Leggi sul bullismo in Italia: nel disegno anche il “daspo” per gli smartphone

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Dopo l’ennesima tragedia del bullismo, la politica cerca di accelerare e mettere mano alla legge come strumento per evitare nuovi drammi e punire i responsabili. Il Senato ha già approvato un testo che è passato alla Camera nei giorni in cui la dodicenne di Pordenone si gettava dal balcone perché stanca dei soprusi e delle angherie. La presidente della commissione Giustizia di Montecitorio, Donatella Ferranti, ha terminato il giro di audizioni e il testo si appresta a essere calendarizzato, con le prime discussioni in programma a marzo: tra le ipotesi prese in esame c’è anche il Daspo per i cellulari e pc. Vediamo in cosa consiste.

Il tentato suicidio della ragazzina di Pordenone ha rimesso in moto la macchina della politica e sembra, per una volta, che le divergenze tra maggioranza e opposizioni possano essere accantonate.

D’altra parte, i dati Istat sul bullismo tra minorenni parlano chiaro: un ragazzo su due è stato vittima dei bulli almeno una volta negli ultimi dodici mesi, le vittime si trovano per lo più al Nord (il 34,3%, al Centro il 30,4% e al Sud il 32, 5%), e per la maggior parte dei casi hanno un’età compresa tra i 14 e i 17 anni (34,4%), mentre crescono i casi tra i ragazzi di età tra gli 11 e i 13 anni (32,9%).

L’intento del progetto di legge è trasformare il bullismo da fenomeno sociale a reato specifico, perseguibile d’ufficio. Il passaggio è necessario, come hanno fatto notare Forze dell’Ordine e magistrati in commissione Giustizia, perché la minore età delle vittime e dei persecutori rende nulla ogni attività di contrasto e di deterrenza.

Se, come fenomeno, il bullismo necessita di interventi strutturali all’interno delle scuole, della società e delle famiglie, come reato deve essere ancora inquadrato nell’ordinamento italiano. I comportamenti dei giovani e giovanissimi spesso cadono sotto altri reati (diffamazione, molestie, stalking ma anche diffusione di materiale pedo-pornografico quando si parla di foto e video di minori), ma serve un reato specifico per districarsi nella materia e avere un riferimento giuridico unico.

L’emendamento al testo base del Senato, spiega la Ferranti vuole introdurre il reato di “atti persecutori mediante strumenti telematici e informatici”, con pene graduali e tenendo come discriminante l’età.

Per i minori di 14 anni si pensa a interventi educativi, nella scuola e con l’affiancamento dei servizi sociali; per i ragazzi fino ai 18 anni, si parla di confisca di cellulari, pc e tablet usati per il cyber bullismo, la frequenza obbligatoria di corsi di riqualificazione della personalità, oltre a interventi a scuola e in famiglia; al compimento della maggiore età, scatta la denuncia e l’intervento delle Procure.

Sulla carta, la politica sembra aver trovato un accordo di massima: da marzo, vedremo cosa accadrà nella realtà dell’Aula.

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