Contro i pronostici e contro le ultime prestazioni opache, l’Inter, in uno Estadio da Luz di Lisbona gremito di tifosi del Benfica, ha vinto l’andata dei quarti di finale di Champions League, superando per 0-2 la squadra di Roger Schmidt grazie ai gol nel secondo tempo di Nicolò Barella e Romelu Lukaku e ha, di fatto, ipotecato il passaggio del turno in vista del ritorno della settimana prossima a San Siro. Si tratta di un risultato importantissimo e che rispecchia la qualità offensiva e la mentalità europea che l’Inter tante volte ha dimostrato in questa stagione. Ora, al ritorno a San Siro, basterà anche solo un pareggio o una sconfitta con un gol di scarto per arrivare direttamente in semifinale. Si materializza, quindi, con sempre più convinzione, la possibilità che due italiane arrivino tra le prime quattro in Champions League.
A voler vedere bene, il risultato è anche un po’ bugiardo rispetto a quello che ha costruito la squadra di Simone Inzaghi contro i portoghesi, che dovranno vendere cara la pelle per passare il turno contro i nerazzurri, dei cecchini nella coppa dalle grandi orecchie quest’anno, almeno in questa stagione. Guai ad abbassare la guardia quando il grosso ormai pare essere stato già fatto, perché a San Siro, di fronte a uno stadio entusiasta e stracolmo, a questo punto non si può proprio fallire un appuntamento con la qualificazione che potrebbe proiettare l’Inter dove manca dal 2010, anno in cui poi la coppa è arrivata a Milano.
La notte, quella che mancava dal 2011, è arrivata. L’Inter e la Champions League, in mezzo un Benfica, a Lisbona, che è stato uno degli artefici della discesa in Europa League della Juventus, non sicuramente la squadra più semplice da affrontare per i nerazzurri, neanche la più difficile, è vero, ma forse è il momento che non è dei migliori per gli uomini di Simone Inzaghi, che si sono presentati per la gara di andata dei quarti di finale con quella che, in stagione, è stata la formazione che ha dato più soddisfazione (al netto degli indisponibili, uno a casa Hakan Calhanoglu).
E quindi, nel classico 3-5-2, in porta il piacentino sceglie André Onana, in difesa il terzetto composto da Matteo Darmian, Francesco Acerbi e Alessandro Bastoni, davanti sulla fascia destra Denzel Dumfries, al centro Nicolò Barella, Marcelo Brozovic in mediana, Henrikh Mkhitaryan e a sinistra Federico Dimarco. Le novità più che altro sono in attacco, con Inzaghi che a Romelu Lukaku, che ha risolto la partita contro il Porto a San Siro, preferisce Edin Dzeko con il solito Lautaro Martinez. Fino a qualche mese fa l’assenza di Milan Skriniar in una partita del genere sarebbe risultata pesantissima e avrebbe fatto scalpore. Lo slovacco, che intanto era stato insignito dalla società del titolo di capitano, però, ha scelto di non rinnovare il contratto con i nerazzurri e, quindi, a fine stagione, dirà addio a parametro zero. In più, l’infortunio alla schiena non lo lascia in pace e le speranze di recuperarlo almeno per il ritorno sono molto ridotte, anche perché non ha ancora iniziato a lavorare in gruppo e prova dolore. Poco male, invece, dato che Matteo Darmian si sta rivelando un elemento estremamente affidabile e capace di gestire al meglio sia la fase di proposizione della manovra, sia quella di contenimento. L’ex Torino si è rivelato, quindi, l’uomo giusto al momento giusto, non solo un’alternativa nella rosa di Inzaghi e quel calciatore duttile che è fondamentale, in questa fase della stagione, per garantire i successi della Beneamata.
