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La legge elettorale proposta dal M5S è stata oggetto di discussione, con il suo testo, in seguito all’incontro dei rappresentanti dei pentastellati con Renzi. Secondo il Premier, sulle riforme non c’è molta lontananza con i grillini, i quali hanno dichiarato che a loro interessa la stabilità e la governabilità. In particolare è intervenuto il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, che su questo punto è stato molto chiaro, sottolineando l’importanza, a parere dei grillini, di dare la possibilità ai cittadini di scegliere i candidati.
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Di Maio ha fatto notare come i 5 Stelle siano disposti a parlare di legge elettorale soltanto dopo le riforme. Il Premier ha messo in evidenza che anche il PD è per le preferenze, ma bisognerebbe tenere conto anche del parere delle altre forze politiche. Renzi nello specifico si è dimostrato aperto al ballottaggio fra le liste più votate. Il tutto sarà oggetto di aggiornamento dopo che il Senato avrà approvato la riforma.
Il Democratellum inizialmente prevedeva il voto di preferenza e le soglie di sbarramento. In sostanza quello che Grillo ha proposto a Renzi era una sorta sistema elettorale proporzionale, che però è caratterizzato da alcune “correzioni”. Basti pensare per esempio in questo senso alle circoscrizioni intermedie nelle loro dimensioni. La bozza, inoltre, darebbe la possibilità di esprimere delle preferenze, con l’opportunità di votare candidati appartenenti a liste differenti rispetto a quella scelta, ma non vengono ammesse le candidature plurime.
Non ci sarebbero tra l’altro delle differenze per quanto riguarda il sistema di votazione alla Camera e quello utilizzato al Senato. I grillini sono arrivati a queste posizioni, proponendo le loro idee online, attraverso un sistema di consultazione attraverso la rete, che ha visto i simpatizzanti del movimento di Beppe Grillo votare il loro accordo a questo tipo di proposta.
Le caratteristiche
CIRCOSCRIZIONI – La riforma della legge elettorale secondo il Movimento 5 Stelle, che viene calcolata in una percentuale diversa a seconda dei seggi assegnati. Nelle 33 circoscrizioni che assegnano il 60% dei seggi corrisponde a più del 5%, nelle altre che assegnano il 40% dei seggi è, invece, inferiore al 5%. In totale i grillini propongono 42 circoscrizioni intermedie per ciò che concerne la grandezza. I colleghi possono essere meno estesi, nella nuova proposta del M5S, a patto che venga accettato il “Parlamento pulito”, ossia “una norma più stringente escluda – eccetto per i reati d’opinione -i condannati dal Parlamento”
SCHEDE ELETTORALI – Vengono tirate in ballo due schede elettorali: una serve per il voto di lista e l’altra per quello di preferenza.
VOTO NEGATIVO – Il voto negativo cade dopo l’incontro con il PD, ma si chiede la discussione sull’ingresso delle preferenze, punto essenziale della legge elettorale del M5S. Il voto negativo, si può definire “penalizzazioni”: se l’elettore vuole esprimere una preferenza sfavorevole nei confronti di un dato candidato, non deve fare altro che cancellare con un taglio il suo nome. Anche la lista subisce una penalizzazione, che, nello specifico, è pari ad un decimo di voto. La preferenza può essere espressa anche per un candidato che appartiene ad una lista diversa da quella che si è votata.
COLLEGI PLURINOMINALI – Le circoscrizioni vengono divise in collegi plurinominali, composti da 9 a 13 seggi. In questo modo l’elettore avrà la possibilità di esprimere soltanto una preferenza negativa ed una positiva. Per il Senato, invece, secondo quanto stabilito dalla Costituzione, le circoscrizioni sono regionali, anche se la loro ripartizione coincide con quella della Camera. Il Senato rimane elettivo, con i senatori che perdono l’immunità.
DOPPIO TURNO E PREMIO DI MAGGIORANZA – Il M5S apre alle richieste del PD, mettendo sul tavolo il “doppio turno di liste” per aver accesso al premio di maggioranza, eliminando però le soglie di sbarramento. Si arriva al secondo turno con le liste che vanno a vincere con il 52% delle preferenze, mentre si chiede l’eliminazione delle soglie di sbarramento per mantenere anche ai partiti che non entrano al ballottaggio una rappresentanza in Parlamento.