La Cina si è posta come obiettivo, dopo tre anni di isolamento, quello di aumentare la sua offensiva diplomatica, con lo scopo di riconquistare il terreno perduto durante questi anni, che hanno visto per la prima volta una sorta di immobilità cinese. Uno dei punti principali affrontati dal presidente Xi Jinping, durante la sua ultima dichiarazione, è quello di rafforzare la sua posizione pubblica. Emerge chiaramente la volontà di superare la storica rivale ovvero Washington e ristabilirsi fortemente nel mercato globale.
Le dinamiche che si stanno creando e si sono plasmate nel corso dei mesi, anche a causa degli avvenimenti inerenti il conflitto in Ucraina, hanno generato alleanze ma anche disaccordo ed è inevitabile osservare che, nelle ultime settimane, un netto peggioramento ha colpito i rapporti bilaterali tra Pechino e Stati Uniti. Il capo di Stato Jinping ha di conseguenza, sentendosi messo ai margini, stretto un’alleanza ancora più intensa con Mosca e questo ha peggiorato le relazioni, già incrinate, con il presidente Biden a causa della vicenda dei palloni spia che hanno sorvolato gli USA. Questione che nelle scorse settimane ha tenuto banco su tutti i media internazionali e ha fomentato molto malcontento a Pechino.
Proprio in merito a questo argomento, il nuovo ministro degli esteri Qin Gang ha dichiarato martedì che: “la diplomazia cinese ha premuto il pulsante dell’acceleratore“, citando anche la ripresa degli scambi post pandemia e la ripresa dello sviluppo economico.
Nella sessione plenaria che si è tenuta nei giorni scorsi, il capo di Stato cinese ha rilasciato diverse dichiarazioni che hanno sicuramente destato interesse internazionale e attirato nuovamente l’attenzione sulla questione di Taiwan ma anche in merito alla tensione con gli Stati Uniti e sulla possibile fornitura cinese di armi alla Russia da impiegare in Ucraina.
Le autorità cinesi hanno deciso di aumentare il budget per le spese diplomatiche del 12,2% per il 2023. Si tratta di un cambiamento drastico che salta all’ occhio in maniera evidente dopo la Politica Zero Covid, che ha visto i confini chiusi quasi completamente ma, soprattutto, dopo che emerge anche che la spesa definita dal governo per la diplomazia nel 2020 era stata diminuita dell’undici, 8% per poi essere aumentata del 2,4% nel 2022.
Un salto drastico che mostra l’importanza per il capo di Stato Jinping della questione dei rapporti internazionali e del riprendere l’espansione economica e diplomatica fino ad ora accantonata.
Emerge che il budget di quest’anno è fissato a 54,84 miliardi di yuan che sono stimati in circa 8 miliardi di dollari. la cifra rimane comunque inferiore a quelle stanziate nel periodo pre pandemia ma anche gli esperti affermano, come riferisce anche la CNN, segna un passo importante mirato a riallacciare i rapporti finora interrotti e competere e, possibilmente, superare gli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti hanno invece stanziato la spesa diplomatica del 2023 una cifra pare a 67 miliardi di dollari.
La cifra stanziata non servirà soltanto per finanziare viaggi diplomatici ma, secondo il ministero delle Finanze cinese, le spese diplomatiche comprendonio tutta una serie di aree differebti come per esempio i bilanci per il ministero degli esteri, le ambasciate e i consolati cinesi, fino alla partecipazione della Cina ha organizzazioni internazionali per arrivare ad aiuti esteri e a propaganda estera.
Un professore associato presso la Lee Kuan Yew School of Public Policy presso l’Università nazionale di Singapore ha spiegato che è molto probabile che la Cina aumenti i propri sforzi inerenti soprattutto la propaganda estera e che punti,anche, ai social media e a un’immagine internazionale nuova e che vada oltre le discussioni emerse, negli ultimi periodi, che hanno penalizzato l’immagine internazionale della Cina. Questo secondo il capo di Stato Jinping è stato in gran parte dovuto alle affermazioni e alle accuse provenienti dagli Stati Uniti.
