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Libia, scimmia causa faida sanguinosa tra tribù strappando il velo a una ragazza

Se quella scimmia dispettosa fosse stata al suo posto forse non sarebbe scoppiata la sanguinosa faida che ha portato già alla morte di almeno una quarantina di persone in Libia. La spirale di cieca violenza è cominciata per caso a Sabha, una località del sud della Libia, a circa 660 chilometri da Tripoli nel deserto verso Niger e Ciad, dove vige la legge tribale. La causa scatenante della guerra tra tribù è stata proprio una piccola scimmia che ha ‘infastidito’ una ragazza. Immediatamente la famiglia di quest’ultima ha reagito uccidendo l’animale e tre esponenti della famiglia avversaria. A quel punto il gioco di botta e risposta (a colpi di kalashnikov, mortai, razzi, granate e mitragliatrici) si è fatto decisamente più sanguinoso e mortale.

Contrapposte ci sono due famiglie rivali, che si sono dichiarate guerra aperta. Le due tribù sono la Gaddadfa, che è il clan da cui discendeva il colonnello Muhammar Gheddafi, contrapposta agli Awlad Suleiman. Entrambi rappresentano le più imponenti forze armate di tutta la regione. Come accennato a scatenare la rappresaglia è stata l’aggressione della scimmia, che lo scorso venerdì è saltata addosso a una ragazza della tribù degli Awlad, graffiandola e soprattutto strappandole il velo dalla faccia.

La scimmia era l’animale di un negoziante facente parte della tribù dei Gaddadfa, per cui i rivali della tribù Awlad Suleiman hanno pensato bene di lavare l’onta con il sangue, impallinando prima la scimmia e subito dopo 3 membri dei Gaddadfa. Da quel momento la faida che si è scatenata ha portato già alla morte di decine e decine di persone.

“Ci sono donne e bambini tra i feriti e alcuni stranieri provenienti da paesi dell’Africa sub-sahariana tra quelli uccisi a causa di bombardamenti indiscriminati”, ha detto un portavoce del Medical Centre Sabha ai cronisti di al Jazeera.

Secondo i dati rilasciati dagli ospedali locali, i morti nelle due tribù sarebbero già 48, mentre i feriti sarebbero più di una sessantina. Una vera carneficina. Ora, secondo quanto riferito dal deputato Ibrahim Mesbah el Hadi al portale Alwasat, “la situazione è molto brutta: mancano gli equipaggiamenti necessari all’ospedale e le scuole sono chiuse”. Il Consiglio presidenziale ha già inviato degli uomini per curare i feriti ed ha annunciato a breve l’arrivo di una forza militare per cercare di mantenere la sicurezza e aiutare i capi tribù a mettere da parte i sentimenti di vendetta e a riconciliarsi. Evento che molti locali giudicano improbabile.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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