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Si è chiusa la Leopolda 2014 a Firenze, la convention promossa dal PD che da anni è il punto di riferimento della politica di Matteo Renzi. A chiudere i lavori della tre giorni nell’ex stazione del capoluogo fiorentino è stato proprio il premier con un lungo discorso molto duro nei confronti della minoranza dei democratici, scesi negli stessi giorni in piazza con la Cigl e contro l’esecutivo. Per il PD è dunque tempo dei bilanci: il partito ha due anime contrapposte che ora si fronteggiano apertamente. Da una parte “il partito del 41%” di Renzi, dall’altra la minoranza di sinistra che fa capo a diversi esponenti (Gianni Cuperlo, Pippo Civati e Stefano Fassina in primis) che osteggiano soprattutto le politiche del lavoro a firma di Renzi. Una spaccatura che però non dovrebbe portare alla scissione, come si affrettano a chiarire i “dissidenti”.
Nel corso della Leopolda i toni tra le due correnti si sono alzati più volte. La sinistra per la prima volta si è ritrovata divisa in due piazze: da una parte la convention fiorentina, dall’altra la manifestazione romana della Cigl a cui hanno preso parte alcuni espontenti del PD. Il tema del lavoro è diventato un banco di prova per i dem, soprattutto in vista dei passaggi istituzionali del Jobs Act. A parole, si tratta solo di una divergenza politica che dovrebbe essere risanata internamente, senza grandi rischi per la tenura dell’esecutiv. Lo spettro di una scissione o peggio di una caduta del governo Renzi però rimane: ripercorriamo i momenti più salienti della Leopolda 2014 e delle polemiche.
Il discorso di Matteo Renzi
Matteo Renzi chiude la tre giorni della Leopolda. Il premier rimane sul palco per un’ora, con un discorso a tratti molto duro e che non risparmia stoccate alla minoranza PD. ‘Noi siamo qui per dirci tante cose affettuose e piene di entusiasmo, di caricarci a molla quando sentiamo i nostri e siamo qui per indignarci quando leggiamo rappresentazioni di noi banali e prive di rapporto con la realtà‘ dice in riferimento alla manifestazione della Cigl a Roma contro l’abolizione dell’art.18, proposta con il Jobs Act.
Renzi difende il Jobs Act. ‘Con la legge di stabilità abbiamo tagliato 18 mld di euro di tasse, non è manovra è una retromarcia, è una riduzione senza uguali nella storia della Repubblica. Non è un’operazione elettorale ma di giustizia sociale. Questa è la sinistra‘.
Snodo cruciale del suo intervento è stato il passaggio sulla lotta al precariato e una nuova concezione del posto di lavoro “fisso”. Renzi dice di voler andare oltre il dibattito ideologico, ma è sull’art 18 che si focalizza la parte più attesa dell’intervento: ‘Il lavoro rappresenta la battaglia culturale più grande che ha investito la sinistra. Ci siamo divisi tra quelli che vogliono combattere il precariato con le manifestazioni e quelli che lo vogliono fare con i congressi. Noi pensiamo che il precariato si combatta cambiando la mentalità dell’impresa e dei nostri giovani‘, spiega. Poi grida dal palco: ‘Il posto fisso non c’è più, il mondo è cambiato‘. E ancora: ‘Di fronte al mondo che cambia a questa velocità, puoi discutere quanto vuoi ma il posto fisso non c’è più. Siccome è cambiato tutto, la monogamia aziendale è in crisi, un partito di sinistra che fa: un dibattito ideologico sulla coperta di Linus o chi perde il posto di lavoro trova uno Stato che si prende carico di lui? Quelle come quella della Cgil sono manifestazioni politiche, e io le rispetto, e non ho paura che si crei a sinistra qualcosa di diverso, sarà bello capire se è più di sinistra restare aggrappati alla nostalgia o provare a cambiare il futuro‘.
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Altro passaggio è quello che riguarda l’articolo 18, il vero terreno di scontro con la minoranza. ‘Rimanere aggrappati all’art 18 votato nel 1970 è come pensare di mettere un gettone dentro l’iPhone o un rullino dentro una macchina fotografica‘, spiega Renzi, per concludere: ‘Di fronte al mondo che cambia a questa velocità, puoi discutere quanto vuoi ma il posto fisso non c’è più. Siccome è cambiato tutto, la monogamia aziendale è in crisi, un partito di sinistra che fa: un dibattito ideologico sulla coperta di Linus o chi perde il posto di lavoro trova uno Stato che si prende carico di lui?‘.
