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L’Inter sfiderà il Manchester City nella finale di Champions League: eliminato il Real Madrid

L’Inter sa chi sarà l’altra finalista, quella che affronterà a Istanbul il 10 giugno per conquistare la Champions League. I nerazzurri, infatti, se la vedranno con il Manchester City che è riuscito a eliminare il Real Madrid con il netto risultato di 4-0 nella partita di ritorno e, quindi, con un 5-1 totale tra andata e ritorno. Decisiva la doppietta di Bernardo Silva, l’autogol di Eder Militao nel secondo tempo e il gol di Julian Alvarez. Ecco gli eventi principali del match.

L’esultanza del Manchester City dopo uno dei gol di stasera contro il Real Madrid – Nanopress.it

Quando alzare la coppa dalle grandi orecchie si avvicina, è normale che tremino un po’ le gambe. Per tutte quelle emozioni che si porta dietro, la soddisfazione di essere i migliori in Europa e ancora la voglia di scrivere la storia che probabilmente è impareggiabile. Stavolta a essere arrivate più in fondo di tutti sono Inter e Manchester City, dopo aver eliminato Milan e Real Madrid. Sicuramente l’impegno più complicato ce l’avevano stasera i Citizens, ma si sono disimpegnati al meglio, riuscendo a domare gli spagnoli e a eliminarli dalla competizione con il netto risultato di 4-0 nel match di ritorno.

Il Manchester City è in finale: battuto il Real Madrid con il risultato di 4-0

Il Manchester City sfida il Real Madrid tra le mura amiche per guadagnarsi l’accesso alla finale di Champions League. Ma questa è già una finale anticipata, e con poca retorica. È la sfida di ritorno tra una squadra che la Champions League non l’ha mai vinta, ma ha solo accarezzato l’idea di farlo, e chi invece detiene il record di coppe alzate al cielo d’Europa. È la sfida tra la squadra più forte, e lo dice la classifica, della Premier League, e una delle migliori della Spagna, sicuramente (ancora una volta) che in campo internazionale si accende come non mai, e se c’è Carlo Ancelotti ancora di più. È Manchester City-Real Madrid e ci dirà, dall’Eithad Stadium, chi sarà la sfidante dell’Inter di Simone Inzaghi nella finale di Istanbul del 10 giugno, quella che mancava ai nerazzurri da tredici anni, proprio a Madrid, e che adesso è arrivata dopo un Euro derby, al profumo di vendetta, contro il Milan, ma questa è un’altra storia.

Quella tra la squadra di Pep Guardiola, la stessa dell’andata, con il 3-2-4-1 e Ederson in porta, Kyle Walker, Ruben Dias e Manuel Akanji in difesa, più avanzati John Stones e Rodri, una trequarti ad alti livelli con Bernardo Silva, Kevin De Bruyne, Ilkay Gundogan e infine Jack Grealish che supportano l’unica punta, il marziano, ma non pervenuto al Santiago Bernabeu, Erling Haaland.


E quei Blancos che, invece, sono disposti in un 4-3-3 e vedono addirittura un cambiamento, perché l’ex allenatore del Napoli decide di mettere Eder Militao al posto di Antonio Rudiger per affiancare David Alaba al centro della difesa, i cui terzini sono sempre gli stessi: Eduardo Camavinga, una spina nel fianco martedì scorso, e Daniel Carvajal. Tornando indietro, c’è sempre Thibaut Courtois a difendere la porta del Real Madrid, e davanti, ancora, ci sono sempre Luka Modric, Toni Kroos e Federico Valverde, oltre che Vinicius Junior, Karim Benzema e Rodrygo.


E quindi è tutto pronto per il fischio di inizio di Szymon Marciniak. A partire più forti sono i padroni di casa, anzi, quello dei Citizens è proprio un assedio in cui i re della coppa dalle grandi orecchie riescono a rimanere a galla per miracolo, specialmente quello che fa il belga al 13esimo sul norvegese, che con un colpo di reni riesci a evitare l’1-0 su una spizzata precisa, o quella che fa otto minuti dopo ancora su un colpo di testa di Haaland. Ma il momento per la squadra di Guardiola è maturo, è maturo per segnarlo per davvero quel primo gol che li proietterebbe in finale.

