Al 95esimo di Juventus-Inter, semifinale di andata di Coppa Italia, non una partita come le altre, è scoppiato il finimondo. Romelu Lukaku, che già era ammonito, dopo aver spiazzato, su rigore, Mattia Perin ha esultato, rivolgendosi alla curva dei bianconeri, con un dito della mano destra davanti alla bocca e il saluto militare con la mano sinistra. Il gesto è stato considerato provocatorio dall’arbitro del match, Davide Massa, ma anche dai giocatori della squadra di Massimiliano Allegri, specialmente da Juan Cuadrado.
Il belga si è preso il secondo giallo, e quindi è stato espulso e non ci sarà per la partita di ritorno del 26 aprile, a San Siro. Il colombiano, che invece era diffidato, è stato ammonito per aver spinto Lukaku e salterà anche lui la gara di Milano in cui è in ballo, ancora, la qualificazione alla finale di Roma del 24 maggio. Al di là di quello che è successo dopo il triplice fischio del direttore di gara, con Cuadrado ancora tra i protagonisti, stavolta insieme al capitano e portiere dell’Inter, Samir Handanovic, che stava anche per colpire con un pugno dopo che i toni si sono nuovamente animati, c’è da chiedersi quanto sia stata effettivamente giusta la seconda ammonizione ai danni dell’ex Chelsea.
Innanzitutto perché quella stessa esultanza, che ha generato il panico a partita quasi finita, Lukaku l’aveva già fatta qualche giorno prima nella gara di qualificazioni agli Europei del 2024 con il suo Belgio contro la Svezia dopo il gol segnato al 34esimo – in quel caso, l’attaccante nerazzurro aveva voluto omaggiare il suo amico Jeremy Doku, infortunato -, ma anche e soprattutto perché il gesto fatto dal numero 90, con tanto di “muti, muti” rivolto alla curva della Juventus, non era una provocazione, ma una risposta a delle provocazioni: quelle delle tifosi bianconeri, appunto, che, poco prima che battesse il rigore dell’1-1 e anche dopo averlo segnato, lo avevano preso di mira con insulti e cori (i famosi buu), sì, razzisti.
Il passaggio, che è sfuggito all’arbitro di Imperia, uno dei migliori fischietti italiani tanto da essere stato designato per una partita così delicata come il derby d’Italia, in semifinale di Coppa Italia, per giunta, ed è sfuggito soprattutto ai calciatori della squadra di Massimiliano Allegri, che anche dopo, in zona mista, specialmente con il capitano Danilo e con il portiere Mattia Perin, hanno ritenuto giusto che Lukaku sia stato espulso, non è passato inosservato, però, sui social – con tanto di video che testimoniano gli epiteti poco carini che gli sono stati rivolti -, alla società nerazzurra, alla Roc Nation, l’agenzia che cura gli interessi di immagine del belga guidata da Jay-Z, alla Lega Serie A, e persino al ministro dello Sport e delle Politiche giovanili, Andrea Abodi, e alla Fifa, oltre che, ovviamente, lo stesso giocatore.
L’Inter, dal canto suo, ha diffuso un comunicato in cui si è schierata al fianco del suo calciatore, ribadendo con fermezza l’importanza di essere contro il razzismo e ogni forma di discriminazione. “Siamo fratelli e sorelle del mondo – hanno iniziato nella nota -. Dal 9 marzo 1908 è questa la nostra storia. Vogliamo ribadire con fermezza che ci schieriamo compatti contro il razzismo e ogni forma di discriminazione. Il calcio e lo sport devono essere non solo un veicolo di emozioni ma anche di valori chiari e condivisi, che nulla hanno a che fare con quanto visto ieri sera negli ultimi minuti della semifinale di coppa Italia a Torino, Juventus-Inter. Per questo ribadiamo tutto il nostro appoggio, il nostro affetto e la nostra solidarietà a Romelu Lukaku, come il mondo del calcio sta facendo da più parti in queste ore“. “Forza Rom, siamo con te!“, hanno concluso dalla società milanese.
L’agenzia del rapper, per bocca del presidente della sezione sport, Michael Yormark, ha precisato innanzitutto che “Romelu ha esultato nello stesso identico modo fatto in precedenti gol e l’arbitro, per tutta risposta, lo ha ammonito“. Per loro, e per il numero uno, l’attaccante “merita delle scuse da parte della Juventus e mi aspetto che la Lega condanni immediatamente il comportamenti di questo gruppo di tifosi della Juventus“. In conclusione, ha dichiarato, “Le autorità italiane devono utilizzare questa opportunità per ostacolare il razzismo, invece che punire la vittima degli abusi. Sono certo che il mondo del calcio condivida lo stesso sentimento“.
