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Da quando aveva 10 anni il padre l’aveva promessa in sposa a un uomo di sua conoscenza. Ma lei non sopportava l’idea di un matrimonio combinato con un uomo che non aveva mai visto, e che comunque non amava. Così, per protesta contro la decisione del padre, una bambina ha provato a suicidarsi tagliandosi le vene dei polsi. Fortunatamente le lesioni che si è auto-inflitta erano superficiali e la bambina non ha corso un serio pericolo di vita, e ora che ha 14 anni la ragazzina è stata allontanata dalla famiglia di origine e si trova in una struttura protetta, per decisione dei giudici del Tribunale di Lecce.
La ragazzina ha raccontato ancora una volta quello che è avvenuto, dapprima a una professoressa della sua scuola, che aveva poi allertato i servizi sociali. Poi agli inquirenti che stanno indagando.
L’adolescente, che in un primo momento aveva raccontato di avere tentato il suicidio perché il padre le aveva tolto lo smartphone, ha poi precisato meglio come si sono svolti i fatti. Lo ha fatto raccontando più dettagli alla stessa professoressa che aveva accolto la sua precedente confidenza.
Il genitore della 14enne le aveva sequestrato il cellulare poiché pensava che la giovane avesse una relazione con un suo coetaneo, mentre invece era già stata promessa in sposa a un uomo scelto dal padre, che lei non accettava.
Niente a che vedere con la presunta dipendenza della figlia da internet, dai social o dai giochi. Il motivo alla base del sequestro del telefonino era il timore del genitore che la figlia potesse messaggiare con un suo presunto fidanzatino, e che quindi perseverasse nella convinzione di non volersi sposare con l’uomo scelto da lui.
Alle continue insistenze del padre sull’argomento, e dopo il sequestro dello smartphone della figlia, la ragazzina è caduta nella disperazione. Da qui il tentativo di farla finita, di tagliarsi i polsi per non dover accettare il matrimonio combinato dal padre con un altro uomo a lei sconosciuto.
Dopo la segnalazione della professoressa ai servizi sociali del comune di Lecce, è stato deciso dai giudici l’allontanamento dell’adolescente dalla famiglia di origine, e il suo trasferimento presso una struttura protetta, in attesa di maggiori indagini sulla vicenda, che sono stati affidati ai militari dei carabinieri.
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