Mancano meno di due settimane all’inizio dei Mondiali del 2022, i primi a giocarsi in Medio Oriente e i primi a giocarsi in autunno, vicini vicini a Natale – non i primi da cui la nostra Nazionale azzurra è stata esclusa, però. Nonostante la scelta della Fifa di assegnarli al Qatar sia avvenuta dodici anni fa, qualche mugugno di protesta c’è ancora, specialmente per quello che è successo durante l’organizzazione ai lavoratori migranti, ma non solo.
Intervistato da un quotidiano svizzero tedesco, il Tages-Anzeiger, l’ex presidente della federazione calcistica internazionale Joseph Sepp Blatter ha detto che “la scelta del Qatar è stata un errore“, spiegando poi meglio cosa intendesse con quella frase. E lo è stata sicuramente, considerato che anche oggi l’ex calciatore professionista Khalid Salman, l’ambasciatore della Coppa del mondo del Paese arabo, ha dichiarato che l’omosessualità è un danno mentale.
Come abbiamo già avuto modo di vedere, l’assegnazione dei campionati del mondo di calcio, banalmente i Mondiali, al Qatar per il 2022 non è avvenuta senza pressioni. Gli emiri, infatti, hanno avuto un ruolo determinante nell’indirizzare il voto per il Paese arabo e, anche dopo, nonostante le notizie che arrivassero dal Medio Oriente fossero tutto meno che degne di uno Stato democratico (cosa che non è il Qatar), hanno continuato con la loro operazione di spionaggio, pare, per tenerseli cari, questi Mondiali.
A qualcuno, però, devono aver pressato, smezzando in un certo senso la colpa di quello che è successo specialmente ai lavoratori migranti, morti a migliaia per costruire delle cattedrali nel deserto, meglio: impianti sportivi immensi che serviranno per l’occasione e per le altre in cui, con la tecnica dello sportwashing, verranno richiamate squadre di club per giocarsi trofei talvolta anche importanti – dall’Italia, per esempio, si sono presi accordi con l’Arabia Saudita per disputare tre finali di Supercoppa, e di problemi, soprattutto per le donne, ce ne sono stati.
Non solo, però: perché è tutta la situazione dei diritti umani in Qatar che non piace ai tanti che, in un modo o nell’altro, boicotteranno questa ventiduesima edizione del torneo mondiale. Lo faranno non installando maxi schermi nelle piazze come in Francia, spedendo meno persone possibili, quindi solo i calciatori e l’allenatore, in Danimarca, continuando a puntare il dito su quello che è successo come in Germania. Trattandoli per quello che sono: il tentativo di ripulirsi l’immagine, attraverso lo sport, di un Paese.
E un errore. Per lo meno in base a quanto pensa l’ex presidente della Fifa Joseph Blatter che pure ha contribuito affinché fossero dal Paese arabo a organizzarli. In un’intervista rilasciata ieri dal quotidiano svizzero tedesco Tages-Anzeiger, l’ex numero uno del calcio internazionale, il cui mandato è finito nel 2015 a causa di grandi inchieste sulla corruzione dilagante all’interno dell’organizzazione, ha ammesso per la prima volta, appunto, che “la scelta del Qatar è stata un errore“, ammettendo inoltre anche di sentirsi responsabile.
Il dirigente sportivo svizzero ha anche spiegato come, di fatto, è avvenuta la scelta. Poco prima, infatti, dell’assegnazione, nonostante i piani della Fifa fossero quelli di affidare l’organizzazione di quelli del 2018 alla Russia e quelli del 2022 agli Stati Uniti, anche come segno di distensione tra due Paesi in conflitto (ora molto di più), c’è stato poi un cambiamento di rotta.
“Una settimana prima del Congresso della Fifa l’allora presidente della Uefa, Michel Platini, mi chiamò e mi disse che il nostro piano non avrebbe funzionato. Mi disse che l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy, in contatti con il principe ereditario del Qatar, gli aveva chiesto di fare il possibile per assegnare il torneo al paese arabo“, aggiungendo poi che “sei mesi dopo, il Qatar ha acquistato aerei da caccia francesi per 14,6 miliardi di dollari“.
Blatter, tra le altre cose, ha anche criticato l’attuale presidente della Fifa, Gianni Infantino, per essersi trasferito nel Paese arabo all’inizio dell’anno. Secondo lui, infatti, questo lo metterebbe troppo vicino agli organizzatori, mentre dovrebbe essere responsabile. Per esempio, ha concluso, “c’è una proposta per istituire un fondo per i lavoratori deceduti e i loro sopravvissuti, il Qatar dice di no. Cosa dovrebbe dire la Fifa ora che il suo presidente è sulla stessa barca del Qatar?“. Chissà. E che ne sarà degli omosessuali?
Ecco, a questa domanda ha risposto Khalid Salman, un ex calciatore professionista, ora ambasciatore dei Mondiali in Qatar, che ha definito l’omosessualità “un danno mentale” nell’intervista a Zdf, un’emittente televisiva tedesca che oggi manderà in onda un documentario sul torneo internazionale chiamato “Geheimsache Qatar”.
“Bisogna accettare le nostre regole qui“, ha dichiarato ancora Salman definendo l’omosessualità “haram“, ovvero proibita secondo l’Islam. “Molte cose arriveranno nel Paese durante i Mondiali. Per esempio, parliamo di gay. La cosa più importante è che tutti quelli che accettino di venire qui accettino anche le nostre regole“, ha aggiunto prima di concludere dicendo che i “problemi con i bambini che vedono i gay. Perché allora imparerebbero qualcosa che non va bene“.
Le dichiarazioni dell’ambassador sono arrivate anche all’orecchio della ministra dell’Interno tedesca, Nancy Faeser, che le ha definite “orribili“.
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