Chiamata in causa, poi, la Lega del nostro massimo campionato ha diffuso un altro comunicato ribadendo, anche lei, che episodi di razzismo e discriminazione così, anche se fatti solo da pochi tifosi, debbano essere condannati, ma soprattutto rovinano lo spettacolo del calcio.
Più o meno dello stesso avviso, anche il ministro del governo di Giorgia Meloni, che in un tweet, ha ribadito quanto il razzismo sia “insopportabile ovunque, tanto più su un campo di calcio…su qualunque“.
La Fifa, per bocca del presidente Gianni Infantino, ha parlato con l’Ansa affermando che anche loro stanno con il calciatore. “Nel calcio non c’è posto per il razzismo o per qualsiasi forma di discriminazione. È semplicemente inaccettabile vedere gli insulti razzisti rivolti dagli spettatori a Romelu Lukaku, attaccante dell’Inter, durante la partita di Coppa Italia con la Juve“. Per il numero uno del calcio, lo sport deve “garantire l’applicazione di severe sanzioni” e ha rinnovato l’invito ai tifosi a “mettere a tacere i razzisti“.
Il calciatore ha commentato sui social, dicendo che “la storia si ripete. L’ho superato nel 2019.. e ancora nel 2023.. Spero che la Lega faccia davvero delle azioni questa volta perché questa bellissima partita dovrebbe essere goduta da tutti…“. Lukaku ha concluso ringraziando per i messaggi ricevuti e dicendo “Fuck razzismo“.
Le scuse della Juventus per Lukaku sono arrivate – come è stato fatto dopo il derby di Roma dalla Lazio, che ha inibito dallo stadio alcuni supporter colpevoli di cori antisemiti contro i giallorossi e di chi si è presentato all’Olimpico con una maglia inneggiante Adolf Hitler, la società bianconera punirà che chi è stato protagonista dei cori discriminatori con l’allontanamento dagli impianti sportivi e specialmente dallo Stadium -, ma nulla si potrà fare per la seconda ammonizione che, possiamo dirlo, è stata inflitta al belga ingiustamente.
Non dal punto di vista del regolamento, che su questo, nell’articolo 12 del protocollo aggiornato al primo luglio 2022, parla chiaro: “Un calciatore deve essere ammonito, anche se la rete non viene convalidata se: si avvicina agli spettatori in modo tale da causare problemi di sicurezza e/o per l’incolumità e/o si arrampica sulla recinzione, agisce in un modo provocatorio o derisorio, si copre la testa o il volto con una maschera o altro oggetto similare, si toglie la maglia o copre la testa con la maglia“. L’esultanza di un giocatore in direzione della tifoseria avversaria viene, per consuetudine, considerata provocatoria, e quindi appunto il giallo, il secondo per l’attaccante dell’Inter, che rimarrà e salterà la partita di ritorno, esattamente come Handanovic e anche Cuadrado, che però rischia anche tre turni di squalifica per aver cercato di colpire con un pugno il portiere sloveno.
Tornando all’esultanza, però, non è la prima volta che accade una cosa del genere. Se l’allenatore dei nerazzurri, Simone Inzaghi, dopo la partita, ha detto che spera che l’ammonizione “gliela tolgano come era successo a Lookman, Lukaku è stato frainteso, ha esultato come fa sempre” – e in realtà non successe esattamente questo, perché al giocatore dell’Atalanta, ammonito da Daniele Doveri dopo la classifica esultanza del nigeriano in seguito alla rete segnata all’Udinese a ottobre, non venne revocato nessun giallo -, c’è anche chi ha richiamato all’episodio in cui fu Zlatan Ibrahimovic a essere ammonito, e nel 2021, dopo un gol contro la Roma del suo Milan, e sì, con lo stesso risultato: sanzione rimasta.
Il problema, piuttosto, è che forse non si dovrebbe scendere in campo conoscendo a menadito il regolamento (che spesso si applica anche male, e nonostante il Var), ma si dovrebbe tener conto di quello che succede al di fuori, come per altro succede anche nelle aule di tribunale (o affini), in cui le leggi vengono interpretate in base al caso concreto, non applicate senza una valutazione di quello che accade.
Poi, c’è la questione del razzismo, che è tornata a fare capolino anche più di prima dopo la sosta per le Nazionali. I tifosi giallorossi hanno smesso di insultare l’allenatore della Sampdoria, Dejan Stankovic, chiamandolo zingaro solo dopo che è intervenuto José Mourinho, e sempre ieri, anche Edin Dzeko è stato vittima di discriminazioni territoriali, e anche lui è stato definito “uno zingaro di merda“.
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