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Quali (e quanti) sono i libri censurati in Italia? Quasi cinquant’anni fa veniva abolito il famigerato Indice dei libri proibiti, una lista di opere e di romanzi di diverso genere, considerati ‘pericolosi’ per la moralità dell’uomo. Creato dalla Chiesa nel 1558, l’elenco ‘nero’ aveva lo scopo di ostacolare qualsiasi tipo di contaminazione o corruzione della fede, derivate da scritti il cui contenuto era stato giudicato immorale. Dell’Indice, abolito nel 1966 da Paolo VI, hanno fatto parte alcune tra le opere fondamentali della storia, della filosofia, della letteratura, dell’economia e della fisica, la cui lettura, per quasi cinquecento anni, è stata considerata un peccato punibile addirittura con la scomunica. Per non parlare dei testi religiosi, giudicati, spesso insieme ai loro autori, eretici e pertanto destinati al rogo.
Letteratura e censura
Non c’è arma più tagliente della parola scritta, dunque, e i libri, nel corso della storia, hanno fatto spesso discutere, portando gli autori più coraggiosi a scontrarsi con le terribili maglie della censura. Che, a causa del linguaggio o delle tematiche affrontate, può decidere di intervenire, per paura, per questioni di legalità o solo per non alterare il sistema morale dominante.
Il controllo della comunicazione e della libertà, scritta, di pensiero, non riguarda quindi solo il periodo buio della repressione culturale medievale o quella politica delle dittature moderne, ma anche nell’era contemporanea, nei Paesi che vantano la più totale libertà di espressione, diverse opere letterarie hanno dovuto scontrarsi con i limiti censori. Come in Italia, considerata, secondo un’analisi effettuata dall’organizzazione Freedom House, come ‘parzialmente libera’, essendo ad uno dei livelli più bassi per quanto concerne la libertà di stampa in Europa. Ma quali sono i libri censurati in Italia? Scopriamone brevemente qualcuno.
Decamerone, di Giovanni Boccaccio
Tra i classici della letteratura italiana, l’opera principale di Giovanni Boccaccio fu sottoposta a censura poiché, non solo metteva in cattiva luce preti, frati, monache e badesse, ma istigava – oggi diremmo ‘ispirava’ – ad una vita edonistica, dedita al piacere ed al culto della serenità. Sentimenti tipici della visione umanistica e rinascimentale, ma in pieno disaccordo con quella ecclesiastica, che per questo, mise al bando l’opera.
Il libro, come sappiamo, narra di un gruppo di giovani che per sfuggire alla peste, si allontana da Firenze intrattenendosi con novelle umoristiche dai frequenti richiami all’erotismo. L’opera, tacciata di immoralità e di scandalo fu, per molto tempo, considerata inadeguata per la letteratura italiana fino a diventarne, poi, uno dei classici più rappresentativi. Del Decamerone di Boccaccio famosissima è la trasposizione cinematografica che ne fece Pasolini nei primi anni Settanta che, per la presenza esplicita di scene di nudo maschile e femminile, fu anch’essa vittima della severità censoria.
L’amante di Lady Chatterley, di David Herbert Lawrence
Scritto e pubblicato per la prima volta a Firenze nel 1928, narra la relazione amorosa tra una donna della ricca borghesia, sposata con un uomo paraplegico, ed un uomo appartenente alla cosiddetta working class. Il romanzo, sia per le vicende narrate che per i chiari riferimenti sessuali, venne immediatamente tacciato di oscenità e messo al bando in tutta Europa. In realtà ciò che fece storcere il naso ai benpensanti dell’epoca furono sì le descrizioni degli amori della protagonista, ma soprattutto il fatto che la donna, Lady Chatterley, è il simbolo del risveglio culturale e sociale che si stava vivendo in quegli anni, eroina ribelle e rivoluzionaria che, avvilita dalla propria esistenza, cerca una vita migliore, finendo per scontrarsi sia con il potere maschile che con le convenzioni imposte dalla sua posizione sociale.
La mascherata, di Alberto Moravia
Anche Alberto Moravia ha dovuto fare i conti con la severità della censura: il romanzo La mascherata, infatti, pubblicato nel 1941, fu sequestrato dal regime fascista in occasione della seconda edizione. Il racconto, ambientato nell’America Latina, narra della dittatura, immaginaria di un certo Tereso Arango, che conquista il potere dopo anni di guerra civile. In realtà l’opera non è altro che una violenta satira nei confronti del regime fascista che, per questo motivo, mette al bando il libro. Per tutti gli anni del fascismo, per evitare la censura, Moravia scriverà solo sotto pseudonimo.
