Tic toc tic toc. Le lancette continuano a girare, inesorabili. I giorni passano e il momento delle consultazioni è sempre più vicino, anche l’ultimo step della nomina dei capigruppo è stato fatto, ieri. Una squadra di governo, però, non c’è, perché le parole di Silvio Berlusconi, sempre di ieri, pesano come macigni per Giorgia Meloni, che comunque rimane in silenzio.
I contatti riallacciati con Vladimir Putin di cui il Cav ha parlato – e da Forza Italia hanno ridimensionato – mettono in discussione anche il ruolo di Antonio Tajani alla Farnesina. Su Maria Elisabetta Alberti Casellati alla Giustizia non c’è nessun accordo, perché la premier in pectore per via Arenula vuole ancora Carlo Nordio. E poi quel riferimento al compagno di Meloni e la frase di venerdì, quel “non sono ricattabile” a favore di telecamera, risuona forte. La maggioranza trema, così come il governo, che ancora non è nato ma ha già diversi problemi, soprattutto per la leader di Fratelli d’Italia.
Le parole di Berlusconi (in pubblico) potrebbero rimettere in discussione diverse caselle del governo
“Ho riallacciato i rapporti con Putin“. “Mi ha regalato venti bottiglie di vodka per il compleanno e mi ha scritto una lettera dolcissima“. Con due frasi all’apparenza innocenti, Silvio Berlusconi rimette in discussione tutto in un governo che, a pochi giorni dalla nascita (che deve ancora arrivare), è già in bilico.
Innanzitutto perché di innocente non hanno nulla, considerato che, appunto, l'”amico” Vladimir è un nemico per il resto del mondo (a parte qualche eccezione) impegnato com’è, da febbraio, a distruggere l’Ucraina. Poi perché Giorgia Meloni, futura e prima presidentessa del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, ci ha messo così tanto impegno e tempo a riaccreditarsi come atlantista che imbarcare nell’esecutivo chi, invece, pubblicamente racconta di avere legami con l’oligarca russo manderebbe all’aria tutti gli sforzi fatti. E intanto, i media russi, le rilanciano le parole del Cav, quelle che parlano del fatto che con un'”adesione dell’Ucraina alla Nato” si arriverà a una guerra mondiale.
C’è anche altro di stonato nei discorsi che ha fatto, però, il riferimento al compagno della leader di Fratelli d’Italia che lavora a Mediaset, per esempio. Ma quelle sono quasi questioni personali, e si preferisce il silenzio. Per le altre esternazioni, che pure vengono ridimensionate da Forza Italia e dal presidente in persona – non potevano essere smentite dato che ci sono degli audio, di Lapresse, che inchiodano l’ex premier -, si ribadisce l’ovvio: “Sulla Russia e sul conflitto la posizione dell’Italia non cambia, fa fede il programma“.
Eppure non bastano, non per Meloni perlomeno, che potrebbe rimettere in discussione quel patto della Scrofa suggellato solo due giorni fa con un comunicato congiunto e che aveva rimesso pace in una maggioranza che, ancora prima della consultazioni, è più disunita che mai.
Antonio Tajani, coordinatore nazionale del gruppo azzurro, dato per certo (non solo da Berlusconi) per la Farnesina, potrebbe non andare a riempire quella casella. Dopo tutto, raccontano dalla Stampa, come si può mettere il numero due di Forza Italia agli Esteri quando il suo presidente dice di aver ristabilito i rapporti con Putin e noi, invece, come Italia stiamo al fianco di Volodymyr Zelensky mandando armi e non solo? Ecco, non va bene.
Sull’ex presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati alla Giustizia, poi, non c’è nulla di certo, a differenza, anche in questo caso, di quanto ha detto il Cav. A via Arenula, Meloni ci vuole piazzare Carlo Nordio non una donna dell’ex premier che ai tempi della storia di Ruby, per cui Berlusconi è ancora imputato in un procedimento penale, aveva detto che era la nipote di Hosny Mubarak, e che potrebbe mettere mano anche alla legge Severino.
Dubbi, tanti, che sommati alle parole pubbliche del forzista che potrebbero anche far decidere la leader del primo partito in Italia ad andare da sola alle consultazioni dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ma restano ipotesi, voci di corridoio che potrebbero anche non concretizzarsi mai.
Meloni potrebbe avere dei problemi, però, anche con Salvini per il ministero dell’Agricoltura
Perché se le cose non vanno con Berlusconi, con Matteo Salvini, leader della Lega, potrebbero non andare tanto meglio. Da Fratelli d’Italia, sempre ieri, hanno fatto sapere che il Carroccio, quindi Gian Marco Centinaio, non dovrebbe occuparsi del ministero dell’Agricoltura, uno dei dicasteri che, invece, erano nella lista dei desiderata fatta pervenire a Meloni dal Consiglio federale.
La stessa in cui, a chiare lettere, si ribadiva la volontà del Capitano di tornare al Viminale. Se in un primo momento, il segretario è potuto scendere a compromessi facendosi bastare il posto alle Infrastrutture, da cui potrebbe comandare la Guardia costiera, e il ruolo di vicepresidente del Consiglio, con il Cav che continua a puntare i piedi per Casellati, anche lui pare aver ritrovato la voglia di combattere per realizzare il suo sogno di tornare a guidare gli Interni, specie se al Palazzo dell’Agricoltura dovesse andare un altro tecnico.
In realtà, però, far ripartire il braccio di ferro per essere il successore di Luciana Lamorgese dovrebbe essere, per Salvini, solo una strategia per vincere la battaglia che porterebbe, invece, l’attuale sottosegretario a risedersi a via Venti settembre da ministro, come ai tempi del governo gialloverde.
Ipotesi, anche queste, che troveranno conferma o smentita nel vertice a tre che ci sarà oggi tra i leader del centrodestra. E in cui Meloni dovrebbe anche giocare a carte scoperte, almeno per quanto concerne il ministero che vuole la Lega, e due sarebbero i nomi in ballo: uno quello di Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, che al momento ha detto di no alla premier in pectore, e quello di Roberto Berutti, che invece lavora nello staff del commissario polacco all’Agricoltura a Bruxelles.
E quindi: tic toc tic toc, il tempo scorre e una quadra dovrà arrivare, anche per un governo che, al momento, non è nato con il favore delle stelle.