Dall’altra parte, Roger Schmidt non ha a disposizione né Nicolas Otamendi né Alexander Bah, due delle colonne portanti di una squadra che, come già detto, non ha avuto rivali, e opta per il solito 4-2-3-1 con Odysseas Vlachodimos in porta, Gilberto come terzino di destra e Alejandro Grimaldo sulla sinistra, al centro Antonio Silva e Morato, davanti alla difesa Chiquinho e Florentino, sulla trequarti l’ex di turno Joao Mario, Rafa Silva e Fredrik Aursnes, che supportano l’unica punta Goncalo Ramos. Per quanto riguarda Otamendi, l’argentino che porta quella quota di esperienza nella retroguardia di Schmidt è assente per squalifica, dopo aver rimediato un cartellino giallo piuttosto ingenuo contro il Club Bruges, in una partita dominata dai portoghesi. Diverso il discorso per Bah che ha subito un infortunio e non potrà garantire la sua classica spinta sulla corsia laterale di destra che ha rappresentato un fattore importante in questa stagione.
I ventidue calciatori scelti scendono in campo con un’atmosfera calda, magica, che solo una tradizione come quella del Da Luz può garantire. Il pubblico ha ovviamente grandi attese anche questa serata, dopo che il percorso del Benfica nella competizione è stato splendido e senza passi falsi ragguardevoli. Basta pensare al doppio confronto contro la Juventus, che poi era quello fondamentale per superare la fase a gironi e in cui i portoghesi sono riusciti a vincere due volte su due senza lasciare scampo ai bianconeri in entrambe le occasioni e in casa con il rischio che finisse in goleada.
È vero, rispetto ad allora non c’è più a disposizione Enzo Fernandez, passato al Chelsea a suon di quattrini e dopo una trattativa molto lunga, ma le soluzioni di gioco e le alternative di certo non mancano all’allenatore ex Bayer Leverkusen, anche perché a fare la differenza, in un contesto di squadra del genere, non sono tanto i singoli, quanto l’impalcatura generale che con il lavoro di anni i portoghesi sono riusciti a mettere in piedi. L’arbitro fischia e si parte con le ostilità: la partita tanto attesa è arrivata e, nonostante un periodo importante di flessione in Serie A, l’Inter non ha alcuna intenzione di farsi trovare impreparata all’appuntamento con la vittoria.
Pronti, via sono subito i nerazzurri a partire più aggressivi, prima con un cross dell’esterno ex Verona, poi con il croato e infine con il sardo. Un inizio del genere se lo aspettavano in pochi, soprattutto i tifosi del Da Luz che, in questa stagione, sono stati ampiamente abituati a tutt’altro e cioè a tenere alto il baricentro della squadra, ad avere costantemente il pallone tra i piedi e a schiacciare gli avversari. Dall’Inter ci si aspettava, invece, la stessa partita messa in piedi con il Porto e, quindi, una squadra abbottonata in trasferta e magari capace di colpire in contropiede. I ragazzi di Inzaghi, invece, hanno dimostrato proprio in questa occasione di avere una personalità fuori dal comune e con il chiaro intento di fare la partita anche in un campo così ostico per subire la pressione continua e le trame tra le linee dei padroni di casa.