Il Dottor Zivago, di Boris Pasternak
Pubblicato in anteprima mondiale in Italia nel 1957 – grazie a Giangiacomo Feltrinelli che riuscì a vincere le pressioni internazionali del regime sovietico – Il Dottor Zivago racconta le vicende di Jùrij Andrèevic Zivago, medico e poeta, coinvolto nella Rivoluzione d’Ottobre e diviso dall’amore per due donne. Unica opera dello scrittore russo, il romanzo fu a lungo osteggiato dal regime comunista, ma ciò non gli impedì di conquistare il Nobel per la Letteratura nel 1958, premio che, a causa delle pressioni di Nikita Krusciov, l’autore fu costretto a rifiutare. Bisogna aspettare il 1988 perché il romanzo venga pubblicato per la prima volta anche in Russia.
Ragazzi di vita, di Pier Paolo Pasolini
Tra gli intellettuali più rappresentativi del panorama culturale italiano, Pasolini pubblica il suo primo romanzo, Ragazzi di vita, nel 1955. La storia è quella di un gruppo di adolescenti della Roma borgatara del secondo dopoguerra, pischelli che vivono alla giornata, tra furti, giochi d’azzardo e prostitute, nel quartiere di Pietralata, alla periferia della città. Ma proprio per i temi trattati – in primis la prostituzione maschile – l’autore fu accusato di pornografia e il romanzo condannato per oscenità. L’opera tuttavia, esclusa dal Premio Strega e dal Premio Viareggio, ottenne subito uno straordinario successo di pubblico, confermato dalla assoluzione in formula piena dell’autore, grazie anche alla testimonianza di Carlo Bo che aveva definito il romanzo ‘ricco di valori religiosi, perché spinge alla pietà verso i poveri e i diseredati‘.
Tropico del Cancro, di Henry Miller
Pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1934, il romanzo di Miller rientra a pieno titolo nel genere erotico. Scritto in prima persona racconta, tra passato e presente, la vita e le imprese dell’autore e dei suoi amici, tutti aspiranti artisti nei quartieri poveri della Parigi degli anni Trenta. Per i passaggi che descrivono esplicitamente i diversi incontri sessuali vissuti dai protagonisti, il romanzo fu proibito per oscenità in tutti i Paesi anglosassoni, diventando, al contempo, uno dei souvenir di maggiore successo tra i turisti inglesi e americani che cominciarono ad importarlo di contrabbando.
La prima edizione in italiano è stata curata da Feltrinelli e pubblicata nel 1962. Per evitare i meccanismi severi della censura, la stessa Casa Editrice fece risultare il libro come stampato in Francia, trascrivendo in terza di copertina queste parole: ‘Avvertenza importante. Questa edizione è destinata al mercato estero; l’Editore ne vieta l’importazione e la vendita in Italia‘. In realtà il libro, ormai famoso non solo per i suoi dettagli erotici ma anche per la prosa colta e scorrevole – che lo rende, a pieno titolo, uno dei grandi capolavori della narrativa del XX secolo – veniva venduto sottobanco, fino a quando, dopo una lunga querelle giudiziaria, entra ufficialmente nel mercato editoriale italiano.
Mafarka il futurista, di Filippo Tommaso Marinetti
Prima opera ufficialmente futurista – fu scritta nel 1909 – è ambientata in un’Africa immaginaria che fa da sfondo alle epiche avventure di Mafarka che, dopo aver sconfitto i nemici, decide di ritirarsi per poter creare un figlio, una sorta di semidio alato e gigantesco che Mafarka partorisce con la sola forza del pensiero.
Il romanzo, chiaro esempio di applicazione del futurismo alla letteratura, causò al suo autore una denuncia, con processo, per oltraggio al pudore a causa dei contenuti pornografici dell’opera, che fu ripubblicata, in forma censurata, nel 1920.
Nel 2003 la Oscar Mondadori ha ristampato l’edizione italiana del 1910, riportando tra parentesi tutti i tagli apportati dopo la sentenza di condanna.
