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L’Inter ha la peggior difesa in trasferta di tutta la Serie A

L’Inter ha portato a casa una vittoria fondamentale in trasferta contro la Fiorentina. Tre punti pesantissimi che collocano i nerazzurri al settimo posto in classifica, in evidente ripresa dopo la crisi di gioco e risultati. Dopo i tre gol subiti ieri, però, la squadra di Simone Inzaghi ha la peggior difesa in trasferta di tutta la Serie, un dato che non può essere ignorato per il proseguo della stagione.

Simone Inzaghi – Nanopress.it

Henrikh Mkhitaryan ha lasciato il suo timbro sulla vittoria al cardiopalma dell’Inter con la Fiorentina. Un 3-4 rocambolesco e, a tratti, spettacolari, in cui la Beneamata ha mostrato tutte le sue potenzialità offensive, ma anche i suoi limiti difensivi. Segnare un gol più degli altri è ciò che conta di più per morale e classifica, ma Inzaghi sa che ancora tante cose devono essere sistemate nella sua retroguardia per centrare gli obiettivi prefissati a inizio anno. Il dato statistico è estremo: al netto di un calendario durissimo da metà agosto, i nerazzurri hanno la peggior difesa del campionato in trasferta.

L’Inter torna pazza da legare: il 3-4 di ieri è uno spot del gioco offensivo e dello screening cardiologico

Avete presente quando dicono che la Serie A sia poco europea? Che si pensa più a difendere che ad attaccare? Che le dinamiche di catenaccio, corto muso e tutti dietro la linea del pallone tutte nostrane siano soporifere? Beh, mostrate Fiorentina-Inter a chiunque lo affermi e dovrà per forza ricredersi.

Sì, perché la partita andata in scena ieri al Franchi ha ben poco di difensivismo e veramente tanto di attacco e fase offensiva e non ci vuole un esperto analista di dati pallonari per capire che i gol hanno prevalso sulle difese.

Il gol di Ikoné contro l’Inter – Nanopress.it

Merito o colpa, dipende dai punti di vista, dei padroni di casa. Vincenzo Italiano ormai da più di un anno, ha dato un’identità ben precisa alla Viola. Si attacca e si difende tutti insieme, possibilmente restando corti. Gli esterni salgono, anche i terzini pensando più allo spazio da attaccare davanti che a quello da difendere alle spalle. E con le mezzali con licenza di inserirsi e staccarsi dalla linea dei centrocampisti. La punta raramente arretra più di tanto, cercando di dominare l’area di rigore avversaria.

Un complesso attraente e dalla musica tremendamente internazionale, un 4-3-3 che ha tanto d’ispirazione spagnola e olandese, ma che lascia spazi apertissimi alle spalle, in cui i cinici attacchi italiani si fiondano, cercando di far male. L’Inter c’è riuscita benissimo, perché Lautaro Martinez e Correa (poi Dzeko) erano lasciati uno contro uno con Milenkovic e Martinez Quarta e anche perché gli errori individuali della Viola sono stati evidenti. Soprattutto quello di Venuti che ha regalato la vittoria agli ospiti, al di là degli errori arbitrali.

Non ce ne vogliano i toscani, ma in ogni caso il dato che fa più specie, oltre i meriti di Lautaro, Jovic, Barella e compagnia, è quello relativi i gol subiti, specialmente in casa Inter. Un club come quello nerazzurro non può proprio avere blackout totali, come quello di ieri. Già dopo meno di 15 minuti il punteggio era di 0-2, una vittoria che poteva essere agevole e senza troppo patemi, in vista dell’appuntamento di Champions League contro il Viktoria Plzen e, invece, si è trasformata in un incubo, prima dell’abbraccio finale.

La Beneamata si è fatta riprendere il doppio vantaggio, poi anche sul 3-3 e non è proprio accettabile per una squadra che vuole lottare fino alla fine per lo scudetto. È questo, di certo, il dato che, con la freddezza del giorno dopo, farà riflettere di più Inzaghi, soprattutto per quanto riguarda le trasferte.

Il tecnico, a modo suo, gli episodi li ha analizzati con molta onestà intellettuale, sottolineando i meriti di Ikoné nella seconda rete, dicendo che un gol era arrivato su rigore e poi il terzo anche per la bravura di Jovic. Sicuramente, la Fiorentina ha i suoi meriti, ma non si può ignorare che in tutte e tre le realizzazione ci sono imbarazzi difensivi evidenti da parte degli uomini nerazzurri.

Sull’1-2, l’intervento di Dimarco è inaccettabile in una situazione neanche così pericolosa per la difesa. Ikoné ha trovato una prodezza, vero, ma Acerbi ha portato l’attaccante in area, senza coprirlo sul piede forte. E poi una grande squadra ha in generale una mentalità differente. L’Inter spesso si siede dopo il vantaggio e si fa attaccare dagli avversari: la difesa, però, non è così solida da sopportare le offensive altrui senza subire reti.

L’impressione dell’anno scorso è confermata anche nello scorcio di quest’anno: i ragazzi di Inzaghi subiscono tremendamente le rimonte e non sono cinici nella lettura dei momenti della partita. Ieri è finita bene per i milanesi, ma non sempre si riesce a segnare un gol in più degli altri.

I dati difensivi dell’Inter in trasferta sono allarmanti

Il rendimento dell’Inter in trasferta lo dimostra chiaramente. I nerazzurri, con 14 reti subiti sono la peggior difesa della Serie A se si considerano solo le partite fuori casa. In tutto i gol incassati sono 17, quindi in casa sono solo tre le marcature a carico, di cui due a firma della Roma.