L’atteggiamento indicato dal tecnico ex Lazio, quindi, funziona sia in fase offensiva, sia soprattutto in quella difensiva, dove i nerazzurri non rischiano praticamente nulla per lunghi tratti. Passano i minuti e il copione è sempre lo stesso: nell’area dei portoghesi, però, non arriva nessun degli attaccanti di Inzaghi che, almeno inizialmente, confermano il loro periodo non eccezionale di forma. Le lancette continuano a scorrere, e il Benfica prende coraggio, pressando bene sulle mezzali nerazzurre. L’occasione più ghiotta arriva al 16esimo sui piedi dell’attaccante classe 93, ma il portiere camerunese si fa trovare pronto. Passano tre minuti e sono ancora i padroni di casa a rendersi pericolosi: dopo un’azione all’attacco, il tentativo di Joao Mario esce di molto al lato della porta di Onana, e quindi ancora una volta è tutto da rifare per la squadra del tedesco. Per il portoghese non è una partita come le altre: è stato pagato tantissimo dall’Inter dopo le ottime prestazioni con la sua Nazionale, anche al cospetto di calciatori come Paul Pogba, ma una volta arrivato a Milano non è mai davvero riuscito ad ambientarsi, deludendo molto per le sue prestazioni e per alcuni goffi errori che sono ancora nella mente dei tifosi. In Portogallo, però, il centrocampista è letteralmente rinato prima allo Sporting e poi proprio al Benfica, dove ora è l’epicentro del gioco di Schmidt che riesce a comandare per via centrale, ma soprattutto svariando su tutto il fronte d’attacco e specialmente a destra, dove è anche abile con la sua potenza fisica a creare occasioni arrivando sul fondo e sfruttando il suo piede educato per sfornare assist.
Il primo ammonito della gara è il giovanissimo Silva, che paga un’ingenuità oltre che un’entrataccia nella metà campo avversaria ai danni del campione del mondo dell’Inter. Il centrale che aveva mostrato doti importantissime contro la Juventus, contro i nerazzurri è parso decisamente più in difficoltà per tutto l’arco dell’incontro e senza riuscire a metterci quell’abilità in copertura e quel talento in impostazione che lo rendono uno dei migliori talenti in Europa. Quando il ritmo si abbassa, anche perché il pressing dei portoghesi non si fa sentire, Francesco Acerbi ci prova dalla distanza, ma il suo mancino non inquadra lo specchio della porta. Il tentativo dell’uomo più arretrato prima di Onana non è una soluzione velleitaria dalla distanza, ma una chiara dimostrazione del carattere che l’Inter sta mettendo in quest’incontro e della volontà di far sentire al Benfica che la sua presenza in campo e alla partita è ben evidente. Poi, però, la ruota gira ed è sempre il difensore centrale a complicare le cose per Schmidt, che concede una punizione da posizione interessante ai nerazzurri, che non viene però sfruttata al meglio.
Tornano di nuovo in cattedra i padroni di casa, che lanciano Rafa Silva da solo davanti a Onana. Ancora una volta si salva la retroguardia dell’Inter, stavolta grazie a un intervento di Dumfries che dal pubblico giudicano irregolare. Il contrasto in area di rigore desta le proteste dei tifosi allo stadio, ma si tratta semplicemente di un intervento dubbio, che tramutare in rigore sarebbe parecchio generoso. Di conseguenza, non la pensano alla stessa maniera dei tifosi (e giustamente), l’arbitro e in sala Var. Un’altra occasione pericolosa per il Benfica, ma sono gli uomini di Inzaghi, con Lautaro, a non crederci abbastanza al 32esimo e a sprecare una chance importante per portarsi avanti nel punteggio: il numero 10 intercetta un pallone ma se l’allunga troppo e non riesce neanche ad arrivare a tu per tu con il greco. Il vero difetto della bella prestazione sotto il profilo tattico e tecnico dell’Inter, almeno nei primi 45 minuti, è proprio l’apporto degli attaccanti. Sia Dzeko, sia il Toro ex Racing si predispongono bene spalle alla porta per far salire la squadra e permettere ai centrocampisti di inserirsi e ai difensori di salire, ma poi negli ultimi trenta metri risultano parecchi imprecisi, non tentano iniziative personali o non le portano bene a termine e non fanno fioccare i tiri, e soprattutto conclusioni precise, dalle parti di Vlachodimos. Così non basta, anche per gli appuntamenti importantissimi che ci saranno da ora in poi nella stagione dell’Inter.
