Nicolas Sarkozy, ex presidente della Repubblica francese, è stato condannato in appello a 3 anni.
Uno di questi è da scontare in cella. Il provvedimento arriva nell’ambito del processo sullo scandalo delle intercettazioni. Già in passato ha ricevuto altre condanne per corruzione e traffico d’influenza, con un focus nella vicenda dei falsi impieghi al Comune di Parigi, quando era sindaco della città. Non solo, si indaga anche sul coinvolgimento di Gheddafi e della Libia per quanto riguarda i fondi illeciti trasferiti per sostenere la campagna elettorale che lo vedrà nuovo presidente francese distaccando l’avversaria Segolene Royal con un piccolo ma significativo margine.
Dovrà scontare 3 anni di carcere, di cui uno in cella, questa la condanna per l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, accusato fra le altre cose anche di corruzione di un giudice.
Sarkozy è il secondo presidente francese ad essere condannato a una pena detentiva dopo Chirac. Il tribunale ha ritenuto che fosse stato raggiunto un cosiddetto patto di corruzione fra l’ex presidente, il suo avvocato Thierry Herzog e l’ex alto magistrato Gilbert Azibert, condannati anche loro alla stessa pena. Quest’ultimo avrebbe ricevuto promesse di passi avanti in carriera se avesse dato informazioni che invece dovevano rimanere coperte dal segreto istruttorio, riguardanti Sarkozy.
Era il dicembre del 2020 quando la Procura che si occupa del caso ha chiesto le condanne, molto severe, ora queste si sono concretizzate alla luce degli sviluppi dell’indagine.
Molto probabilmente la difesa dell’ex presidente, che attende altre sentenze nei processi a suo carico, farà ricorso in appello. Due anni della pena sono sospesi mentre uno è da scontare in cella e se verrà confermata questa decisione dei giudici, potrebbe diventare un regime di semilibertà o un periodo di lavori socialmente utili.
Il tribunale ha informato Sarkozy della possibilità di fare richiesta per i domiciliari, con braccialetto elettronico.
Era il 2018 quando uscì lo scandalo che vedeva coinvolto Nicolas Sarkozy nella vicenda dei presunti finanziamenti per la sua campagna elettorale, dalla quale ne uscì come nuovo presidente della Francia. I guai giudiziari coinvolsero lui e le persone a lui vicine, che sono le stesse che oggi sono state condannate nell’ambito di quello che è stato definito come lo scandalo Bygmalion.
Nel 2018 c’è stato il rinvio a giudizio e i fatti contestati erano molto gravi, infatti Sarkozy era accusato di aver truccato la sua campagna elettorale ma anche di aver tentato di corrompere tramite il suo avvocato, nel 2014, l’allora magistrato della Corte di Cassazione, Azibert, per riavere indietro le agende che gli erano state sequestrate.
In parole semplici, i giudici stavano indagando sui finanziamenti illeciti che lo vedevano protagonista e lui voleva farla franca, ora però chi lo ha appoggiato è stato condannato per violazione del segreto professionale. L’ex presidente francese, inizialmente in stato di fermo, venne formalmente incriminato anche per occultamento di fondi libici. Proprio la Libia infatti fu il Paese coinvolto nei finanziamenti illeciti.
Stando ai fatti, Sarkozy riceveva fondi appunto per la campagna elettorale del 2007, che poi lo portò alla vittoria delle presidenziali contro la sua sfidante. Lui ha negato tutto nei diversi interrogatori che si sono susseguiti e sebbene il fermo sia durato 26 ore, è stato poi sottoposto in libertà vigilata.
L’apertura dell’indagine vera e propria risale al 2013, dopo la scoperta di un documento libico che menzionava il fatto che Gheddafi avrebbe finanziato la campagna di Sarkozy. Le indagini sono andate avanti con progressi importanti, anche grazie all’ascolto di alcuni testimoni come un intermediario che ha ammesso di aver trasportato 5 milioni di euro in contanti da Tripoli a Parigi, per consegnarli all’ex segretario generale dell’Eliseo, Claude Gueant, che allora ricopriva la carica di ministro dell’Interno.
Gli inquirenti iniziarono così a investigare, anche grazie ad altri documenti come i libri dell’ex ministro del petrolio libico Ghanem, che menzionavano questi pagamenti. Se da un lato Gheddafi ha sostenuto senza problemi di aver dato soldi all’ex capo di Stato per la sua campagna, quest’ultimo lo ha sempre negato e continua a sostenere al sua posizione anche ora, che il provvedimento dei giudici è diventato esecutivo.
È nel mirino anche dei finanzieri per l’inchiesta Bygmalion, ovvero delle fatture false che avrebbero consentito nella campagna elettorale del 2012, il pagamento delle spese del candidato all’Eliseo. Lo scopo di questo sistema di frode, di cui lui si è sempre detto estraneo, era impedire che le spese superassero il tetto limite imposto per legge, ovvero 22 milioni, obiettivo fra l’altro fallito.
Così la società Bygmalion emise fatture false per eventi che non vennero mai organizzati. Parallelamente, il costo dei comizi e degli eventi correlati alla campagna sarebbero stati fittiziamente ridotti.
Sarkozy torna sempre sulle nostre pagine di cronaca ed è un po’ una costante della politica francese anche se in questo caso parliamo di altro, accuse molto gravi e un giro di denaro vasto che ha coinvolto molte persone. L’imputato ha attaccato più volte i magistrati e chiunque mette in dubbio la sua “buona fede”, tuttavia il governo francese prende le distanze definendolo un cittadino come tutti gli altri e quindi la giustizia deve fare il proprio corso senza sconti o favoritismi.
Tante teste sono cadute, forse nel corso delle indagini altre verranno fatte fuori. Tutto ciò ha alimentato un dibattito che tiene banco sulle emittenti televisive e sui social, dove come al solito da una parte ci sono i suoi sostenitori e dall’altra chi lo ha sempre accusato di non aver lavorato in modo pulito.
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