Il Libano sta attraversando uno dei momenti più difficile della storia moderna e la situazione del paese è altamente molto preoccupante. Oggi è avvenuta la decima fumata nera in merito alle elezioni presidenziali che slittano nuovamente lasciando il vuoto presidenziale. Nella serata di ieri inoltre è stato attaccato un convoglio dei caschi blu dell’Onu, che purtroppo è costato la vita ad un militare peacekeeper irlandese, impegnato per l’appunto nella missione di pace in Libano.
Quella che si respira in Libano oggi è una delle crisi peggiori mai viste negli ultimi anni, le unita governativa riescono e sono riuscite ad attutire diversi eventi negativi concatenato ma, ovviamente, non tutti il paese è sprofondato nella povertà più totale. L’inflazione dilaga e i prezzi dei beni alimentari sono aumentati del 2000%. Nonostante si verifichino scontri di tanto in tanto, la guerra civile che si aspettavano le autorità occidentali tra fazioni religiose differenti è stata fino ad ora scongiurata.
Il Libano è uno dei paesi più in difficoltà a livello globale e sta attraversando un momento di crisi economica e sociale senza precedenti. Il paese è da sempre suddiviso tra religione differenti che si scontrano, ma che hanno anche avuto modo di trovare compromessi e gestire ognuna questioni differenti statali e, proprio questa suddivisione dei compiti, ha permesso al paese di non sprofondare in precedenza nel baratro.
La crisi economica sopraggiunta nel 2019 ha portato povertà e disperazione all’interno della nazione che era già debilitata e lo ha fatto toccando piano piano ogni settore e aspetto economico. L’esplosione di Beirut avvenuta successivamente ha poi gettato il paese nella totale devastazione. Oltre ad aver provocato centinaia di morti e migliaia di feriti ha lesionato un punto focale dell’economia libanese. L’inflazione ha cominciato ad aumentare pericolosamente mentre la moneta ha perso rapidamente quasi tutto il suo valore ed è scesa del 95% rispetto al valore precedente e soprattutto confronto al dollaro. I rincari hanno toccato moltissime tipologia di prodotti andando ad impattare pericolosamente sulle famiglie e sul loro benessere. Il debito pubblico del Paese ha raggiunto livelli elevatissimi e insostenibili.
Si pensi soltanto che i beni di prima necessità come il pane sono aumentati del 2000% e hanno portato così fame e precarietà maggiore. Nonostante diversi cambi di governo, le minoranze, hanno comunque cercato di arginare la situazione, che ora però è diventata davvero devastante. Oltre alla disperazione del popolo e alla povertà estrema si aggiunge anche l’epidemia di colera che ha colpito, in questi ultimi mesi, copiosamente lo Stato e sta mettendo in ginocchio i cittadini libanesi.
Si tratta di una concomitanza di elementi che destabilizzano la Nazione e, secondo la Human Rights Watch, una crisi di questo tipo può sfociare in qualsiasi momento in una guerra civile che rischierebbe di annientare il paese.
Dopo sondaggi eseguiti sulle famiglie libanesi emerge che il salario medio è di 122 dollari a famiglia e comprende anche i sussidi e le agevolazioni statali, ciò vuol dire che in realtà lo stipendio è ancora più basso. Diventa impossibile perciò per molte famiglie a riuscire a pagare bollette e cure mediche.
La soglia di povertà ha raggiunto il 95% della popolazione che, nonostante ciò ad oggi continua ad andare avanti e lo fa addirittura senza un presidente. Per la decima volta è stata emessa una fumata nera e il Libano, dopo il nuovo tentativo odierno, non ha ancora un presidente. Sembra che non sarà semplice trovare chi vada a sostituire l’ex Capo di stato, il cui mandato è scaduto il 31 ottobre.
Il vuoto presidenziale, certamente non aiuta la popolazione in difficoltà, e le associazioni umanitarie si stanno concentrando e stanno cercando di spostare l’attenzione il più possibile sulla situazione precaria dei libanesi, che resistono ma cominciano seriamente ad avere paura per il loro futuro.
Il nervosismo ha preso il sopravvento e la fame ha riportato nel paese guerriglia interna e scontri che sono diventati inevitabili. La Banca Centrale Europea ha definito, quella del Libano, la peggiore crisi dell’epoca moderna. Le banche hanno limitato l’accesso ai conti correnti e si sono verificati, all’interno del paese, moltissimi assalti alle banche da parte di cittadini che volevano recuperare il proprio denaro. Non è possibile difatti accedere ai proprio risparmi nonostante siano stati depositati.
In un clima di tensione come quello sopra descritto è inevitabile arrivare anche a scontri armati ed è quello che è capitato ieri sera poco dopo le 23.
Il Libano ha da molti anni al suo interno la missione di pace delle Nazioni unite, che tenta di mantenere l’ordine nel Paese e evitare una crisi civile interna. Nonostante l’intento positivo non da tutti, la presenza dell’Onu, è vista in maniera positiva e ieri sera abbiamo assistito purtroppo ad una nuova escalation di violenza che è andata a colpire i militari peacekeeper.
Il militare irlandese ucciso faceva parte, per l’appunto, della missione di interposizione Nazioni Unite nel Libano meridionale chiamata anche Unifil. L’attacco subito dai mezzi militari europei è avvenuto fuori dall’area di pertinenza della missione Unifil e più precisamente a Al Akabiya, a sud di Sidone, nella zona di Sarafand, che è come sopra citato fuori dall’area di responsabilità di Unifil.
Il dipartimento di Difesa Irlandese ha spiegato che due convogli Onu, che viaggiavano in direzione Beirut, sono stati attaccati alle 23:15 del 14 dicembre e sono stati colpiti da armi da fuoco leggere.
Il portavoce di Unifil Tenenti ha scritto in una prima nota: “È con profondo rammarico che le Forze di difesa irlandesi possono confermare la morte di uno dei nostri operatori di pace in un grave incidente in Libano la scorsa notte”.
Dopo la nota informativa di rito ha invece rivolto le condoglianze alla famiglia del peacekeeper irlandese ucciso e auguri di pronta guarigione ai feriti. Il giovanissimo soldato Onu si chiamava Seán Rooney e la sua perdita ha devastato la sua unità. La seconda nota di Tenenti presenta un inizia augurando:“una piena e pronta guarigione ai feriti”. Finora, i dettagli dell’incidente sono sporadici e contraddittori, ci stiamo coordinando con le forze armate libanesi e abbiamo aperto un’indagine per determinare esattamente cosa sia successo”.
L’Onu avvierà un’indagine per capire la natura di questo gesto e ogni particolare e dinamica che ruotano intorno ad esso.
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