La partita adesso si fa più divertente, ed è l’Inter ancora a rendersi più pericolosa, in due minuti, prima su un cross di Barella, poi di Dimarco, il bosniaco non si fa trovare pronto, e ancora qualche giro di lancette più tardi, è di nuovo l’argentino a divorarsi la chance per passare in vantaggio. Si va negli spogliatoi con la sensazione che la squadra di Inzaghi possa fare di meglio, specialmente davanti, nonostante questo nessuno dei due allenatori cambia le carte, per lo meno non per il momento. Ciò che ha sorpreso di più è come l’Inter è riuscita a chiudere tutte le vie di gioco al Benfica, correndo di più, offrendo una migliore copertura dello spazio, soprattutto cercando il più possibile di pressare in avanti, mantenere il possesso del pallone e ripartire direttamente sugli esterni, dove Inzaghi ha identificato evidentemente i grossi punti deboli dei terzini di Schmidt, molto più abili ad attaccare che a difendere. Il finale di primo tempo offre quindi grossi spunti di riflessione ad entrambi gli allenatori, con Inzaghi che deve spronare i suoi a un cinismo molto più marcato, per evitare di vanificare gli sforzi fatti, e i portoghesi che devono certamente tentare di creare più occasioni da gol e alzare il livello d’intensità per far male davvero agli italiani.
A differenza del primo tempo, nella seconda frazione è il Benfica a partire più forte anche perché sembra quasi che i nerazzurri non siano tornati in campo, almeno non con il piglio che ha caratterizzato tutto il primo tempo. Si fanno vedere al 49esimo, e sul cambio di fronte, Brozovic spende un giallo fermando in maniera scorretta Rafa Silva. La partita, però, cambia di nuovo e rapidamente perché i milanesi riescono a trovare anche maggiori spazi per ripartire. Il sigillo sulla partita arriva poco dopo ed è proprio dell’Inter. Al 51esimo su un cross di Bastoni ci arriva di testa Barella che la manda all’angolino basso e porta finalmente in vantaggio l’Inter. A prescindere dalla particolarità di veder segnare il centrocampista sardo con il suo punto debole, l’azione dei nerazzurri è stata semplicemente magnifica. L’ex Cagliari ha visto il buco nella retroguardia del Benfica e si è inserito come una vera e propria furia, ma la cosa più bella l’ha fatta sicuramente Bastoni. Il centrale italiano ha iniziato ad avanzare sul centro-sinistra quasi fosse un terzino e ha pennellato dall’altra parte del campo un pallone splendido e al millimetro, praticamente indifendibile per gli avversari.
Si tratta di una rete bellissima quanto decisiva, perché uno 0-1 a questo punto della gara può indirizzare tutta dalla parte dei nerazzurri l’intera qualificazione alla semifinale. Non c’è, però, da abbassare la corda, perché serve ancora tanto tempo per blindare il passaggio del turno e soprattutto ci si attende la reazione immediata di un Benfica che fa comunque dell’attacco la sua arma principale. Infatti, i portoghesi si avvicinano subito al pareggio, ma a causa di un errore dell’Inter. Da una palla persa da Lautaro sulla propria trequarti, al 55esimo, nasce l’occasione con cui il Benfica potrebbe pareggiare i conti, ma ci sono Dumfries prima e l’autore dell’assist dopo a salvare la porta di Onana dalle incursioni dei portoghesi, che continuano a crescere e spingere per trovare il pareggio. L’intervento magistrale dei difensori nerazzurri suona come una sveglia vera e propria per la Beneamata e si inizia a percepire la necessità di forze fresche dopo una prima ora di gioco che ha richiesto veramente tanti sforzi da parte degli undici nerazzurri in campo.