Dopo l’Inter, ci sono squadre come Monza e Spezia con 13 reti subiti, che hanno ben altro da chiedere a questo campionato. Se si vanno a sviscerare le modalità con cui i nerazzurri hanno subito gol, nove sono arrivati da azione manovrata, uno da contropiede, uno su rigore, uno da autogol e due calcio piazzato, che per una corazzata fisica come quella di Inzaghi non sono affatto pochi.

Sicuramente, per un’analisi completa, bisogna anche valutare le fatiche di un calendario particolarmente ostico per la Beneamata. Infatti, in undici giornate di Serie A, l’Inter ha già affrontato Lecce, Lazio, Milan, Udinese, Sassuolo e Fiorentina, tutte in trasferta. In casa, invece, gli avversari sono stati sulla carta molto più semplici, senza rischiare di offendere nessuno.

Sempre Inzaghi, però, ha detto chiaramente che per la Beneamata giocare di fronte al proprio pubblico è molto più facile e non fatichiamo a crederlo, vista la spinta che i tifosi della Beneamata sono riusciti a dare sia nella scorsa stagione che in quella attuale. Anche ieri, i supporters della Fiorentina sono stati una risorsa importante, soprattutto nel finale di partita, in cui la Viola si è riversata nella metà campo nerazzurra, a caccia del pareggio e poi della vittoria.

Tutte possibili giustificazioni che svaniscono, almeno in parte, se si parla di un club che vuole vincere per lo scudetto e che dovrà fare assolutamente in modo di blindare la sua difesa. In realtà, rispetto a inizio stagione dei miglioramenti evidenti ci sono già stati, anche se non sono arrivati al punto desiderato.

I nerazzurri hanno conseguito tre vittorie consecutive in Serie A, di cui due in trasferta e non è cosa da sottovalutare dopo un inizio di campionato molto difficile per l’Inter. In più, non possono essere sottovalutate le due partite giocate contro il Barcellona. A San Siro, i milanesi sono riusciti a tenere la porta inviolata contro uno degli attacchi più temibili d’Europa. Nella partita successiva, nel fortino del Camp Nou, sono arrivati tre gol a carico, è vero, ma complessivamente la tenuta difensiva della retroguardia non è stata negativa, soprattutto se si considera le letture dell’intera squadra.

Inzaghi ha ridimensionato l’intero progetto, abbassando un po’ il baricentro in fase di non possesso e mollando a tratti il dominio del gioco. Si può notare soprattutto dal lavoro degli esterni che, in fase difensiva, diventano praticamente dei quinti bassi, aspettando gli avversari negli ultimi trenta metri.

L’atteggiamento ha pagato nei match precedenti, ma non in quello contro la Fiorentina. Una sorta di crisi di rigetto, però, può essere accettabile per un nuovo stile che dovrà essere interpretato al meglio anche dai singoli. Non può essere colpa di Inzaghi per il folle intervento di Dimarco su Bonaventura che ha portato al rigore dell’1-2, realizzato da Cabral e neppure per l’errore di Darmian da cui è partita l’azione del 2-2 di Ikoné.

Insomma, nel complesso la sensazione resta che qualcosa debba essere sistemata soprattutto sugli esterni. L’assenza di Perisic si sta facendo sentire in entrambe le fasi di gioco e Gosens, anche a causa dei problemi fisici, non si è mai veramente ambientato a Milano. Alla lunga, i limiti di calciatori che non dovevano essere titolari fissi e si trovano sempre in campo, in un calendario congestionato e ricco di impegni di livello, si stanno facendo sentire.

E, quindi, come potrebbe fare Inzaghi a risolvere i suoi problemi difensivi? Innanzitutto, i recuperi dagli infortuni potrebbero essere decisivi. Se si pensa che negli ultimi 50 giorni Lukaku non è praticamente mai stato a disposizione, si capisce ciò che l’Inter ha perso. Il belga è importante sì in fase offensiva, ma anche in difesa, specialmente nei calci piazzati a sfavore. E poi con l’ex Anderlecht in campo, i nerazzurri possono tenere di più la palla in avanti, alleggerendo il lavoro dei centrali e le corse dei centrocampisti alle spalle. E anche i ko di Brozovic e Gagliardini sono importanti, dato che si tratta di uomini decisive per le rotazioni di Inzaghi.

Sicuramente, poi, ci dovrà essere maggiore continuità nel possesso palla per contenere gli attacchi degli avversari, gestendo meglio i ritmi della partita. E Inzaghi dovrà cercare di blindare la retroguardia, con maggiore sicurezza nei calci piazzati, a favore e soprattutto contro.

Infine, vincere aiuta a vincere: se l’Inter dovesse davvero centrare il difficilissimo obiettivo degli ottavi di finale di Champions League, la mentalità potrà fregiarsi delle certezze tecniche che ti dà superare un gruppo della morte, come quello affrontato dalla Beneamata. E ciò porterebbe nuove convinzioni nel gruppo che si ripercuoterebbero sugli equilibri difensivi.

Poi c’è anche il calciomercato e se a gennaio la società dovesse decidere di intervenire con un nuovo difensore per ampliare il reparto e gli esterni, di certo Inzaghi non sarebbe scontento. Perché la stagione è ancora lunga e tutti gli obiettivi sono alla portata, purché cresca anche la tenuta della retroguardia.

 

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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