Prosegue la strategia elettorale di Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, sui rischi connessi ad una vittoria copiosa nelle urne della coalizione di Centrodestra e sulla necessità di votare PD per vanificare tale scenario.
Il leader Dem critica inoltre la legge elettorale vigente, il Rosatellum, sottolineandone le storture, ma fa marcia indietro sul rischio per la democrazia italiana.
L’origine della diatriba che ha posto il segretario PD Enrico Letta sotto la mira del fuoco incrociato delle altre formazioni politiche sta nel discorso tenuto dallo stesso leader del Nazareno ai propri 600 candidati per le elezioni venture del 25 settembre.
Secondo l’ex premier attraverso il Rosatellum, la legge elettorale vigente che assegna un terzo dei seggi in modo uninominale ed i restanti su base proporzionale, potrebbe generare una stortura nella rappresentanza, garantendo alla destra, qualora superasse il 43% delle preferenze, di ottenere il 70% dei posti a sedere nel nuovo Parlamento.
In tal modo il Centrodestra avrebbe mano libera per attuare qualsivoglia misura, ordinaria o costituzionale, escludendo di fatto il resto dei partiti dell’opposizione.
Se ne deduce uno scenario fortemente debilitante se non rischioso per la stessa tenuta democratica del Paese dunque, cosa che ha portato Letta a ribadire la necessità di votare PD nelle urne quale unico vero ostacolo all’imporsi dell’orizzonte suddetto.
Inevitabili sono arrivate le critiche: dal Centrodestra, stizzito dall’essere continuamente descritto come uno spauracchio antidemocratico e totalitario, e da Terzo Polo e M5S, irritati dall’essere considerati quali formazioni irresponsabili e nate solo per indebolire il PD nella sua eroica opposizione al fascismo del III° millennio.
Dopo le polemiche oggi la parziale smentita del segretario: la democrazia non sarebbe a rischio, poiché a porre il Centrodestra al governo sarebbe il democratico giudizio popolare. Tuttavia resta irresponsabile l’operato di Conte e Calenda i quali, invece di collaborare (o sottostare, a seconda dei punti di vista) con il Partito Democratico alla creazione di un unitario e coeso Centrosinistra, si interessano al proprio vantaggio meramente personale, sottraendo però spinta rappresentativa al PD, non certo alle destre.
Letta interviene anche riguardo la proposta di Meloni di istituire un tavolo di discussione bicamerale sul sistema presidenziale, antico pallino di Fratelli d’Italia. L’ex premier si dice contrario alla modifica della Costituzione e all’abbandono del parlamentarismo bicamerale perfetto. La motivazione non sarebbe un presunto ennesimo rischio democratico, bensì la superficialità con cui si attuerebbe una modifica così importante dell’ordinamento italiano.
Il presidenzialismo andrebbe ancor più a radicalizzare quel sentimento messianico diffuso nel Paese, ossia l’idea che affidando tutti i poteri e le decisioni in mano ad un singolo, inevitabilmente identificato come il salvatore della patria di turno, ogni stortura italica tornerà al suo posto.
Questo fenomeno è già ben visibile ad ogni tornata elettorale e di fronte ad ogni tecnico chiamato a commissariare la politica. Istituire un sistema presidenziale sarebbe una ennesima mossa populista: si darebbe al popolo ciò che chiede, un modello semplice e dalla responsabilità concentrata, ma incapace di risolvere davvero le iatture della nazione.
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