Il pareggio, quindi, non arriva, ma piuttosto arrivano i cambi per Inzaghi al 62esimo, che inserisce Lukaku per Dzeko, e Joaquin Correa per il suo connazionale, un po’ opaco ma soprattutto diffidato. In campo va anche Robin Gosens per Federico Dimarco, in modo da garantire velocità nel contropiede e un tempo di inserimento raro come quello che ha contraddistinto tutta la carriera del tedesco. Ovviamente, in questa maniera si perde un po’ di qualità nella gestione del pallone, ma si tratta di coppie che Inzaghi ha individuato praticamente in tutte le zone del campo e che rispetta anche negli appuntamenti più importante, con un occhio molto attento rispetto ai cartellini. Due minuti dopo anche il tedesco opta per una sostituzione, al posto di Florentino sceglie David Neres. L’ex Ajax è l’uomo che è stato individuato da Schmidt per cambiare la partita: in molti, e anche nella panchina del Benfica, si aspettano che l’Inter si abbassi per tentare di mantenere un risultato importantissimo nell’economia di questa Champions League. Di conseguenza, un calciatore in grado di puntare regolarmente gli avversari e di fare la differenza per creare gli spazi per i compagni, come può essere Neres, è particolarmente utile. E, infatti, la mossa inizialmente paga subito i suoi frutti. Il talento si destreggia un po’ su tutta la trequarti avversari, iniziando a seminare avversari e incuneandosi nelle linee strette dell’Inter. La difesa, però, in unione con il centrocampo, è sempre più attenta a blindare ogni varco e così le pericolose trame tra gli attaccanti del Benfica si perdono senza creare grosse opportunità.
Ancora una volta sono, quindi, gli ospiti a essere pericolosi: Correa riceve palla su un cambio di gioco, anziché proporsi lui in avanti, manda Mkhitaryan al tiro ma non c’è nessun problema per Vlachodimos che intercetta la palla dell’ex Roma. In molti nella panchina nerazzurra sono delusi e hanno gesti di stizza, mentre Inzaghi continua a caricare i suoi e a convincerli a restare con la testa nella partita. A conti fatti, probabilmente l’ex Sampdoria avrebbe fatto meglio a cercare la soluzione personale, perché a quel punto l’armeno aveva veramente poco angolo di tiro e con lo scavino tentato era molto complicato riuscire a superare il problema avversario. Adesso è l’Inter a crescere, ma l’occasione più ghiotta è per i padroni di casa al 73esimo, che si conclude, anche per una deviazione di Barella, in un nulla di fatto. La partita, in questa fase, sembra aperta a qualsiasi risultato: la Beneamata va vicina a chiuderla, ma deve stare anche molto attenta alle trame intentate dal Benfica a partire dai laterali fino ad arrivare sulla trequarti ed è la modalità che ha messo in crisi praticamente qualsiasi squadra portoghese ed europea che si è posta sul cammino dei lusitani. Sul ribaltamento di fronte, è sempre Barella a provarci dalla distanza, ma il pallone è troppo angolato e finisce di troppo al lato della porta difesa dal greco. Un altro squillo di un’Inter che non ha alcuna intenzione di mollare la presa a pochi minuti dal termine e con un risultato insperato e che sta maturando al Da Luz che vorrebbe dire, di fatto, avere già un piede al prossimo turno.
Al 78simo, un altro cross del numero 95 mette ancora in difficoltà i padroni di casa e sembra l’esatta fotocopia del primo gol dell’Inter. Il primo tiro di Dumfries viene intercettato da Vlachodimos, e sulla respinta il Benfica si salva ancora al fotofinish. Tutti gli uomini in divisa gialla si rammaricano per quello che è appena successo, ma in realtà c’è anche una bella notizia per la Beneamata. Sul proseguo dell’azione, infatti, grazie all’aiuto del Var, viene segnalato un sospetto fallo di mano. Joao Mario ha respinto il tentativo con il braccio e l’arbitro decide di assegnare un calcio di rigore per l’Inter. Sul dischetto si presenta Lukaku all’82esimo e non sbaglia la palla pesantissima che vale lo 0-2. Fino a quel momento della gara, il bomber belga non era riuscito a entrare molto in partita: Inzaghi sperava nei suoi allunghi, nella sua potenza fisica per tenere il pallone in avanti e cercare di innescare dei contropiede al veleno per chiudere la partita o continuare a impegnare il Benfica in fase difensiva, ma spesso si era dovuto arrendere a un’evidenza che ha visto il calciatore del Chelsea spesso anticipato, in ritardo sul pallone o semplicemente poco efficace nell’impostare la manovra offensiva.
