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Sport

L’Inghilterra e altre sei Nazionali fanno retromarcia sulla fascia arcobaleno

L’Inghilterra, che scenderà in campo tra poche ore contro l’Iran nei Mondiali di calcio in Qatar, fa retromarcia: sul braccio di Harry Kane, il capitano, nessuna fascia arcobaleno. O perlomeno: questa è la linea della federazione che vuole evitare di incorrere in cartellini già dal primo minuto di gara. Come gli inglesi, saranno altre sei le Nazionali che si atterranno alle regole della Fifa.

Harry Kane – Nanopress.it

Perché fin quando c’era da rischiare solo una multa, l’Inghilterra, il Belgio, l’Olanda, il Galles, la Germania, la Svizzera e la Danimarca potevano anche sfidare Gianni Infantino e l’organizzazione internazionale che presiede. Adesso, la posta in palio è decisamente più alta, e iniziare la partita con la spada di Damocle di un’ammonizione non farebbe assolutamente bene.

L’Inghilterra e altre sei Nazionali rinunciano alla fascia arcobaleno

Di gesti politici, anche nel mondo dello sport, siamo pieni. Ricordate il pugno chiuso al cielo di Tommie Smith e John Carlos alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968? Ecco, quelli non sono stati altro che gli antenati di sportivi che ci hanno messo la faccia, o il braccio molto più probabilmente.

L’estate scorsa, per esempio, tra Europei e giochi a cinque cerchi a Tokyo di segnali che i nostri beniamini non siano soltanto delle marionette pagate per il nostro divertimento quotidiano ne sono arrivati parecchi. In Qatar, però, in questi Mondiali che sono di fatto uno specchietto per allodole, i calciatori, secondo la Fifa, devono solo fare i calciatori. E ne sanno qualcosa soprattutto i capitani delle Nazionali sensibili ai diritti per la comunità LGBTQI+, che non potranno indossare la fascia arcobaleno One Love.

Manuel Neuer – Nanopress.it

L’Inghilterra, così come la Germania, il Belgio, l’Olanda, il Galles, la Danimarca, la Svizzera, dopo aver preso atto che i loro capitani potrebbero partire con l’handicap di un giallo appena inizia il match, hanno deciso di fare marcia indietro, perché fin quando si rischiava solo una multa, bastava pagarla, in altra maniera la posta in palio è davvero tanta. E polemiche ce ne sono state, e ce ne saranno ancora.

Siamo molto frustrati – hanno scritto in una nota congiunta le federazioni delle sette squadre – dalla decisione che riteniamo non abbia precedenti. Abbiamo scritto alla Fifa a settembre informandola del nostro desiderio di indossare la fascia da braccio One Love per sostenere attivamente l’inclusione nel calcio e non abbiamo avuto risposta. I nostri giocatori e allenatori sono delusi perché sono forti sostenitori dell’inclusione e mostreranno il loro supporto in altri modi“.

Secondo la Fifa, infatti, la decisione “è in linea con l’articolo 13.8.1 del Regolamento equipaggiamento Fifa“, e non sono ammesse deroghe alla fascia che viene fornita direttamente dall’organizzazione internazionale presieduta da Gianni Infantino, anche perché “le regole esistono per preservare l’integrità in campo di tutti i partecipanti e sono ugualmente applicabili a tutte le squadre in competizione“.

I capitani delle Nazionali potrebbero anche trasgredire alle regole

Non c’è nessun rovescio della medaglia, questo è chiaro, piuttosto ci sarà una scelta consapevole dei capitani che potrebbero anche andare contro le decisioni delle federazioni nazionali. Il primo a essere messo alla prova sarà il capitano dell’Inghilterra, Harry Kane, che scenderà in campo tra poche ore contro l’Iran – in una partita che di politico ha davvero tanto -, e potrebbe indossare la fascia da braccio della discordia, anche perché è uno dei più sensibili a queste tematiche.

Come lui, anche il numero uno (in tutti i sensi) della Germania, il portiere Manuel Neuer, che solo ieri ha dichiarato che la indosserà, ma aveva anche parlato dell’appoggio della federazione tedesca che, ora, pare non avrà. Virgil Van Dijk, difensore centrale del Liverpool e capitano dell’Olanda, invece, è stato più netto: “Domani indosserò al braccio la fascia ‘One Love’. Non è cambiato nulla nel nostro punto di vista. E se riceverò un cartellino giallo per averla indossata, dovremo discuterne perché non mi piace giocare mentre sono ammonito“.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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