kiev, per avanzare. Si parla anche di carenza di armi da parte della superpotenza guidata da Putin, ma vediamo dettagliatamente cosa sta succedendo.
Siamo abituati ormai a leggere informazioni riguardo a Bakhmut, diventato uno dei luoghi simbolo di questo conflitto, ora arrivano nuovi aggiornamenti dalla città che si trova nell’oblast del Donetsk.
Nelle ultime ore l’esercito ucraino ha guadagnato terreno in diverse aree iniziando ufficialmente la controffensiva annunciata da tempo. A darne l’annuncio è stato, tramite Telegram, l’ex presidente e numero due del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitry Medvedev:
“il nemico ha annunciato una vasta operazione di controffensiva da tempo, sembra che in effetti stia guadagnando terreno e il nostro obiettivo è ora quello di fermarlo per poi sferrare una nuova offensiva”.
In realtà alcune fonti militari affermano che la controffensiva è in atto già da alcuni giorni, però i risultati più importanti sono stati ottenuti nelle ultime 24 ore, in cui i militari sono avanzati di circa 1.000 metri in diverse zone.
A dirlo è la vice ministra della Difesa ucraina, Hanna Maliar, con una certa punta di soddisfazione perché da tempo i russi si mostrano strafottenti e combattono contro l’avversaria non solo una guerra sul campo di battaglia ma anche attraverso le dichiarazioni rilasciate alla stampa. Anche in questo contesto, timidamente stanno ammettendo la sconfitta, sebbene parziale ma la Maliar ha parlato chiaro:
“a bakhmut siamo passati dalla difera all’offensiva. il nemico sta cercando di mantenere le posizioni ma non ci riesce. non hanno forze, abbiamo distrutto tanti soldati nemici e le armi cominciano a scarseggiare”.
È importante specificare che si tratta di militari dell’esercito regolare e non del gruppo paramilitare Wagner, che invece si trova nelle retrovie.
La presa della città di Bakhmut era stata affidata fin dall’inizio al gruppo Wagner, organizzazione paramilitare filorussa ormai nota a tutti. Però le cose sono cambiate e i frequenti scontri fra le forze di Prigozhin e l’esercito regolare, hanno portato al ritiro dei mercenari.
È stato lo stesso comandante e fondatore ad annunciarlo il 10 maggio scorso, chiarendo che le posizioni verranno affidate ai militari russi. Uno dei motivi dei disagi è a suo dire, la carenza di fornitura di munizioni da parte dei vertici militari.
Lo stesso Prigozhin aveva diffuso di recente un video che mostrava i cadaveri dei propri combattenti stesi a terra, scagliando pesanti insulti contro il ministro della Difesa Serghei Shoigu e il capo di Stato maggiore Valery Gerasimov.
“annuncio che i miei ragazzi non continueranno a morire a bakhmut senza munizioni. dal 10 maggio lasceremo la città. mancano due chilometri da conquistare ma se non volete dare ai russi questa vittoria, sono problemi vostri”.
Poi Prigozhin ha fatto una cronistoria delle azioni del gruppo dall’inizio del conflitto, ripercorrendo i momenti salienti. Ha sottolineato come sia stato il governo russo a chiedere l’aiuto della Wagner e come il gruppo abbia dato un contributo importante in ogni situazione, da Kharkiv fino appunto a Bakhmut.
Tuttavia, nonostante i successi, le munizioni hanno cominciato a scarseggiare e questo è diventato un problema importante, addirittura è stato riferito che dei militari russi hanno sparato ai miliziani in un momento di tensione. Così si è deciso di arretrare e aspettare nei propri accampamenti che il popolo russo chieda ancora il loro aiuto.
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