Non c’è più storia, in pratica, e neanche i cambi di Inzaghi, che prima mette Danilo D’Ambrosio al posto di Dumfries, poi Stefan de Vrij per Bastoni, cambiano il risultato di un match che l’Inter domina, ma che soprattutto gli fa vivere momenti tranquilli in vista della prossima settimana a San Siro. E un po’ del merito va anche a Onana che proprio sullo scadere riesce a neutralizzare una conclusione di Goncalo Romas, in contropiede, del Benfica che rimane a secco. Si tratta di uno 0-2 importantissimo che, di fatti, spinge i nerazzurri fuori dalla crisi e fa capire quali siano le reali potenzialità di questa squadra che poteva fare molto meglio anche in campionato e, invece, si ritrova nel pieno della bagarre per il quarto posto.
Lo spirito di squadra, la cattiveria agonistica, la volontà di non lasciare neanche un millimetro agli avversari e anche la qualità degli interpreti principali: l’Inter ha dovuto metterci dentro tutto questo per superare l’andata contro il Benfica al Da Luz indenne, e anzi portando a casa il bottino pieno e con un buon margine di distacco al cospetto di una squadra che ha dimostrato più volte in questa stagione di essere tra le migliori in assoluto in tutto il torneo e sicuramente in patria. I nerazzurri, proprio quando sembravano svuotati di forze fisiche e frustrati dal punto di vista mentale per i gol che non arrivavano, sono riusciti a mettere in campo tutte le qualità migliori di un gruppo abile a gestire il possesso del pallone in qualsiasi momento della partita e che ha trovato alle spalle dei terzini o in mezzo ai due centrali le soluzioni giuste per far male proprio quando serviva di più a Inzaghi.
Il successo del tecnico ex Lazio, proprio nel momento in cui serviva di più, è stato quello di avere la forza di non snaturare la squadra, di convincerla a credere in tutto e per tutto nelle sue capacità e continuare a fare la partita come, di fatto, avviene da quando l’allenatore l’ha presa in mano dopo l’addio di Antonio Conte. I marchi di fuoco, in realtà, e come è giusto che sia, sono rimasti comunque gli stessi rispetto a quando il tecnico leccese era sulla panchina della Beneamata. Bastoni e Barella, in particolare, due talenti tutti italiani su cui l’Inter deve cercare di costruire le sue fortune per il presente e per il futuro. Sono loro la grossa differenza rispetto alle altre, quel nucleo fortemente rappresentativo della società e che si rivede in tutto e per tutto nei valori dell’Inter, per poi tradurli in campo nella miglior maniera possibile, attraverso le prestazioni, la qualità nei piedi e con la mentalità giusta di non tirare mai indietro la gamba di fronte a qualsiasi contrasti e costruendo anche le migliori occasioni che stasera ha avuto l’Inter.
Come vi abbiamo già spiegato sopra, se dobbiamo trovare qualche difetto ai nerazzurri in una serata del genere, è proprio nella rifinitura della manovra, in come gli attaccanti non stanno riuscendo a essere efficaci negli ultimi trenta metri e della mancanza di lucidità che spesso esterni come Dimarco e Dumfries hanno perso, più l’olandese che l’italiano. Il mancino ex Verona, infatti, non era ancora nelle migliori condizioni fisiche possibili e anche per questo ha denunciato qualche errore che di solito non è da lui. L’olandese, invece, ha vissuto un vero e proprio calo in questa stagione, dovuto un po’ alla mancanza di Ivan Perisic sull’altro lato, a cui era affidato il compito di partire in dribbling e sfornare con continuità occasioni da gol e palloni per gli attaccanti che erano solo da spingere in porta, un po’ alle fatiche di un Mondiale che si sono fatte sentire per tutti e alle continue voci di calciomercato che l’hanno spinto prima al Chelsea e poi in generale in Premier League senza che davvero sia arrivata l’offerta giusta per concretizzare il trasferimento.
