Libero quotidiano travolto dalle polemiche dopo la prima pagina dedicata alla vicenda della bimba di 4 anni di Trento morta di malaria. “Dopo la miseria portano malattie“, è il titolo dell’edizione cartacea che introduce l’articolo a firma del vicedirettore Pietro Senaldi. La tesi del quotidiano è che la bambina sia morta a causa dei migranti che avrebbero “portato” la malaria: il web si scatena e su Twitter l’hastag #Libero è in testa ai TT, preso d’assalto da molti utenti. Non bastasse, dopo il sottotitolo campeggia il richiamo al caso degli stupri di Rimini, con in evidenza alcuni dettagli sulla modalità dello stupro. La costruzione della pagina è chiara: gli stranieri vengono in Italia, portano malattie che uccidono i bambini e violentano le donne con crudeltà. Per come è costruita, la pagina di Libero è vergognosa e indegna e ora vi spieghiamo il perché.
La pagina di Libero è uno scempio dal punto di vista giornalistico. Il titolo, dai toni che richiamano il Ventennio fascista, è una fake news perché, a oggi, non ci sono prove scientifiche che i migranti portino malattie.
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Anche l’articolo è sbagliato perché non racconta i fatti, non spiega quanto accaduto ma arriva a conclusione arbitrarie senza alcuna prova solo per dire che “la colpa è degli africani”.
La vicenda di Trento è molto delicata e non solo perché è morta una bambina di 4 anni, ma anche perché è il primo caso di malaria autoctona registrato in Italia dal 1997. A oggi non sappiamo come la piccola Sofia sia stata infettata: la procura di Trento e quella di Brescia stanno indagando, la prima con l’ipotesi di omicidio colposo.
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Capire come si sia infettata la bimba è fondamentale primo per dare risposte ai genitori e poi per la salute di tutti. La scienza dice che ci si può infettare solo tramite il morso della zanzara anofele, che non vive in Italia, o tramite contatto con sangue infetto. Sofia era stata ricoverata in ospedale a Trento negli stessi giorni di due bambini del Burkina Faso che avevano contratto la malaria: da qui il sospetto che in qualche modo la piccola sia entrata in contatto con il loro sangue.
Di certo non c’è nulla: non lo sanno gli esperti inviati dal ministero, gli inquirenti o i medici. Senaldi pare sia l’unico a saperlo: per il vicedirettore “la sfortuna e un po’ di malasanità” hanno fatto sì che gli stranieri portassero dall’Africa una zanzara che pungesse prima loro e poi Sofia.
Non servono prove scientifiche o investigative quando hai a portato di mano degli africani. Non importa che merci e persone si muovano ogni giorno in tutto il mondo, e con loro virus, batteri e insetti che di certo non hanno bisogno del passaporto: non sappiamo se una zanzara anofele sia davvero arrivata in Italia e come, ma la colpa è degli stranieri.
Se invece dovessimo scoprire che Sofia è stata contagiata dal sangue infetto, di chi sarà la colpa? Dei bambini ammalati o di chi, in un ospedale italiano nel 2017, sapendo di avere casi di malaria in reparto, ha permesso che un’altra paziente venisse contagiata?
Libero sta solo raccontando la sua versione dei fatti senza avere prove o attendere l’esito delle indagini, perché deve dimostrare che la colpa è sempre e comunque degli stranieri.
Lo è anche per lo stupro di Rimini. Il quotidiano, diretto da Vittorio Feltri, aveva già aperto con un titolo indegno quando definì l’ex mediatore culturale autore del commento choc (che è stato licenziato ma questo Libero si è dimenticato di aggiungerlo) un “capo musulmano”, associando così l’islam alla violenza sessuale.
Anche oggi Libero usa la tremenda vicenda del duplice stupro e la ricostruzione fatta dalle vittime per dare forza alla tesi che gli africani, tutti e sempre, sono pericolosi. A questo serve il dettaglio della violenza subìta dalle vittime, ben evidenziato in prima pagina: a sottolineare la bestialità degli stupratori stranieri.
Che importa della dignità delle vittime quando hai la possibilità di sbattere in prima pagina i mostri stranieri, usando tra l’altro un’immagine che fa il verso al porno (e quindi solletica il lettore)? Difficile sostenere che hai a cuore la questione femminile se, dopo questo scempio, nella stessa prima pagina pubblichi un articolo dal titolo “Alle donne non basta avere un uomo solo“.
“Questo è un articolo che Libero non avrebbe mai voluto scrivere“, si legge in apertura dell’articolo di Senaldi. Con tutto il rispetto, caro vicedirettore, questo è un articolo che non avremmo voluto leggere.
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