Non sono mancati passaggi contro i “gufi”, coloro cioè che per il premier remano contro l’esecutivo. ‘C’e’ chi, i professionisti della gufata, non vede l’ora che arrivi il nostro fallimento, ma questa sfida la vinciamo insieme e ridiamo fiducia all’Italia‘ ha detto Renzi. ‘Se da qui posso contare su di voi allora la scommessa la vinciamo‘, ha incalzato rivolgendosi alla platea. ‘Noi abbiamo un disegno organico e vogliamo condividerlo ma partiamo dal fatto che il mondo è interconnesso, un gran casino e che l’Italia ha un futuro se cambia sè stessa, ma deve liberarsi di alcune paure. Lo spirito della Leopolda non è quello dei vecchi compagni di classe ma di chi pensa che l’Italia ce la può fare’.
Fondamentale il lavoro in Europa: ‘C’è un atteggiamento forse portato da alcuni italiani che siamo l’ultima ruota del carro, siamo il problema. Ma è sbagliato, io sono orgoglioso di portare la voce italiana nell’Europa con più forza. Non è un fatto economico, anche se basterebbe dire che noi portiamo 20 miliardi in europa e ne portiamo a casa dieci e, tra averli e non averli‘. ‘La politica europea non è solo discussione sul deficit. So che la politica estera non scalda, ma quando la Lega riunisce i cittadini contro l’immigrazione ignora che i 100mila sbarchi non sono figli del caso ma perchè la Libia è saltata e meno male che sulla nostra nave può nascere una bambina altrimenti il Mediterraneo sarebbe sia culla che tomba‘, ha concluso il premier.
Infine, un saluto per il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. ‘Viviamo un tempo delicato in cui ci sono straordinarie espressioni di bella politica. Vorrei citare una persona, che in questi mesi ho imparato a conoscere meglio dal punto di vista personale, il Capo dello Stato. Quando si sentono tante menzogne nei confronti del nostro Presidente della Repubblica, credo sia doveroso che l’Italia per bene faccia sentire tutto l’affetto‘, ha detto Matteo Renzi seguito dagli applausi di tutti i presenti.
Lo scontro fra Bindi e Serracchiani
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Il premier risponde anche indirettamente a Rosy Bindi, che aveva definito la kermesse fiorentina imbarazzante. ‘Se uno si imbarazza perché se dopo 25 anni che è in Parlamento trova un altro che riesce a portare la gente a fare politica allora gli abbiamo fatto un favore‘, dice. ‘A chi ha detto che la Leopolda è imbarazzante diciamo che non consentiremo a quella classe dirigente di riprendersi il Pd‘. Anche il vicesegretario del PD, Debora Serracchiani ha fatto riferimento allo scontro con Rosy Bindi in diretta tv: ‘Vi spiego perchè mi sono scaldata: ho visto una bella piazza, davvero, in cui si è parlato di lavoro, dignità, uguaglianza. Perchè queste parole non possono essere anche qua? Perchè non possiamo fare nostre queste parole? Al PD è affidata la responsabilità enorme di cambiare le cose, ma bisogna cambiare anche la nostra mentalità, bisogna che questa diventi una missione collettiva, di tutti, non solo del PD e di Matteo Renzi ma di un Paese intero. Ho grande rispetto per quella piazza ma evitiamo lo scherno e la politicizzazione, perchè e’ quello che stiamo facendo. Non ci sono due PD‘.
Poletti sulla Cigl
‘Il cuore della legge, ovvero il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, è per noi il perno e resta assolutamente valido e con esso gli altri punti della legge delega che trovano conferma nelle risorse della finanziaria‘. Così il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha risposto alla Cgil, scesa in piazza contro il Jobs Act. A inizio settimana ci sarà l’incontro con i sindacati ‘per discutere della legge di stabilità, e quindi ci si confronterà come sempre‘, ha chiarito il ministro.
Il sindacato di Susanna Camusso ha però convocato lo sciopero generale, cosa che non preoccupa l’esecutivo. ‘Ognuno fa la parte che gli compete: il sindacato fa il sindacato, il governo fa il governo‘, ha concluso.
Le proteste
Il mondo reale e la crisi economica ha bussato direttamente alle porte della Leopolda. L’ultimo giorno ha infatti visto le proteste dei lavoratori delle acciaierie di Terni. Arrivati con un pullman e mezzi privati davanti ai cancelli dell’ex stazione fiorentina, hanno chiesto di poter vedere Renzi e una delegazione è stata ricevuta dal premier prima del suo discorso.
La richiesta dei lavoratori della società della ThyssenKrupp era incentrata soprattutto sul sostegno del governo alla vertenza aperta dai metalmeccanici. All’incontro hanno partecipato anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, quello delle riforme Marianna Madia, il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo e il vicepresidente della Camera, Marina Sereni, deputata umbra. Al termine dell’incontro è arrivata l’assicurazione per un impegno di Renzi in prima persona. ‘Ci ha detto che si impegnerà in prima persona e sarà pronto a riconvocare un tavolo immediato a seconda di come andrà la riunione di mercoledì’, ha detto il delegato della Fim Cisl, Emilio Trotti. ‘Tra lunedì e venerdì si è impegnato a riconvocare subito le parti con una delegazione ristretta perché sia più operativa possibile’.
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