Il settimanale inglese The Sunday Times ha pubblicato una lunga inchiesta, lanciando nuove pesanti accuse nei confronti del governo cinese in merito alla nascita e alla diffusione del Corona-virus. L’articolo si basa su una lunga serie di documenti de-secretati negli Stati Uniti
Il settimanale inglese The Sunday Times ha pubblicato una lunga e dettagliata inchiesta sulle origini del Covid-19 secondo la quale è sempre più verosimile che il Coronavirus sia frutto di un incidente di laboratorio avvenuto nell’Istituto di virologia di Wuhan, la città cinese dove, stando alla versione ufficiale, il virus avrebbe invece per la prima volta contagiato un gruppo di persone all’interno del mercato del pesce.
Le cose però non starebbero così. L’inchiesta si basta su migliaia di documenti, alcuni dei quali diventati pubblici grazie al “Freedom of Information Act”, di comunicazioni riservate e fonti dell’intelligence USA che sta indagando sulle origini del Coronavirus che ha colpito il mondo uccidendo 7 milioni di persone.
Secondo gli autori dell’inchiesta la pandemia è nata da una fuga dal laboratorio di virologia di Wuhan e che “la Cina stesse conducendo esperimenti proprio su Coronavirus modificati in laboratorio coordinati dal Ministero della Difesa cinese in vista di una possibile guerra batteriologica”. E ancora che “Pechino abbia nascosto molti dati ed esperimenti negli ultimi anni alle autorità straniere“.
L’indagine del Sunday Times parte dal 2003 ossia dall’anno di fondazione dell’Istituto di Virologia di Wuhan. Il laboratorio nel corso degli fa incetta di fondi per decine di milioni di dollari anche da parte delle istituzioni statunitensi per la ricerca sui vaccini anti-Sars e altri virus simili letali, appartenenti alla famiglia del Coronavirus. Un apporto di capitali che aumenta soprattutto dopo gli attentati dell’11 Settembre dovuti ai timori, diffusi negli Stati Uniti e in Occidente, di una guerra batteriologica per mano dell’Oriente. A capo del progetto vi è la scienziata Shi Zhengli, 39 anni, e che verrà soprannominata “BatWoman” per la sua attività di ricerca sui pipistrelli.
Il laboratorio di Wuhan inizia a testare i nuovi virus rinvenuti su topi geneticamente modificati, in modo da presentare polmoni il più possibile simili a quelli degli esseri umani.
La rivista riporta un caso del 2012. Il laboratorio di Wuhan ha preso un virus (W1Y1) rinvenuto a Shitou, nella provincia dello Yunnan, e lo ha incrociato con un altro (cd. SHC014) proveniente dalla stessa regione. Il risultato è stata la creazione di un patogeno molto più potente capace di essere utilizzato come arma di distruzione di massa.
Negli anni, nonostante una moratoria dell’allora Presidente USA Barack Obama nel 2014 sulla sperimentazione di agenti patogeni potenziati, gli scienziati cinesi iniziano ad incrociare virus o malattie prelevate per lo più da carcasse e feci di pipistrelli. Lo scopo, secondo gli investigatori americani, è solo uno: creare virus sempre più infettivi per l’essere umano.
Il laboratorio di Wuhan insiste nelle sue sperimentazioni. Incrociando il coronavirus W1Y1 con il SHC014 insieme ad un altro patogeno simile alla Sars, crea un virus che presenta un grado di letalità maggiore del 300%. Il 75% infettato da questo virus non ha via di scampo.
Queste informazioni vengono ritenute riservate, mantenendo i colleghi occidentali all’oscuro. Così l’agenzia statunitense DARPA (Defence Advanced Research Projects Agency) e altre cessano sovvenzionare l’attività di ricerca del laboratorio cinese.
La vera svolta però si ha solo nel 2016 quando gli scienziati cinesi ammettono di aver scoperto, 4 anni prima, un nuovo tipo di Coronavirus in una miniera di Mojiang, sempre nella provincia di Yunnan, insieme ad altri 8. Alcuni ricercatori che hanno raccolto campioni ed escrementi di pipistrello muoiono dopo aver sofferto di sintomi simili alla Sars. La variante viene chiamata RaTG13 e la sequenza del genoma è quella più simile al Covid.
Le autorità cinesi non mettono al corrente quelle internazionali delle vittime così come celano altri avvenimenti o almeno lo hanno fatto solo in parte.
“In questo momento, le comunicazioni e la condivisione di informazioni con i cinesi si interrompe improvvisamente”. Così hanno dichiarato le intelligence americane che hanno avuto accesso a metadati e conversazioni private. Ancora “a questo punto parte il loro programma di ricerca segreto e vengono coinvolti direttamente la Difesa e l’esercito cinesi per quella che sembra una preparazione a un’eventuale guerra batteriologica”.
Secondo sempre quanto riporta il Sunday Times, negli anni antecedenti allo scoppio della pandemia del 2020, gli scienziati di Wuhan avrebbero iniziato a sperimentare ed incrociare il RaTG13 insieme agli altri virus rivenuti a Mojiang. Parallelamente, secondo l’intelligence americana, Pechino si preparava ad un vaccino contro il Covid. Solo così si potrebbe spiegare la tempestiva presentazione di un brevetto già nel febbraio del 2020.
Sul punto si è espresso anche il professore di microbiologia Richard Ebright, del Waksman Institute of Microbiology della Rutgers University, gli “esperimenti a Wuhan sono stati tra i più irresponsabili e pericolosi nella ricerca sui coronavirus”.
Le autorità cinesi, secondo il Sunday Times, non avrebbero riportato tra l’altro la malattia di alcuni ricercatori attivi nell’istituto di Wuhan che nel novembre 2019 ossia un mese prima dell’allerta mondiale del Coronavirus sono stati ricoverati con sintomi analoghi a quelli del Covid.
Alcune fonti americane, interpellate dal Sunday Times, hanno dichiarato: “Riguardo a quegli avvenimenti di fine 2019 all’istituto di Wuhan, siamo certi che si sia trattato di Covid19”. Non è un caso che, secondo alcuni studi recuperati dal settimanale e confermati in un report del Senato americano, i primi veri focolai si siano sviluppati intorno all’istituto di virologia di Wuhan, e non al mercato del pesce.
Stando quindi all’inchiesta condotta dal Sunday Times è verosimile che il Covid-19 sia scappato dal laboratorio di Wuhan, anche se ad oggi manca una prova certa.
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