“Il patto del Nazareno scricchiola, altro se scricchiola”. Matteo Renzi condensa in una battuta, arrivata nel corso dell’assemblea dell’Anci a Milano, l’esito dell’incontro avuto con Silvio Berlusconi mercoledì 5 novembre in merito alla legge elettorale. Il premier aveva visto il leader di Forza Italia per accelerare sull’Italicum, fermo in Senato da marzo, ma non aveva ottenuto una nuova apertura da parte dell’ex Cavaliere alle modifiche messe sul piatto. Non è solo Renzi a evidenziare una possibile spaccatura sull’alleanza per le riforme. La ministra Maria Elena Boschi ha infatti rincarato la dose: “Se siamo fermi è per colpa dei litigi di Forza Italia, ma noi andremo avanti lo stesso”, ha dichiarato.
Il tanto decantato patto tra PD e Forza Italia per le riforme elettorali e costituzionali è messo ora in discussione. La Boschi è stata chiara. “Mi auguro che Forza Italia mantenga gli impegni, ma se si dovesse tirare indietro certo noi non possiamo tirarci indietro di fronte alla necessità, e all’urgenza, che il Paese ha di una legge elettorale che funzioni e garantisca la governabilità”, ha spiegato, sottolineando che la maggioranza si incontrerà la prossima settimana per cercare di sbloccare la situazione.
“Siamo molto vicini ad un accordo sulla legge elettorale”, dice in un’intervista a Mattino 5. “Abbiamo i capilista scelti dal partito e le preferenze per gli altri; manca qualcosa sulle percentuali”, continua, rilanciando un nuovo asse politico che escluderebbe Forza Italia. “Noi dovremo andare avanti con gli altri partiti: c’è il Movimento 5 Stelle, c’è SEL, c’è la Lega. Le riforme dobbiamo farle e le facciamo con chi ci sta, con chi vuol dare una mano al Paese”.
Il possibile accordo con i pentastellati getta un’ombra su quanto fatto in questi mesi tra Forza Italia e il PD. L’accordo potrebbe vedere nuovi protagonisti soprattutto all’indomani dell’apertura del M5S per l’elezione di Silvana Sciarra alla Consulta, arrivata con i voti degli eletti di Beppe Grillo.
L’attacco di Forza Italia non si è fatto attendere. Il primo a replicare è Renato Brunetta. “Leali e responsabili sì, fessi no”, dichiara. La paura è che l’accelerazione di Renzi possa portare a elezioni anticipate in un momento molto delicato per il centrodestra. “Lo spirito del Nazareno prevedeva un accordo chiaro ed eventuali cambiamenti da apportare solo se concordati e condivisi da entrambi i contraenti. In questo caso il PD vuole imporre, ancora una volta, il suo volere in modo del tutto strumentale”, spiega il parlamentare azzurro.
Toni simili arrivano anche da Giovanni Toti, consigliere politico di Berlusconi. “Matteo Renzi deve dire chiaramente se vuole rompere il patto del Nazareno con Fi sulle riforme. Hanno già cambiato l’accordo nove volte, quello che chiediamo sono modifiche condivise”.
Il patto tra Renzi e Berlusconi
L’accordo Renzi-Berlusconi si è incentrato proprio sulla legge elettorale. I due leader si sono confrontati a Palazzo Chigi e hanno trovato un punto in comune, riguardo al quale non ci dovrebbero essere divisioni di sorta: la riforma del Senato. Al Premier serviva poter contare su un alleato forte e sia Renzi che Berlusconi hanno voluto a tutti i costi convergere sulla questione, anche correndo il rischio di trovare lo scontento da parte del resto dei partiti. All’incontro con Berlusconi e Renzi hanno partecipato anche Gianni Letta e Denis Verdini per Forza Italia e Lorenzo Guerini e Luca Lotti per il PD.
Renzi si è detto fiducioso sulla possibilità di trovare un vero e proprio accordo e di portare avanti un cammino che è stato già intrapreso. Sta a vedere che peso avrà in tutto questo il Nuovo Centrodestra al tavolo delle decisioni. La legge elettorale è blindata ed è stata stabilita la possibilità di alcune modifiche, sulle quali ci si dovrà confrontare. Su questo punto è stato particolarmente chiaro il vicesegretario del PD Lorenzo Guerini, il quale ha riferito che è stato un incontro positivo, che intende portare avanti il cammino delle riforme.
Sulla legge elettorale inoltre è stato detto che ci si muoverà all’interno del percorso già tracciato. Guerini ha specificato che eventuali modifiche all’Italicum dovranno essere apportate con l’accordo di tutti. Sembra essere emersa la possibilità al confronto, ma per sapere il risultato finale delle intese bisognerà aspettare le prossime settimane, per vedere se ci saranno ulteriori sviluppi. Guerini ha sottolineato che il patto del Nazareno ha portato ad un risultato importante per il Paese, che ha bisogno di riforme necessarie.
I termini dell’accordo
Uno degli elementi che getta particolare tensione e sul quale si dovrà decidere apertamente è quello degli sbarramenti. Dovrebbe esserci un accordo nel senso di un abbassamento degli sbarramenti stessi. Su questo punto ci dovrebbe essere il consenso di tutti i partiti. Sulle preferenze si è manifestata una certa freddezza e ancora indecisi sono i termini per quanto riguarda la soglia stabilita per ottenere il premio di maggioranza. L’intesa in generale dovrebbe essere buona, ma è difficile che si arrivi alla definizione di una soluzione che vada bene per tutti.
L’intesa fra Renzi e Berlusconi serve a preparare il terreno per altre discussioni che ci potrebbero essere in futuro. Berlusconi in particolare è pronto a fare qualche passo avanti e i centristi hanno assicurato sull’importanza che il Premier possa incontrare Alfano, in modo che non si abbia come conseguenza lo schiacciamento dei piccoli partiti. A sua volta Renzi ha bisogno che Berlusconi conceda qualche apertura, per apportare delle modifiche da non trascurare alla legge elettorale.
Le premesse sembrano esserci tutte, per riuscire a creare un clima disteso, in modo da poter convergere insieme sulla legge elettorale in grado di soddisfare le esigenze dell’intera rosa dei partiti. Di certo la riforma del Senato non ha posto tutte le condizioni adatte perché un’intesa possa essere ritenuta scontata. L’incontro a Palazzo Chigi fra Forza Italia e PD serve anche a rivedere le posizioni e a stabilire il patto, già una volta ratificato, che ha rischiato di vacillare.
Il primo incontro al Nazareno
Il primo incontro tra i due leader risale al 18 gennaio, quando Renzi era ancora solo segretario del PD: lo scopo era mettere a punto la riforma sulla legge elettorale, legandola alle altre del Senato e del Titolo V della Costituzione. Fin da subito, tra polemiche, lanci di uova, delusione dei militanti, era stato ratificato un vero e proprio patto d’acciaio: Renzi aveva parlato di “profonda sintonia” per il modello di legge elettorale messo a punto, stringendo un accordo anche per le riforme che più gli interessano, quella del Senato e del Titolo V.
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