Poco male, in ogni caso, perché l’Inter stasera può davvero festeggiare una vittoria che rischia di essere importantissima nell’economia del superamento del turno e che ha posto la Beneamata con un piede e mezzo in semifinale, se non dovessero esserci delle vere e proprie debacle a San Siro. Per questo, non può essere affatto soddisfatto il Benfica, perché il calcio è così: per una squadra che vince ed esulta davanti ai suoi tifosi, ce n’è una che perde e torna a casa con la testa piena di rimpianti. I portoghesi, per quanto sia stata brava la Beneamata a contenerli, hanno fatto molto meno rispetto a quello che ci si aspettava. Spesso sono risultati lenti, poco qualitativi negli ultimi metri, anche quando hanno avuto le occasioni che avrebbero potuto fare davvero male a Onana.
Insomma, quella squadra travolgente che aveva impressionato anche negli ottavi di finale della competizione (e Enzo Fernandez già non c’era), proprio non si è vista e non può essere casuale. Sicuramente sul banco degli imputati c’è un calo che un po’ sta iniziando a vedersi anche nelle prestazioni nella Liga e anche una condizione fisica non proprio esaltante. Un ruolo cruciale lo hanno avuto anche le assenze, perché leader difensivi come Bah e come Otamendi non si costruiscono tutti i giorni e, se mancano, sono difficilmente sostituibili. Di sicuro, al ritorno a San Siro i lusitani dovranno provare a fare molto di più per cercare sul serio di impensierire la Beneamata. Bisognerà partire dal centrocampo dove Florentino dovrà tornare al centro della manovra e cercare di abbassare con i piedi educati di Grimaldo e Gilberto sempre di più il baricentro degli italiani. Poi, bisognerà arrivare anche agli attaccanti con continuità e cercare di innescare gli uno contro uno terribili di Rafa Silva che hanno steso anche la Juventus, sempre nella fase a girone.
Quella fu una partita completamente diversa e in cui la Vecchia Signora lasciò molto più campo al Benfica e non riuscì poi a reggere l’urto di tutte le vie di gioco create da Schmidt e dai suoi uomini. L’Inter, anche per maggiore consapevolezza dell’avversario e una preparazione diversa della partita, invece, ne è uscita alla grande, dimostrando anche una superiorità netta e che in pochi si aspettavano tra le due compagini. Occhio, però, a lanciarsi in previsioni premature, perché ancora c’è il secondo round, un’altra partita da giocare e in cui bisogna scendere in campo con la giusta motivazione e gli intenti corretti. Perché fallire, a questo punto dell’anno e con un risultato del genere alle spalle, sarebbe veramente un colpo duro per risollevarsi anche in campionato.
Nessuno, infatti, nelle fila nerazzurra è parso deconcentrato rispetto a quello che potrebbe succedere al ritorno, e anzi i proclami sono rimasti a zero. Subito dopo la vittoria dei suoi, un Inzaghi felice, ma non ancora del tutto pago, si è presentato ai microfoni dei giornalisti sottolineando la bella prova dei suoi, ma anche quello che ancora aspetta l’Inter tra otto giorni: “Sono molto soddisfatto della gara dei ragazzi ci godiamo la serata ma abbiamo fatto solo primo passo. Il Benfica non aveva mai perso, la squadra è stata brava e ha meritato questa vittoria. Prima pensiamo al Monza poi al ritorno, abbiamo un vantaggio ma nulla è chiuso”. Il tecnico è anche perfettamente consapevole delle qualità che ha la squadra che ha dovuto affrontare questa sera e, quindi, va dato merito anche ai suoi ragazzi per una prestazione perfetta per lunghi tratti: “Il Benfica è una squadra di qualità ma ha trovato un’Inter capace di metterla in difficoltà. Siamo avvantaggiati per il ritorno ma a Milano dovremo fare una gara simile a quella di stasera”.
