Per Matteo Renzi, guerriglia di Firenze a parte, il bilancio della Leopolda è positivo. Il premier ha infatti conquistato il Sì al Referendum Costituzionale da parte di Gianni Cuperlo, uno degli esponenti di spicco della minoranza Pd. In cambio l’accordo sulle modifiche all’Italicum. Accordo che non mette d’accordo (permetteteci il gioco di parole) la minoranza dem che si spacca ulteriormente.
La notizia del Sì di Cuperlo è arrivata verso le 17 di sabato pomeriggio, secondo giorno della kermesse del Partito Democratico nella vecchia stazione di Firenze. Mentre in città i manifestanti si scontravano con le forze dell’ordine, Cuperlo ha annunciato: “Ora voterò Sì”.
Cuperlo: “Ora mi aspetto lealtà dal governo”
Poi in una nota il deputato ha motivato la decisione: “Ho sottoscritto il documento della commissione perché contiene un passo in avanti su alcuni punti che io stesso avevo indicato nella discussione di questi mesi. Parlo della elezione diretta dei senatori sulla base della proposta Fornaro-Chiti, del superamento del ballottaggio, di un premio ragionevole di governabilità e collegi per riavvicinare i cittadini ai loro rappresentanti. È chiaro che da ora in avanti la prova di coerenza e lealtà rispetto a questo impianto spetta a tutti, a partire da chi è alla guida del governo. Non ho vissuto il lavoro della commissione come un favore alle minoranze ma come la possibilità di accorciare le distanze tra chi, avendo punti di vista diversi sulla riforma costituzionale, pensa al giorno dopo nell’idea che un terreno più condiviso almeno sulle regole della rappresentanza possa rafforzare le istituzioni e migliorare la qualità della nostra democrazia. So per primo che l’intesa raggiunta non ricompone la frattura consumata nella sinistra, dentro e fuori il Pd. Vedo e ascolto i tanti, anche autorevoli, convinti che solo il No al referendum potrà cambiare la legge elettorale”.
Dopo l’accordo (firmato da Lorenzo Guerini, Matteo Orfini, Luigi Zanda, Ettore Rosato e Cuperlo), soddisfazione del Pd. “È stato rimosso anche l’ultimo ostacolo sulla via del Sì al referendum”, ha commentato a caldo il capogruppo dei deputati Ettore Rosato. E Guerini ha sottolineato che “non si tratta solo di parole” ma è “la volontà concreta di assumere un’iniziativa seria sulla legge elettorale”, innanzi tutto “per l’unità del nostro partito”. Dal palco della Leopolda è arrivato un “grazie” pubblico a Cuperlo da parte della vicesegretaria Debora Serracchiani che ha parlato di “gesto importante per il Pd e per il Paese”. Anche il presidente del Pd Matteo Orfini ha ringraziato chi “non si è rassegnato e ha lavorato per l’unità” del partito.
Guerriglia a Firenze durante la Leopolda
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Minoranza Pd ancora più divisa
Gli altri esponenti della minoranza non hanno preso bene l’accordo. Tra i primi a reagire è stato il senatore Federico Fornaro: “Il testo dell’accordo sulle modifiche all’Italicum è assolutamente generico e soprattutto elaborato fuori tempo massimo. Un documento utile, forse per la propaganda, ma assolutamente inefficace per il referendum del 4 dicembre. Un testo, comunque, lontano anni luce da un articolato di un disegno di legge e per questo privo di valore parlamentare”. Ironico Miguel Gotor: “Penso che il documento sulla riforma elettorale sia un contributo utile sia nel caso di vittoria del Sì, sia nel caso di successo del No al referendum. Comunque sia, infatti, ci sarà bisogno di riscrivere la legge elettorale. Nel frattempo sarà cosa buona e giusta adoperarsi per il successo del No al referendum”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex segretario Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema, fischiato quando sul megaschermo della Leopolda è comparso il suo volto.
