Sono passati quasi 4 mesi da quella manifestazione antagonista contro un comizio di Casapound in centro città a Torino dove ci furono anche scontri e feriti. In pochi forse si ricordano quella vigilia infuocata prima delle elezioni amministrative, carica di tensione, forse qualcuno in più si ricorderà il volto sfigurato di collera di Lavinia Flavia Cassaro, 38 anni, la docente indagata per istigazione a delinquere, oltraggio a pubblico ufficiale e minacce. Quell’insegnate che gridò muso a muso alla polizia che presidiava la manifestazione torinese “dovete morire”.
Ebbene l’irruente insegnante è stata è stata licenziata dall’Ufficio scolastico regionale del Piemonte. Il provvedimento disposto dallo stesso ufficio scolastico di fatto licenzia la professoressa a partire dal 1 marzo 2018, ovvero, da quando è arrivata la segnalazione in procura sui fatti di quel 22 febbraio. Il provvedimento è però datato 7 giugno 2018 e le è stato notificato nei giorni scorsi come ha reso noto il Coordinatore Nazionale Cub Scuola, Cosimo Scarinzi.
Il sindacato però è dalla sua parte: “È legittimo avanzare qualche dubbio sulla strenua ‘salvaguardia dei valori democratici della Repubblica’, visto che nel nostro Stato si permette al leader di CasaPound di rivendicare apertamente l’eredità del fascismo, mentre si spara con gli idranti su coloro che, in modo magari discutibile, difendono i valori dell’antifascismo” – ha commentato Scarinzi – “La professoressa è stata processata in diretta tv, se la professoressa non fosse stata intercettata dai giornalisti, il caso Cassaro non sarebbe mai esistito. Dal punto di vista sindacale ci preoccupa che il provvedimento amministrativo si confonda con quello penale. Il licenziamento è una misura spropositata, continua Scarinzi che definisce inconsistente la contestazione mossa alla docente“.
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