Di cosa avevano bisogno i soldati romani più di duemila anni fa al confine del Vallo di Adriano? Di birra. A dircelo sono le straordinarie lettere degli stessi soldati ritrovati a Vindolanda, noto forte romano lungo il Vallo di Adriano, nei pressi di Bardon Mill, Northumberland, al confine tra Inghilterra e Scozia. La notizia è stata riportata dalla stampa britannica ed è stata definita eccezionale dai media e dal responsabile degli scavi, Andrew Birley, a capo del sito archeologico dopo il padre, Robin Birley, che nel 1992 scoprì alcune delle più importanti lettere conversate nel forte romano. “Questa è la scoperta che aspettavo di fare da tutta la vita“, ha commentato l’archeologo al Guardian.
Il nuovo ritrovamento è avvenuto lo scorso 22 giugno, in una trincea del livello più profondo del complesso, costruito più volte con erba, legno e infine pietra: si tratta di 25 tavolette che risalgono al I secolo d.C., scritte su pezzi di betulla e quercia, conservate in buono stato, grazie al particolare clima della zona, che ora attendono solo di essere decifrate dagli esperti.
Per avere la trascrizione e la traduzione di tutte le lettere bisognerà attendere mesi, ma le prime analisi hanno identificato uno degli autori nel soldato Masclus. “I miei soldati non hanno più birra, si prega di inviarne ancora“, avrebbe scritto il militare duemila anni fa, indicando ai superiori le necessità di rifornimento del forte.
[didascalia fornitore=” Vindolanda Trust”]Una delle tavolette ritrovate nel sito[/didascalia]
“Avevo 17 anni quando furono trovate le prime lettere e, a ogni stagione, speravo di trovarne ancora, ma non mi aspettavo di trovarne di altre“, ha raccontato Andrew Birley al quotidiano inglese. Fu infatti il padre a ritrovare le ultime lettere nel 1992: i primi ritrovamenti erano già avvenuti negli anni Settanta e in vent’anni furono trovati circa 700 manufatti, molti dei quali conservati al British Museum.
Anche se più tarde rispetto alle tavolette di Bloomberg, risalenti alla Londinium romana, le lettere di Vindolanda sono state definite dagli esperti britannici “la più importante scoperta mai avvenuta in Inghilterra” per aver aperto una finestra sulla vita reale dell’antica Britannia romana, raccontata dagli stessi protagonisti.
Le lettere trovate oggi sono, se possibile, ancora più importanti e preziose: rispetto alla betulla, molte tavolette sono realizzate su quercia “e questo ci permetterà una migliore lettura” una volta analizzati con gli infrarossi, metodo che permette di recuperare i segni grafici dal legno annerito dai secoli, come ha spiegato Birley.
Il fatto di essere state scritte con inchiostro, e non su tavolette di cera come quelle di Bloomberg, è il segno che si tratta di documenti permanenti, quindi da conservare, “non dei Post-it, ma scritti perché qualcuno aveva qualcosa di importante da comunicare“, ha aggiunto l’archeologo.
“Speriamo di imparare molte più cose sulla vita quotidiana a Vindolanda e magari su personaggi che già conosciamo“, ha concluso un raggiante direttore degli scavi che ha ammesso di aver festeggiato con champagne, lasciando la birra agli antichi soldati romani.
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