I Pooh si sono esibiti (di nuovo) a Sanremo. Hanno ricominciato (di nuovo) a suonare insieme. E hanno anche annunciato (di nuovo) un altro concerto. Ha davvero senso tutto ciò?
La carriera dei Pooh di fatto continua ancora. Lo fa, anche se tecnicamente – in teoria almeno – dovrebbe essere finita. Ma una domanda sorge spontanea: perché?
I Pooh si sono riuniti. Di nuovo. Ancora. Per l’ennesima volta. Si sono riuniti sul palco dell’Ariston, hanno cantato tutti insieme, si sono esibiti in una delle loro performance. Una delle tante. La scaletta? Quasi sempre la stessa. Tra Uomini Soli, Piccola Katy, Amici per sempre, Dammi solo un minuto, Stai con me, Tanta voglia di lei, Pensiero, i loro successi continuano ripetutamente a susseguirsi, uno dopo l’altro. La scaletta, del resto, è praticamente quasi uguale ogni volta: cambia l’ordine di “apparizione” dei brani, cambia la location, ma alla fine il loro live è sempre lo stesso.
Del resto, come potrebbe non essere così, considerando che ormai sono più di sei anni che i Pooh (in teoria) non sono più una band?
Questa volta, però, questa reunion ha un sapore diverso: è un omaggio a Stefano D’Orazio, altro componente della band, scomparso quasi tre anni fa. E questo è un fine nobile, considerando che per decenni è stato accanto a loro, sul palco, ma anche nella vita quotidiana.
Il discorso, però, è questo: abbiamo davvero bisogno di tutte queste reunion continue?
Il 6 luglio 2023, come ha affermato Amadeus mentre i Pooh erano sul palco dell’Ariston, avrà luogo un unico grande evento a San Siro. Sì, perché la band in realtà sembra far fatica a dirsi addio e va benissimo così, considerando che sono stati sempre insieme praticamente per 50 anni, ma allora perché sciogliersi? Avrebbero potuto restare insieme de facto, continuare a essere una band, incidere nuovi singoli, magari non con la stessa costanza di prima, più sporadicamente. Avrebbero potuto semplicemente centellinare le loro presenze in pubblico. Avrebbero potuto ridurre all’osso i concerti durante l’anno. Nessuno avrebbe detto loro nulla. Del resto ci sono artisti e gruppi che decidono di farlo anche da giovani, con molti meno anni di esperienza.
Addirittura Dodi Battaglia di recente, in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, ha detto: “Abbiamo capito era impensabile, per quello che rappresentiamo da 50 anni, che ognuno di noi avesse un’opinione diversa, a volte diametralmente opposta su determinati argomenti. D’ora in poi comunicheremo in modo univoco”. Insomma i Pooh continuano a fare tutto insieme, ma insieme non sono.
Allora, dopo un’esibizione (l’ennesima anzi), la domanda è: ma ha davvero senso tutto questo? Chi lo sa. Fatto sta che adesso sappiamo chi fermerà la musica dei Pooh: nessuno.
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