Sono quattro le proposte di legge sull’eutanasia presentate in Parlamento e che le Commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera stanno esaminando, mentre l’Italia resta in attesa di una norma che chiarisca finalmente i diritti di ciascuno a proposito di un argomento spinoso come il ‘fine vita’. Nel nostro Paese non si parla tanto della ‘dolce morte’ perché è un tema di cui molti hanno letteralmente paura, oltre al fatto che la presenza del Vaticano influenza e addirittura condiziona inevitabilmente la politica, che spesso arriva comunque in ritardo rispetto alle esigenze della società. Ricordiamo infatti che secondo il Rapporto Eurispes Italia 2016, l’eutanasia incontra il favore del 60% degli italiani (+4,8% rispetto al 2015).
Le proposte di legge nel dettaglioCosa c’è scritto nei testi presentati a Montecitorio?
I ritardi della politicaLa politica è pronta per affrontare serenamente un dibattito sull’eutanasia? I dubbi sono tanti dato che, notoriamente, su questo tema destra e sinistra stanno su posizioni diversissime, per cui ciò che è impensabile per gli uni (‘la vita è un dono di cui la persona non può disporre‘) è una mancanza di libertà e di diritto alla dignità per altri. Le vicende che hanno coinvolto Piergiorgio Welby (al quale furono negati i funerali cristiani) ed Eluana Englaro hanno lasciato dei ricordi vividi negli italiani, molti dei quali si sono scandalizzati a pensare invece come sono stati accolti nelle chiese (persino con tumulazioni: vedi la storia di Renatino De Pedis nel caso Emauela Orlandi), molti mafiosi di cui si sono celebrati funerali in pompa magna.
Eutanasia fai da te camuffata da suicidioLa mancanza di una norma adeguata è anche alla base di tanti suicidi che in realtà sono ‘eutanasie fai da te’. Ricordiamo una per tutta quella di Mario Monicelli, il regista – malato di tumore alla prostata – che a 95 anni si è buttato giù dal quinto piano dell’ospedale San Giovanni di Roma nel 2010, per via ”della sua grande dignità e del suo desiderio di essere sempre indipendente e autonomo – commentava Aurelio De Laurentiis – Non tollerava l’idea di poter dipendere da qualcuno”. Leggi qui come funziona l’eutanasia dal punto di vista medico
E proprio ora che il dibattito si fa vivo in Parlamento, la moglie di Monicelli Chiara Rapaccini, la compagna di Lucio Magri (Luciana Castellina), il figlio di Carlo Lizzani, Francesco e il dirigente della Associazione Luca Coscioni Carlo Troilo, in memoria del fratello Michele, hanno chiesto al presidente dell’Istat Giorgio Alleva, di rendere noti alla Camera dei deputati i dati da cui risulta che per più di 1.000 degli oltre 3mila suicidi che ogni anno si registrano in Italia il ‘movente’ è la malattia, fisica o psichica.
L’eutanasia c’è ed è clandestinaIl professore Umberto Veronesi recentemente intervenne al proposito commentando: ”Al malato terminale che negli ultimi giorni di vita con dolori violentissimi chiede l’iniezione per morire serenamente, viene negata. Se il medico la fa può essere accusato di omicidio, ma molti la fanno, è un movimento sott’acqua che lavora in maniera clandestina. Tutti parlano di una soluzione ma al povero Monicelli, che aveva chiesto ripetutamente in ospedale una puntura letale per un trapasso dolce, è stata negata e si è buttato dalla finestra; questa è civiltà?”.
Ed in effetti l’eutanasia clandestina c’è, anche se non se ne parla perché in Italia è tabù: in base a studi di accreditati centri di ricerca, ogni anno sarebbero 20mila i malati terminali che trovano il modo di non soffrire più inutilmente grazie a medici pietosi (e coraggiosi). Dunque dietro i silenzi ufficiali ci sono molti medici che non solo parlano, ma che agiscono.
Chi può andare all’estero è ‘privilegiato’Non dimentichiamo che nel mondo esistono tanti Paesi dove è possibile scegliere l’eutanasia, e spesso anche gli italiani preferiscono varcare la frontiera e andare in una clinica Svizzera per porre fine alla vita in maniera dignitosa, ma è chiaro che si tratta di una scelta che solo chi ha i soldi può fare. E per tanto chi la fa non può non essere definito un privilegiato.
La speranza è che – comunque vada – la discussione parlamentare porti, se non proprio al fulcro della questione sulla libertà di morire senza inutili sofferenze, a qualcosa che vada incontro ai malati e alle famiglie, per esempio più cure palliative da subito per tutti i malati che lo richiedono.
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