Il colosso Eni ha acquisito Neptune Energy, società indipendente del gas in Europa occidentale, pagando i suoi debiti.
Neptune in realtà opera anche in Nord Africa, Indonesia e Australia. L’acquisizione è il frutto di una collaborazione con Var Energi e a darne notizia è stato l’amministratore delegato del marchio con il cane a 6 zampe, Claudio Descalzi. “Si tratta di un’operazione molto importante che aggiungerà 4 miliardi di metri cubi di gas per i consumatori europei”.
Si parlava da giorni della possibile acquisizione da parte del colosso Eni, della società indipendente del gas Neptune Energy, ora questo è diventato realtà. La società ha acquisito, insieme a Var Energy di cui il colosso detiene il 63%, un accordo importante che prevede che l’intero portafoglio di Neptune sarà gestito da Eni, a esclusione delle attività in Norvegia e Germania che invece saranno scorporate e gestite da Var.
Quest’ultima società ha perfezionato gli accordi immediatamente prima che sopraggiungesse Eni, ad ogni modo i proventi derivanti dalla vendita della società rimarranno nelle casse della stessa.
Purtroppo a dicembre il debito della Neptune era pari a 0,5 miliardi, questo richiedeva un intervento immediato per evitare che nel giro di pochi anni fallisse completamente. Ma questa, oltre che un’opportunità importante per la piccola società, rappresenta anche una buona fonte di crescita per Eni perché le consente di integrare le proprie attività in aree geografiche chiave e si sostenere l’obiettivo del 60% di produzione di gas naturale, raggiungendo così l’ambizioso traguardo di un livello zero di emissioni nette nel business Upstream entro il 2030.
La strategia di Eni è sempre stata quella di fornire energia accessibile, sicura e a basse emissioni, ecco perché il gas naturale è un elemento fondamentale e l’acquisizione di Neptune è un passo che segue questa strada, inoltre crea valore addizionale per gli azionisti.
L’azienda italiana vedrà una produzione maggiore, a basse emissioni e il 70% sarà costituita da gas naturale, rispetto al 53% stimato l’anno scorso. Insomma una mossa green molto importante che al tempo stesso migliorerà l’immagine dell’azienda, la riqualificherà e salverà la “piccola” realtà indipendente dalla bancarotta.
Soddisfatto l’amministratore della società di Mattei, Claudio Descalzi, che ha parlato di questa operazione come un passo importante per Eni perché acquisisce in questo modo un portafoglio di qualità ma anche di bassa intensità carbonica.
“riteniamo che il gas naturale sia una fonte energetica cruciale per la transizione energetica del pianeta e siamo impegnati per aumentarne la produzione. l’acquisizione di neptune contribuirà a questo”.
L’acquisizione però servirà anche ad espandere geograficamente il colosso e la Var Energi, apportando una maggiore produzione di gas nel Mare del Nord, in Algeria e in Indonesia, specialmente a Bontang dove l’attività di liquefazione del gas naturale e le miniere di carbone costituiscono le voci più rilevanti dell’economia del posto.
Tutto ciò insomma consolida la posizione di Eni come compagnia internazionale fornitrice di gas per i mercati europei, migliorandola anche dal punto di vista della produzione green.
Le nuove forniture avranno poco impatto non solo sull’ambiente ma anche nelle casse di Eni, infatti il costo è relativamente basso. Una premessa importante per una manovra che lo è altrettanto e vedrà la luce in via definitiva entro l’inizio del 2024, infatti ci vogliono alcuni mesi per i consensi governativi, contrattuali e antitrust, per lo scorporo dal perimetro delle attività di Neptune e per il perfezionamento dell’acquisizione Var.
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