Dopo il doppio insuccesso di amministrative e referendum, la Lega di Salvini tenta di far dimenticare i recenti passi falsi infiammando il dibattito sulla riforma della giustizia a firma Marta Cartabia.
Nell’aula del Senato, ove si stava discutendo intorno alla riforma del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), la truppa salviniana ha generato scompiglio con mosse più proprie di un partito d’opposizione che di governo.
Cosa è successo in aula
Continua l’ormai avvilente ricerca di attenzioni mediatiche da parte di Salvini, che non avendo ancora trovato il suo cavallo di battaglia elettorale (vedi la questione immigrazione nel 2018) si barcamena a destra e manca, buttando l’amo un po’ a poppa un po’ a prua sperando che qualche elettore abbocchi.
Dopo aver fallito nei referendum garantisti proposti coi Radicali e aver perso, dati alla mano è ciò che traspare, la posizione di leader del centrodestra in favore di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (il partito di quest’ultima è risultato sempre preferito nei vari comuni in cui si è votato il 12 giugno), oggi arriva il tentativo di mettersi di traverso al governo sostenuto dalla stessa Lega.
La riforma della Guardasigilli Cartabia non entusiasma i membri del Carroccio, da ciò le proposte referendarie, che hanno perciò resa vischiosa l’approvazione del testo nell’aula parlamentare con numerosi emendamenti, giungendo perfino ad invocare il voto segreto.
Sicuramente un brutto segnale questo per il Presidente del Consiglio Mario Draghi che assiste, con una proporzionalità inversa, all’aumento delle spinte centrifughe del suo governo al diminuire della vita istituzionale dello stesso.
La richiesta della forza fondata da Umberto Bossi tuttavia non passa: inevitabile conseguenza di un reiterato sballottarsi senza logica per pura ricerca di visibilità, la quale però, quando la si ottiene, non è quella sperata, anzi tende a rafforzare il trend negativo del partito di via Bellerio.
Botta e risposta Lega-PD sulla giustizia
L’operato del leader milanese fa infervorare soprattutto Enrico Letta, tra i più costanti persecutori dell’agenda del premier Draghi.
Il segretario del Partito Democratico bolla come inaccettabile l’ostruzionismo leghista, che mina ogni giorno sempre più la stabilità di un esecutivo già alquanto traballante. Inoltre l’idea di una votazione segreta, tipico strumento dell’opposizione, palesa l’irresponsabilità della forza politica di via Bellerio. Per far fronte all’atteggiamento insostenibile di Salvini, Letta auspica l’apposizione della fiducia nel voto al Senato.
Naturalmente il segretario di destra non subisce senza tentare il contrattacco, tacciando di infondatezza le parole del leader dem. La Lega, a suo dire, non ha alcuna intenzione di spaccare la maggioranza, tuttavia sui temi del lavoro, pensioni e tassazione Salvini ed i suoi non sono pronti a mollare a facili compromessi.