Altri libertini, di Pier Vittorio Tondelli
Romanzo cult tra i giovani degli anni Ottanta, l’opera prima dello scrittore emiliano scomparso nel 1991, fu considerata, nonostante l’immediato successo di vendite, scabrosa e blasfema. Questo a causa dell’atteggiamento libertino e fortemente trasgressivo dei protagonisti, giovani ribelli che rifiutano le regole e le convenzioni imposte dalla società.
Tacciato di oscenità i romanzo fu sequestrato dalla Procura de l’Aquila a causa della denuncia di un privato cittadino, offeso per la presenza di bestemmie e di immagini molto forti – si narra apertamente di rapporti omosessuali – evidentemente inusuali agli occhi della morale del tempo. In realtà, nel suo romanzo di formazione, Tondelli non ha fatto altro che descrivere i tratti sociali e culturali del suo tempo, riportando alla luce le contraddizioni che la fine degli anni Settanta aveva trascinato con sé.
La forte carica trasgressiva del romanzo, infine, sta anche nel linguaggio dei protagonisti che combina il parlato giovanile con riferimenti letterari e dialettismi emiliani, citando musica, cinema e fumetto, per uno stile che, nonostante il peso della censura, è frutto di grande competenza letteraria.
Attualmente vi sono due diverse edizioni del romanzo: una più ‘edulcorata’ edita da Bompiani e l’altra, intatta, pubblicata da Feltrinelli.
Porci con le ali, di Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera
Non completamente censurato ma vittima di tagli importanti, anche Porci con le ali, il romanzo di Rocco e Antonia – pseudonimi degli autori Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera – pubblicato per la prima volta nel 1976 dalla Savelli Editore.
L’opera è narrata in prima persona dai due protagonisti, i liceali Rocco e Antonia alle prese con la scuola, l’impegno politico, le speranze, le frustrazioni e il loro grande amore, destinato però ad esaurirsi presto. Nonostante il successo di vendite l’opera fece enorme scandalo all’epoca, a causa del linguaggio spinto e di situazioni intime descritte con minuzia di particolari – famosa, tra i brani incriminati, la scena del party tra studenti, a casa di un professore, che si trasforma in una piccola orgia. Insieme alla copertina disegnata per l’occasione da Pablo Echaurren, molti non digerirono l’atmosfera di fondo del libro, che mescola al disagio della condizione giovanile la vitalità e lo slancio che derivano da situazioni frivole e leggere, come l’accettazione consapevole della propria sessualità.
La censura colpì invece l’omonima trasposizione cinematografica che il regista Paolo Pietrangeli realizzò nel 1977: la pellicola, infatti, un flop totale, fu sequestrata a causa delle scene al limite della pornografia, ma rimessa poi nuovamente in circolazione.
Pasque di sangue. Ebrei d’Europa e omicidi rituali, di Ariel Toaff
Concludiamo la nostra carrellata dei romanzi proibiti in Italia con un caso di ‘autocensura‘ di cui fu protagonista il rabbino, nonché storico e scrittore, Ariel Toaff. La prima edizione del saggio Pasque di sangue. Ebrei d’Europa e omicidi rituali, pubblicata nel 2007, suscitò infatti così tante polemiche che lo stesso autore decise di ritirarlo dalle librerie, pensando in prospettiva di apportarvi le giuste ‘correzioni’.
L’opera analizza l’ambiente storico e culturale ashkenazita, quando cioè si è sviluppata l’accusa nei confronti degli ebrei di praticare omicidi rituali in occasione della Pasqua. Tali pratiche, secondo alcuni, avrebbero avuto come vittime infanti di religione cristiana, ma la storiografia ufficiale non ne ha mai sostenuto il fondamento. Nel suo saggio invece Toaff da una parte ribadisce che gli omicidi in questione sono solo dei miti cristiani, dall’altra però non nega la possibilità che qualche frangia estremista ashkenazita abbia utilizzato del sangue umano a scopi rituali.
Come dicevamo, l’autore decise di ritirare immediatamente il libro dal mercato, cosa che, com’era prevedibile, suscitò ancor di più l’interesse per il ‘caso Toaff’. L’opera fu ripubblicata, con le dovute modifiche, l’anno successivo: in questa seconda edizione l’autore precisa che le aggiunte sono state apportate per chiarire e ‘rendere più esplicito il mio pensiero, e non consentire così equivoci di sorta‘.
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