Il leader del Partito Democratico Enrico Letta espone la linea del suo partito per quel che concerne la guerra, la fine della legislatura e le prospettive di alleanza e di visione del Paese per le elezioni politiche del 2023.
Nel corso del Forum organizzato dall’ANSA, l’ex Presidente del Consiglio (2013-2014) affronta e dipana due macro temi: la politica interna (lavoro, amministrative, governo) e la situazione internazionale (guerra, regole UE).
I nodi del fronte domestico per Letta
Letta ribadisce l’importanza della tenuta dell’attuale esecutivo fino al termine della legislatura, marzo 2023, per scongiurare il caos amministrativo e il conseguente immobilismo decisionale.
È questa una fase in cui al Paese non è permesso impantanarsi in diatribe interne e divisioni che inevitabilmente mostrerebbero il fianco a Putin ed alla sua propaganda, già alquanto fertile nella Penisola.
Per questo l’Italia è chiamata alla coerenza con la linea espressa dall’Unione Europea per veleggiare insieme ai partner UE verso la risoluzione pacifica della guerra ucraina.
Tuttavia prima delle elezioni nazionali, gli elettori saranno chiamati alle urne nel weekend del 12 giugno per il rinnovo di vari consigli comunali e capoluoghi di provincia.
Per questo appuntamento il leader Dem rilancia l’idea del “campo largo”: uno schieramento ampio che coinvolga i partiti del centro-sinistra, uniti nell’intento di contrastare le destre e recuperare dalla debacle del 2017 (l’ultima tornata elettorale che sarà rinnovata con le votazioni di domenica prossima).
Infine, per quel che riguarda il fronte interno, il capo del Nazareno ripete l’esigenza di tenere in vita l’esecutivo di larghe intese al fine di indirizzare ed organizzare al meglio i fondi del PNRR. Per l’Italia questa è un’occasione irripetibile per porre rimedio ai mali atavici che attanagliano la nazione, a cominciare dal lavoro precario e mal pagato. In tal senso Letta appoggia l’idea di introdurre per legge nel Paese il salario minimo garantito.
Gli ostacoli sul fronte internazionale
Nell’inscindibile, soprattutto oggi, intreccio tra fatti nostrani e avvenimenti internazionali, il segretario del PD mantiene la coerente linea che ha caratterizzato il suo operato fin dallo scoppio dell’invasione russa.
Quindi convinto sostegno al governo Zelensky e pressione diplomatico-militare al fine di portare Mosca al ritiro dal terreno in favore dell’apertura di colloqui negoziali.
Perché ciò avvenga, è fondamentale mantenere l’unità d’intenti in Europa, la sola struttura istituzionale in grado di far pesare la voce delle nazioni europee nel consesso internazionale.
Al contempo il deputato pisano non misconosce le frizioni interne al Consiglio Europeo, le quali sono per questi riconducibili all’unanimità richiesta per l’approvazione delle decisioni comunitarie.
Un modus operandi che Letta auspica possa essere presto superato per garantire all’UE rapidità ed efficacia nei provvedimenti adottati, pur non sacrificando a questi attributi la necessaria democraticità dialettica dell’assemblea.
Infine l’affondo al leader del partito guidato da Matteo Salvini: l’impegno per la pace è condiviso e ricercato dall’Europa nel suo complesso, dice Letta, eppure ciò non giustifica balzi in avanti inopportuni o ridimensionamenti del sostegno occidentale all’Ucraina. Ciò, in questo momento, costituirebbe un vantaggio solo per l’offensiva di Putin.