Alfredo Cospito ha scritto una lettera dal carcere dove si dichiara pronto a morire. È stata resa pubblica dal suo avvocato.
L’uomo si batte contro il regime del 41 bis, ovvero il carcere duro al quale è stato sottoposto a partire da ottobre dopo che si è ravvisato che l’anarchico, attraverso alcune collaborazioni con delle riviste, stesse facendo del proselitismo.
Quello di Alfredo Cospito non è un grido di aiuto ma un volere aprire gli occhi verso il regime carcerario del 41 bis. Per protesta, l’anarchico sta seguendo lo sciopero della fame da ottobre, mese in cui il carcere normale è stato convertito nella pena più aspra, per evitare che in qualche modo il detenuto possa contattare l’esterno e impartire ordini.
La prolungata mancanza di cibo ha portato l’uomo non solo a perdere peso velocemente ma anche ad avere problemi di salute importanti, infatti è molto debole e ha spesso bisogno del trasferimento in ospedale per assumere integratori e ricostituenti.
Nonostante le difficoltà però sembra essere convinto di quello che fa, lo ha affermato il suo avvocato e lo ha ribadito lui stesso in una lettera scritta poche settimane fa, in cui si dichiara pronto a morire di fame per far capire al mondo cosa è il 41 bis.
Il regime del carcere duro è riservato a criminali particolari, come mafiosi e terroristi. È stato voluto fortemente proprio da un uomo che è diventato il simbolo della lotta alla criminalità organizzata, Giovanni Falcone.
Oggi questo strumento è fondamentale per isolare i detenuti ritenuti più pericolosi da ogni contatto con il mondo esterno ma anche con l’interno della struttura carceraria, per evitare che inviino messaggi e ordini.
Sebbene i disordini che avvengono fuori, portati avanti da manifestanti che chiedono che Cospito torni al carcere normale, non sembrerebbero collegati a ordini diretti ricevuti dall’anarchico ormai più famoso d’Italia, sono una conseguenza del 41 bis.
Da semplici imbrattamenti con bombolette spray fino a veri sit in che chiedono sempre l’intervento dei Carabinieri in tenuta antisommossa per arginare le proteste, queste persone stanno dimostrando la loro vicinanza all’uomo definendo le condizioni in cui è detenuto un’ingiustizia.
Alfredo Cospito ha voluto dire la sua, ben consapevole di ciò che sta accadendo, infatti nella lettera che ha scritto poco dopo il rientro in carcere in seguito all’ultimo ricovero, ha confermato di essere pronto a morire per far capire a tutti cosa è il 41 bis e farsi portavoce delle persone che invece lo subiscono in silenzio.
In un passaggio della missiva si legge:
“Il più grande insulto per un anarchico è quello di essere accusato di impartire ordini. non ho mai spedito pizzini, sono pronto a morire di fame per far capire al mondo l’ingiustizia del 41 bis, che molti subiscono in silenzio”.
A leggere le parole del detenuto, scritte a gennaio quando ancora era nel carcere di Sassari prima del trasferimento in quello milanese, è stato il suo avvocato difensore, Flavio Rossi Albertini, durante la conferenza stampa in Senato tenutasi in queste ore.
Nuovi disordini ci sono stati dopo che l’ennesimo ricorso alla Cassazione è stato respinto e in questo scenario l’avvocato di Cospito denuncia l’attività di censura che si vuole fare nei confronti del suo assistito.
“il detenuto in 41 bis non può comunicare con l’esterno ma nessuno gli vieta il suo diritto a parlare, non capisco perché questa lettera doveva essere sottoposta a censura, non ci sono ordini né indicazioni per altre persone, solo il malessere di un essere umano che lotta per i diritti civili”.
Nella lettera che ha in mano il legale in effetti, Alfredo Cospito si focalizza solo sul carcere duro, spiegando perché secondo lui non è possibile passare anni in questo regime.
Per Rossi Albertini, ritenere che un anarchico possa dare ordini, fa vivere al suo assistito questa situazione come una violenza. Si tratta di un ossimoro.
Il legale ha anche chiarito alcuni punti per quanto riguarda la presunta vicinanza di Cospito ala criminalità organizzata, affermando che non aveva intenzione di unirsi ai mafiosi per nessun progetto, solo per denunciare il 41 bis.
Per quanto riguarda le condizioni di salute, oggi il detenuto continua ad assumere acqua e sale per rimanere in forze. Si mostra determinato e lucido in ciò che fa e non intende fermare lo sciopero della fame, infatti ha anche smesso gli integratori che nell’ospedale San Paolo era costretto ad assumere nell’ultimo ricovero.
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