La corsa della Cina verso la ripresa post pandemia spazia, anche, all’interno di un ampliamento militare che spaventa la comunità globale, in quanto viene subito in mente la questione di Taiwan e la riunificazione che lo stesso presidente cinese ha menzionato svariate volte. L’approvvigionamento militare che sta attuando il capo di Stato cinese è importante e la tensione riguardo la questione militare colpisce Stati Uniti e Cina è sempre più tesa e nella zona dell’Indo Pacifico, dove entrambe le potenze mondiali hanno espanso le proprie mire e, in previsione di un attacco cinese a Taiwan, gli Usa hanno deciso di compiere passi importanti nell’implementare le proprie forze militari e la propria presenza.
Gli esperti di politica internazionale si domandano se queste azioni del leader cinese siano frutto della preoccupazione inerente al debito e anche ai problemi di rimborso inerenti all’iniziativa di sviluppo all’estero firmata dal capo di Stato Xi che è nota anche come Belt and Road.
Nonostante il rimborso degli interessi del capitale possa essere sospeso, in ogni modo resta un buco importante da gestire.
Le autorità statunitensi fanno presente che quest’anno viene celebrato il decimo anniversario della Belt and Road e i leader cinesi sicuramente viaggeranno per il mondo, per attuare più propaganda possibile e consolidare i rapporti.
È stato precisato inoltre che: “Questo di solito significa più spese diplomatiche come aiuti e pacchi regalo”.
Dopo un lungo stallo dovuto alla questione pandemia, la Cina ospiterà il terzo Belt and Road forum for International cooperation. In questa occasione saranno ospitati a Pechino i cinque leader dell’asia centrale per la prima volta.
Ciò che emerge chiaramente, non soltanto dall’opinione statunitense, la volontà e la voglia di emergere nuovamente nella diplomazia e nei mercati internazionali, dopo momenti complicati che hanno inevitabilmente a raffreddato i rapporti commerciali e lo sviluppo.
In questo momento storico, effettivamente, Pechino deve recuperare in maniera importante i rapporti con i paesi occidentali e ha necessità di stabilizzare la tensione globale che aleggia sulle azioni cinesi.
I sondaggi effettuati dal Pew Research Center hanno mostrato un repentino peggioramento rispetto all’opinione pubblica statunitense nei confronti della Cina dal 2017 in poi. Molto probabilmente tutto ciò è stato agevolato dalla pressione internazionale per la situazione dei diritti umani in Cina ma, anche, per il repentino rafforzamento militare nel mare cinese. Il calo più importante è emerso nel 2019 e nel 2020, anni che evidenziano dati inusuali per la Repubblica popolare cinese.
Proprio per questo è necessario un cambiamento notevole negli sforzi diplomatici di Jinping e sicuramente serve molta energia messa in campo per respingere gli oppositori pubblicamente.
Lunedì il leader Xi ha accusato gli Stati Uniti di aver condotto appositamente una campagna per denigrare la Cina e ha spiegato, inoltre, che ciò ha causato gravissimi problemi alla nazione.
Xi ha spiegato: “I paesi occidentali guidati dagli Stati Uniti ci hanno contenuto e soppresso in modo totale, il che ha portato gravi sfide senza precedenti al nostro sviluppo”.
Nonostante sia nota la linea di pensiero cinese che si scontra con quella americana, Jinping ha sempre evitato di attaccare direttamente gli Stati Uniti in pubblico, anche nel caso in cui le relazioni abbiano subito bruschi peggioramenti a causa di eventi o incidenti diplomatici.
Ha difatti generalmente utilizzato termini generici per indicare Washington come per esempio paesi occidentali o alcune nazioni sviluppate.
