Enrico Letta, ancora per un po’ il segretario del Partito democratico, lo schieramento politico colpito in parte dallo scandalo che si sta allargando a macchia d’olio nel Parlamento europeo, il Qatargate, ha chiesto una riunione urgente del comitato di garanzia “al fine di assumere le determinazioni più opportune, a garanzia dell’onorabilità della comunità dei democratici e delle democratiche”.
Il segretario dimissionario ha detto che il Pd è da considerare parte lesa e “agirà conseguentemente in tutte le sedi giudiziarie“. Intanto, però, al centro delle indagini della procura belga ci sarebbe anche Andrea Cozzolino, che è stato sospeso dal partito. Mentre Brando Benifei, capo-delegazione dei dem nel gruppo socialdemocratico in Ue, ha spiegato a Repubblica di non aver avuto nessun rapporto con Pier Antonio Panzeri, ex eurodeputato, ora in carcere, considerato il manovratore di tutta la vicenda di corruzione dal Qatar, e anche dal Marocco.
Lo scandalo sui presunti tentativi di corruzione da parte del Qatar e, pare, anche del Marocco nelle istituzioni europee, soprattutto nel Parlamento di Strasburgo, ha investito anche il Partito democratico. Tra gli indagati, infatti, potrebbe esserci anche Andrea Cozzolino, europarlamentare dal 2009 sempre in quota dem, e Pier Antonio Panzeri, che invece faceva parte di Articolo 1.
E quindi, il segretario uscente, Enrico Letta, non è potuto e non è rimasto con le mani in mano. In una nota diffusa oggi, ha fatto sapere che “in seguito alle notizie riportate dagli organi di stampa sullo sviluppo delle indagini relative alla rete di corruzione che ha agito per condizionare le decisioni del Parlamento europeo“, “ha chiesto alla Commissione Nazionale di Garanzia del Partito Democratico di riunirsi con la massima urgenza“.
L’intento era quello di ragionare insieme per trovare una soluzione che possa garantire l'”onorabilità della comunità dei democratici e delle democratiche e a tutela degli stessi esponenti chiamati in causa, affinché siano più liberi di esporre le proprie ragioni e fornire i chiarimenti che saranno richiesti dalle autorità inquirenti“. Il Pd, hanno concluso, “conferma di essere parte lesa in questa vicenda e agirà conseguentemente in tutte le sedi giudiziarie“.
Quanto a Cozzolino, l’eurodeputato è stato sospeso “cautelativamente” dalla commissione di garanzia con un provvedimento “immediatamente esecutivo”. Non farà parte più, quindi, anche di £tutti gli organismi del partito di cui dovesse eventualmente essere parte. E ciò fino alla chiusura delle indagini in corso da parte della Magistratura relative allo scandalo ‘Qatargate’“.
“Il provvedimento, che applica le norme dello Statuto del PD, del Codice Etico e del Regolamento delle Commissioni di Garanzie, e che mira a tutelare l’immagine del Partito Democratico e a consentire all’Onorevole Cozzolino (già comunque autosospesosi dal Gruppo S&D del Parlamento Europeo) la più ampia difesa delle proprie posizioni – è immediatamente esecutivo“.
Dopo di lui, a margine di un’iniziativa a Parma, ha commentato lo scandalo sul Qatargate anche il governatore dell’Emilia Romagna e candidato per la successione di Letta per la segreteria dei dem, Stefano Bonaccini: “Abbiamo bisogno di dire che l’onestà e la sobrietà, il rispetto delle regole alla luce di quello che sta accadendo vergognosamente a Bruxelles tornino al centro dell’azione politica“.
All’attacco, invece, è andato Carlo Calenda, anche lui tra le fila dei dem all’Europarlamento fino a quando non ha deciso di creare un soggetto politico tutto suo, Azione, che ora si è unito in una federazione con Italia Viva di Matteo Renzi. Su Twitter, il frontman del terzo polo ha scritto che “la ragione per cui i casi Soumahoro, Qatar, D’Alema, Marocco sono così devastanti per la sinistra è che l’unica loro ragione d’essere è diventata da molto tempo il: ‘noi siamo i buoni’. La destra è stata colpita da scandali peggiori, sulla classe dirigente locale, ma li sopporta meglio“.
Tornando alla stampa e alle indiscrezioni che sono trapelate negli ultimi giorni, La Verità, il giornale di Maurizio Belpietro, oggi ha detto che a essere interessato c’è anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri che, anche lui in una nota, ha annunciato querela nei confronti del quotidiano perché “è falso e vergognoso quanto pubblicato” oggi con il titolo “Euroscandalo, c’è anche Gualtieri” in quanto associa “in modo del tutto improprio il mio nome a uno scandalo, a un’indagine e a condotte criminose a cui sono del tutto estraneo“.
Brando Benifei, invece, capo delegazione del Pd nel gruppo dei Socialisti & Democratici di cui facevano parte anche Panzeri e l’ex vicepresidentessa del Parlamento europeo, Eva Kaili, in un’intervista a Repubblica ha chiarito che non faceva assolutamente parte delle persone che avrebbero intascato soldi dal Paese mediorientale e dal Marocco. “La sola idea che qualche parlamentare, in carica o ex, si sia potuto arricchire sulla pelle dei diritti umani mi fa vomitare“, ha iniziato prima di sottolineare come dal suo partito abbiano “sempre votato contro la violazione dei diritti umani in quei Paesi” e di come lui non abbia, nei fatti, mai ricevuto pressioni per andare nel senso opposto.
Tra l’altro, secondo l’esponente dem, non è un caso che nel corso degli interrogatori non sia stata fatta alcuna domanda su di lui, anzi è il segno che lui non c’entri nulla. “Non sono mai stato a casa Panzeri, né l’ho mai frequentato. Discutevamo solo di questioni istituzionali finché è rimasto in carica: ricordo per esempio le divergenze sul Marocco, da lui difeso, mentre io da membro dell’intergruppo a favore del popolo Saharawi ero spesso critico. E dopo la sua uscita dall’Europarlamento mi è capitato di avere con lui qualche scambio politico sul Pd e Articolo1“, ha concluso.
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