Botta e risposta Renzi-Raggi
Sul palco protagonisti della kermesse erano stati Renzi prima e il ministro Maria Elena Boschi dopo. Il premier aveva polemizzato con il Movimento 5 Stelle. Appena era arrivata la notizia che la giunta capitolina intendeva bloccare i lavori per la metro C di Roma, Renzi ha attaccato la sindaca della Capitale senza mai nominarla. “Leggo che qualcuno vorrebbe bloccare la metropolitana a Roma. Dico solo che tutto il mondo sta investendo nelle linee metropolitane che collegano la città con le periferie. I posti di lavoro si creano andando avanti, non bloccando. Se qualcuno ruba, lo arresti, non blocchi le infrastrutture”. “Noi lavoriamo – aveva detto poco prima il presidente del Consiglio – perché Roma vinca le resistenze e le polemiche”, annunciando di essere pronti a “firmare patti con tutti”, citando non a caso la sindaca pentastellata di Torino Chiara Appendino. Non si è fatta attendere la risposta di Virginia Raggi su Facebook: “Roma avrà la metro C, ma basta sprechi”.
Il ministro Boschi smonta le “bufale” del No
Prima del Sì di Cuperlo era andato in scena il comizio di Maria Elena Boschi insieme al deputato Matteo Richetti, con l’obiettivo di smontare le “bufale sulla riforma costituzionale”. Sul palco è stato proiettato un video con i volti del No, dal direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio ai deputati M5s Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio, dal presidente della Puglia Michele Emiliano a D’Alema. “Non è la mia riforma, è la riforma di tutti gli italiani che votano Sì – ha detto il ministro per le Riforme – Guardate quanta bella gente: non abbiamo assolutamente paura del 4 dicembre”. “Credo sia importante impiegare cinque minuti in più a leggere un articolo ma cinque anni in meno ad approvare una legge – ha aggiunto a proposito dell’articolo 70 della riforma costituzionale – Quando andrete a votare i consiglieri regionali dovrete dirci e indicare quali vorrete che vadano in Senato. Tanti del fronte del No che si schierano contro l’immunità poi però non ci rinunciano quando in Parlamento insultano le nostre parlamentari del Pd”.
Renzi chiude la Leopolda
La Leopolda si è chiusa domenica mattina con l’intervento di Renzi sul referendum: “Possiamo spiegarlo nel merito quanto vi pare, lo abbiamo fatto, smascherando le bufale, ma in un mondo nel quale la contestazione diventa odio, abbiamo un’unica possibilità, recuperare la dimensione bella della politica andando non solo casa per casa per convincere le persone, ma andando incontro alle gente spiegando che questo referendum riguarda non noi ma il nostro futuro. Bisogna scegliere se rimanere nel mondo dei Gattopardi o guardare avanti. Il mondo si sta riempiendo di gente che odia a prescindere, è un metodo: cosa ha l’altro che non va. È un modo di considerare la politica uno strumento per la sistematica distruzione di tutto ciò che si chiede. Quando in piazza san Marco si dice di voler difendere la Costituzione, si prende un cartello stradale e lo si dà in testa ai poliziotti, non si sta difendendo la Costituzione. Non c’è da scomodare Pasolini quando parlava dei figli di papà. Per venire alla Leopolda basta mandare un’e-mail, non bisogna staccare un cartello stradale, iscrivetevi per tempo se vi va, l’anno prossimo ci sarà il 20-22 ottobre: basta prendere un tram. Se invece vuoi venire con i sassi a distruggere Firenze, non te lo permettiamo, perché Firenze è più grande di voi. Abbiamo bisogno di riportare questo referendum a una discussione che non sia legata solo a luoghi comuni”.
“Il referendum per molti non è sulla Costituzione: ci sono quelli che votano No per ritornare al potere e agli antichi privilegi, quelli che puntano a distruggere il Pd come un tempo decretarono la fine dell’Ulivo, quelli che hanno votato sei volte Sì, come Renato Schifani e poi sono a capo del comitato del No – ha concluso – Sono convinto di vincere”.
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