Il figlio primogenito di Umberto Bossi, Riccardo Bossi è stato condannato alla pena di 1 anno e 8 mesi per appropriazione indebita aggravata. I fatti si riferiscono alle presunte spese personali eseguite usando soldi della Lega nord, per un totale di circa 158 mila euro. Il denaro sarebbe stato usato anche per pay-tv, bollette di luce e gas. La pena, decisa alla fine del procedimento celebrato con rito abbreviato, è la prima dopo lo scandalo sui rimborsi elettorali che ha investito il Carroccio, ed è stata sospesa.
Lo ha deciso il giudice monocratico dell’ottava sezione penale di Milano che gli ha concesso le attenuanti generiche. Per lui il pm aveva chiesto un anno di reclusione e una multa di 350 euro. Secondo il legale che difendeva Bossi – l’avvocato Francesco Maiello – si tratta di una “sentenza mediatica”, dovuta alla parentela con il leader storico del Carroccio, e ha giustificato la sentenza come “frutto più del cognome dell’imputato che delle sue responsabilità“. Ancora una volta l’avvocato ha ribadito la “totale estraneità di Riccardo Bossi con il partito” e con la vicenda dei rimborsi elettorali utilizzati dalla famiglia Bossi per scopi privati.
“Credo che chiunque di noi quando chiedeva i soldi al papà non sapeva da dove li prendesse“, ha aggiunto il legale, che in più occasioni ha spiegato come il figlio maggiore del fondatore della Lega Nord, quando aveva bisogno di un aiuto, si limitava a consegnare le fatture alla segretaria del padre.
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