Martedì il rimprovero effettuato dal capo di Stato è stato rincarato dal Ministro degli Esteri cinese ha spiegato che la concorrenza degli usa con la Cina è nella fattispecie una questione di “contenimento e repressione” e “un gioco a somma zero di vita e morte”.
Qin ha proseguito affermando: “Se gli Stati Uniti non frenano, ma continuano ad accelerare sulla strada sbagliata, nessun guardrail può impedire il deragliamento e ci saranno sicuramente conflitti e scontri“.
Gli analisti e gli esperti di politica hanno osservato che, ora, dato che il presidente si è esposto senza mezzi termini contro gli Stati Uniti la propaganda, e tutto ciò che ruota attorno ad essa, deve necessariamente seguire la strada del leader Jinping.
Sembra davvero improbabile che la tensione tra le due nazioni possa scemare in maniera relativamente veloce, dato che gli Stati Uniti sono decisi nell’essere duri e nel sollevare i problemi che emergono dalle autorità cinesi e, sicuramente, non placheranno e affermazioni ora perché è stato chiesto dalle autorità di Pechino.
Washington non si limitato certo ad affermazioni velate ma ha accusato fortemente e duramente la Cina e la sua espansione e la contrasta con tutti i mezzi compresa l’immagine mediatica.
A ciò che emerse da un sondaggio di Gallup pubblicato martedì soltanto il 15% degli statunitensi vede di buon occhio la Cina. Si tratta di un calo del 5% rispetto allo stesso sondaggio effettuato lo scorso anno, mentre se si osserva l’annata del 2018 il calo emerso è del 38%.
Sostanzialmente in base al sondaggio emerso 8 adulti statunitensi su 10 hanno ora un’opinione negativa sulla Cina.
Dall’opinione che emerge sembra che ci si debba aspettare un repentino peggioramento nei rapporti Usa e Cina e questo potrebbe essere il periodo più pericoloso mai visto nelle relazioni tra Washington e Pechino.
Il nuovo ministro degli Esteri cinese ha voluto precisare in merito alla questione del ampliamento diplomatico e riguardo all’espansione cinese che sono state sollevate a livello globale e è anche emersa la questione sollevato a livello globale Chiamata anche diplomazia del guerriero lupo e a precisato in merito che: “Coloro che hanno coniato il termine e hanno teso la trappola o sanno poco della Cina e della sua diplomazia, o hanno un’agenda nascosta che ignora i fatti. Nella diplomazia cinese non mancano la buona volontà e la gentilezza”.
Apri concluso precisando che: “di fronte a sciacalli o lupi, i diplomatici cinesi non avrebbero altra scelta che affrontarli frontalmente e proteggere la nostra patria”.
Secondo Sun, l’esperta dello Stimson center sopracitata, il tono utilizzato nelle dichiarazioni del ministro degli Esteri cinese non è affatto una sorpresa ma si allinea semplicemente con le linee che hanno stabilito le autorità statali sulla politica estera.
Ha spiegato in merito: “Penso che sia assertivo e appuntito, ma non così aggressivo come lo era la diplomazia del guerriero lupo.”
Il massimo esperto di Singapore Wu ha riferito che, nonostante il cambio del ministro dell’Interno da Wang a Qin sia stato probabilmente attuato, come rivelano le autorità internazionali, per addolcire la diplomazia notoriamente più dura del diplomatico precedente, non ha avuto l’effetto sperato in quanto questo addolcimento non si è visto nel concreto.
Wu ha spiegato che rispetto al suo predecessore: “Qin Gang potrebbe essere un po’ più morbido di Wang Yi.”
Sottolineando però che: “Wang è il funzionario numero 1 in diplomazia. Stanno ancora seguendo le istruzioni di Xi per mostrare il loro ‘spirito combattivo’: uscire in modo proattivo per combattere le forze ostili contro la Cina”.
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