Il Fondo salva Stati sta creando malanimo all’interno del Movimento 5 Stelle: oggi 16 senatori e 42 deputati pentastellati hanno infatti inviato al capo politico del Movimento Vito Crimi, a Luigi Di Maio, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, al capodelegazione al Governo Alfonso Bonafede e ai capigruppo di Camera e Senato una lettera dove chiedo “che nella prossima risoluzione parlamentare venga richiesto che la riforma sia subordinata alla chiusura di tutti gli altri elementi (Edis e Next Generation EU) delle riforme economico-finanziarie europee in ossequio alla logica di pacchetto, o in subordine, a rinviare quantomeno gli aspetti più critici della riforma del Mes sopra menzionati”.
La volontà dei 58 parlamentari pentastellati non sarebbe quella, dicono, di mettere a rischio l’esecutivo di Giuseppe Conte, ma minacciano: “No alla riforma, o bloccheremo le Camere”.
Secondo quanto riportato nel documento dei parlamentari Cinquestelle, “è il momento di non arretrare su posizioni che non sono nostre. Ciò è ancora più vero in un momento storico in cui serve reale integrazione europea e spirito di solidarietà fra i Paesi dell’Eurozona, piuttosto che il potenziamento di istituzioni intergovernative esterne alle istituzioni comunitarie. In difetto, l’unico ulteriore passaggio che i parlamentari del Movimento 5 Stelle avrebbero per bloccare la riforma del Mes sarebbe durante il voto di ratifica nelle due Camere”.
Si è aperto però un giallo in merito alle firme riportate sulla lettera anti Mes inviata dai deputati: “Ho più volte ribadito la mia contrarietà all’attivazione del Mes per il nostro Paese ma non ho mai firmato la lettera”, ha dichiarato Iolanda Di Stasio. Anche Mattia Fantinati, interrogato da Ansa, ha segnalato che “la mia firma è stata messa erroneamente”.
Per dipanare questi dubbi, e forse chiarire la posizione del Movimento riguardo il Mes, è stata immediatamente convocata una assemblea congiunta del Movimento 5 Stelle per venerdì alle 20.45, alla quale parteciperà in collegamento video anche il capo politico Vito Crimi.
Di diverso avviso però sembra essere la posizione del Partito Democratico. Il capogruppo Dem al Senato, Andrea Marcucci, ha dichiarato che i pentastellati dissidenti “dovrebbero come prima cosa leggere i testi dell’accordo e poi giudicare”.
L’accordo sottoscritto dal nostro Paese sarebbe migliorativo, secondo Marcucci, e il dissenso all’interno della maggioranza deve rimanere interno al Movimento.
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