Non è la prima volta che la star di Hollywood Leonardo Di Caprio scende in campo a difesa dell’ambiente attraverso l’attività della sua Fondazione: dopo varie donazioni effettuate nel corso degli anni per finanziare la ricerca, senza contare il suo sostegno a petizioni internazionali varie, questa volta l’interprete di The Aviator non ha badato a spese per raggiungere un obiettivo primario riguardante la salvezza del pianeta. Ben 15 milioni di dollari sono stati infatti destinati a sostegno della lotta ai cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo il pianeta: si tratta della sfida forse più importante del nostro tempo, e Di Caprio ha deciso di affrontarla con tutte le risorse economiche a sua disposizione.
Rispetto ad esempio al milione di dollari donato nel 2010 al WWF per salvare le tigri parliamo evidentemente di cifre assai più onerose: questo ciclo di sovvenzioni da parte della Fondazione Di Caprio per l’ambiente si ritiene necessario affinché si possa intervenire con una certa urgenza e scongiurare alcune delle criticità più rilevanti che sono emerse negli ultimi anni a causa dei cambiamenti del clima: si va dalla protezione di specie in via di estinzione alla tutela degli ecosistemi marini e terrestri, fino al potenziamento delle comunità indigene che custodiscono le ultime risorse naturali del pianeta, come ad esempio in Amazzonia.
‘La distruzione del nostro pianeta continua a un ritmo che non possiamo più permetterci di ignorare. Sono orgoglioso di sostenere queste organizzazioni che stanno lavorando per risolvere più grande sfida del genere umano. Abbiamo la responsabilità di innovare un futuro in cui l’abitabilità del nostro pianeta non vada a scapito di chi lo abita‘, ha dichiarato l’attore, che è intervenuto al New York Climate Summit, per ribadire insieme a Ban Ki-moon la necessità di agire contro i cambiamenti climatici, in vista della cruciale Conferenza delle Nazioni Unite di Parigi che si terrà a fine 2015. Fino ad oggi la Fondazione ideata da Di Caprio ha finanziato più di 70 progetti ad alto impatto in oltre 40 Paesi, e adesso una delle priorità sembrerebbe essere la creazione di un movimento a sostegno delle comunità indigene che combattono per la salvaguardia della foresta pluviale. L’ultimo baluardo contro l’industrializzazione indiscriminata, che ha oltretutto depauperato il pianeta dalle necessarie difese contro i mutamenti climatici in atto.