Stasera Inzaghi, dopo le tante critiche ricevute al suo indirizzo e a quello della squadra, non può proprio fare a meno di elogiare i suoi per la gestione di tutta la partita: “Sono soddisfatto anche del primo tempo perché venire qui a giocare così in uno stadio come questo non è facile, serve personalità – dice – Abbiamo creato tanto e il gol ci ha fatto andare ancora meglio”. I cambi, questa volta, hanno dato l’apporto necessario: “Ho fatto tre cambi subito, molti venivano dalle nazionali si gioca con un calendario quasi impossibile. Siamo l’Inter e in questi 2 anni non abbiamo lasciato indietro nulla. Coppa Italia, Champions, niente. Ho cambiato subito e se fosse finita male chissà i giudizi”. E come risposta ai giudizi prematuri arrivati dalla stampa e dagli addetti ai lavori, usa la solita diplomazia: “Sono abituato alle critiche, fa parte del mestiere. Ho avuto una bella risposta dai miei ma le ho avute anche nelle partite che non abbiamo vinto. Bisogna essere lucidi a volte e lasciar perdere il risultato ma pensare alle prestazioni. Ero sereno”. Non può mancare qualche parola importante anche nei confronti di Romelu Lukaku, che ha chiuso la partita, in un periodo nero per il bomber belga: “L’esultanza, se n’è parlato tanto ma lui esulta così. Gli attaccanti hanno fatto un grande lavoro. Non ho avuto spesso i quattro attaccanti ora li ho e posso ruotarli”.
Al contrario, il volto di Schmidt nel post partita non è riuscito a celare l’insoddisfazione, ma anche un po’ di frustrazione per alcune scelte arbitrali che, secondo il tecnico, sono andate a sfavore dei suoi: “Nulla è andato storto, è stata una partita difficile ma equilibrata. Primo tempo senza tante opportunità per entrambe. Dopo l’intervallo abbiamo fatto bene, sul primo gol sapevamo che avrebbero giocato con queste giocate ma non siamo riuscite a difenderle. Le abbiamo provate tutte ma l’Inter è una buona squadra con cambi di esperienza”. E sugli episodi arbitrali, nello specifico, ha detto: “C’è stato bisogno di un rigore per il secondo gol e per me non lo era, c’era invece per noi per un calcio contro la gamba di Ramos in area. Siamo stati sfortunati nelle decisioni arbitrali ma la squadra le ha accettate e anche fino all’ultimo ci ha provato per fare il 2-1. Dobbiamo accettare il risultato ed essere convinti di fare risultato a Milano”.
Insomma, Schmidt è stato chiaro su ciò che attende l’Inter al ritorno a San Siro, in data 19 aprile. Il Benfica, dove aver fatto tanto per arrivare a questo punto della competizione, non ha alcuna intenzione di tirarsi indietro e di darsi per vinto a pochi passi dall’obiettivo semifinale e con una turno che, in realtà, da molti era stato definito come abbordabile. Siamo certi che Inzaghi cercherà la ricetta giusta per tentare di arginare le principali caratteristiche dei lusitani, esattamente come è successo nel match d’andata e in più ci sarà un San Siro sicuramente sold out che potrà spingere l’Inter verso il grande successo. L’importante è che gli italiani continuino nell’idea di fare la partita, giocare in avanti e non arrendersi alla pressione che il Benfica inevitabilmente porterà per tentare di ribaltare il risultato. Perché solo così è possibile battere un avversario del genere ed è questa la strada giusta per guadagnarsi una semifinale contro un altro club italiano e che ci manca da troppo tempo.
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