[didascalia fornitore=”/ansa”]Nave Comandante Borsini[/didascalia]
‘Bombarderemo le navi italiane’. Il messaggio è chiaro e minaccioso e arriva da Kalifa Haftar, generale libico, che avrebbe dato ordine ai suoi uomini di aprire il fuoco contro le navi italiane impegnate nella missione navale di supporto alla Libia. Parole forti, che arrivano proprio mentre l’imbarcazione ‘Comandante Borsini’, già impegnata nell’operazione ‘Mare Sicuro’, è entrata in acque libiche, dopo aver ricevuto le necessarie autorizzazioni, facendo rotta verso il porto di Tripoli.
Solo poche settimane fa il generale Khalifa Haftar ha partecipato ad un vertice a Parigi con il presidente francese Emmanuel Macron, il capo del governo di unità nazionale libico Fayez al-Sarraj e l’inviato speciale Onu per la Libia Ghassan Salame. Vertice che per l’Italia, grande esclusa, ha rappresentato un vero e proprio schiaffo.
Il Parlamento libico di Tobruk ha condannato la missione italiana, parlando di ‘violazione della sovranità nazionale’ e affermando di non riconoscere la validità dell’intesa raggiunta dal governo di accordo nazionale di Fayez al Sarraj con le autorità italiane. Secondo ‘Libya Herald’, la Camera dei rappresentanti ha sollecitato l’intervento delle Nazioni Unite per evitare una crisi con l’Italia.
Anche Sayf al-Islam Gheddafi, figlio ed erede politico del dittatore detronizzato e ucciso nel 2011, ha lanciato pesanti accuse all’Italia: ‘I politici italiani hanno rovinato la sintonia e i rapporti che erano alla base delle relazioni tra i due Paesi vicini dopo aver concesso alla Nato di bombardare le città libiche da basi italiane’. E ancora: ‘La politica italiana sulla Libia è una politica nostalgica della visione coloniale e fascista che considerava le coste di Tripoli come una colonia di Roma’.
Tornando ad Haftar, l’uomo forte della Cirenaica e principale rivale del premier Fayez al Sarraj (riconosciuto dalla comunità internazionale), queste le sue parole: ‘Noi siamo impegnati in prima linea nella lotta al terrorismo. Ci stupisce, dunque, che un Paese amico come l’Italia interferisca tanto indebitamente nelle nostre operazioni. Non posso dunque che confermare che qualsiasi nave militare italiana o di qualsiasi altro Paese che entrerà nelle nostre acque, senza la nostra autorizzazione, verrà bombardata dalle nostre forze‘.
Ma quante possibilità ci sono che gli uomini al servizio di Haftar attacchino davvero la ‘Borsini’? Il generale possiede una forza navale limitata, che impiegherebbe diverse ore per muoversi dai porti della Cirenaica, lungo il golfo della Sirte controllato peraltro dalle milizie di Misurata, e raggiungere il tratto di mare di fronte alla capitale. I rischi potrebbero arrivare dall’aviazione, che ci metterebbe molto meno tempo ad arrivare in zona. Al momento, i piloti si sono concentrati contro le forze di Misurata. Da Bengasi confermano: ‘In teoria, i nostri caccia bombardieri hanno la possibilità di colpire qualsiasi nave al largo della Tripolitania e nel porto della capitale’.
Haftar si sente particolarmente forte in questo periodo perché le sue forze hanno recentemente ottenuto il controllo totale della piazza di Bengasi e si stanno posizionando per allargare le operazioni nelle zone desertiche a sud di Tripoli. L’Italia, al momento, ha definito ‘inattendibile’ e ‘infondata’ la notizia delle minacce alle navi italiane. Fonti governative aggiungono che la richiesta di intervento di supporto e accompagnamento militare italiano è venuta dalle autorità libiche riconosciute dall’Onu. Non solo: l’Italia è già presente pure in altre zone del Paese libico, come Misurata, sotto il controllo di un’altra fazione. Qui c’è personale militare sanitario del nostro Paese, che sta conducendo l’operazione ‘Ippocrate’, ossia sta allestendo un ospedale per la cura di civili e militari libici feriti.
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