A metterlo a segno, al 23esimo, non è il solito marziano recordman di gol nel campionato inglese e alla prima stagione, lo fa con Silva che, dopo il passaggio di un illuminato Kevin De Bruyne, trasforma con grande fermezza con Courtois che stavolta non può fare davvero nulla.

È solo l’inizio di un vero e proprio dominio che si articola attraverso la manovra avvolgente da parte dei ragazzi di Guardiola, con il Real Madrid costretto a stare dietro e a subire i colpi dei diretti avversari.

Tutta la gioia di Bernardo Silva dopo il secondo gol segnato contro il Real Madrid – Nanopress.it

La reazione delle Merengues arriva con Toni Kroos, ma il tiro del tedesco al 35esimo si infrange sulla traversa dopo che Ederson la accarezza appena con i guantoni. Memore delle rimonte dell’anno scorso, il Manchester City continua a macinare gioco, e al 37esimo, sempre il portoghese buca nuovamente la porta dei Blancos avventandosi su una palla sporca in area.

Nel secondo tempo ci si aspetta una reazione molto più netta da parte del Real Madrid, ma le poche occasioni che riescono a confezionare i Blancos, soprattutto con Vinicius e Benzema, vengono prontamente spente dagli inglesi, sempre più attenti e reattivi nel recupero del pallone e nella proposizione dell’azione offensiva. Soprattutto con gli spazi che man mano si aprono in contropiede. Al 76esimo, poi, arriva anche il punto esclamativo sulla partita: non è di Haaland, che anche stasera dopo l’andata è stranamente rimasto a secco di gol, ma di uno sfortunato Eder Militao, nella porta sbagliata.

Eder Militao, stasera tra i peggiori in campo, in azione con la maglia del Real Madrid – Nanopress.it

In realtà, grossi meriti sono di Manuel Akanji che stacca di testa su azione da calcio piazzato e indirizza il pallone verso la porta, per poi scoprire anche la deviazione del centrale brasiliano. Il difensore, infatti, è autore di un tocco che manda fuori tempo Courtois e sigilla la partita sul 3-0.

Dopo la rete, ci prova solo Benzema, ma Ederson alza la saracinesca e non gli concede neppure il gol della bandiera. Al 79esimo, e con la partita già in ghiaccio, il tecnico ex Barcellona fa quello che non aveva ancora mai fatto nel doppio confronto e sfodera una serie di sostituzioni, un po’ per garantire una passarella ai suoi titolarissimi, un po’ per inserire forze fresche nel finale di partita. Il primo a entrare è Mahrez al 79esimo, che entra al posto di Gundogan. Cinque minuti dopo, è la volta di Foden che subentra a De Bruyne. Non proprio sostituzioni difensive e che accertano la profondità della panchina degli inglesi. All’88esimo, Guardiola concede anche una vera e propria standing ovation a Haaland e Julian Alvarez, subentrato al suo posto, trova il modo di chiudere la partita. Foden e Mahrez confezionano l’azione che lancia l’argentino tutto solo davanti al portiere avversario. Il campione del mondo non sbaglia.

Con il risultato totale di 5-1, e dopo tre minuti di recupero, si chiude una partita a senso unico e che permette al Manchester City di accedere alla finale contro l’Inter. Un Guardiola scatenato dall’inizio alla fine della partita conduce i suoi direttamente dove lo scorso anno si era fermato: alla vittoria contro il Real Madrid, a eliminare i favoriti tra i favoriti e, quindi, a potersi giocare la partita dell’anno, quella in cui si assegnerà davvero la coppa.

L’analisi della partita e del Manchester City: Real assente, ma i ragazzi di Guardiola sono ingiocabili

Quando si commenta un 4-0, almeno per ciò che avviene di solito, ci sono veramente poche ragioni a cui appigliarsi. Solitamente c’è una squadra che è molto più forte dell’altra, che ha giocato meglio e che semplicemente ha meritato di conquistarsi l’obiettivo stagionale. In realtà, considerare il Manchester City nettamente migliore del Real Madrid, in senso assoluto, ci sembra un po’ troppo. La verità è che gli inglesi stasera hanno sfiorato la perfezione, probabilmente l’hanno anche centrata e di conseguenza hanno messo in luce tutti i difetti degli ospiti, per troppi minuti in balia dei padroni di casa e dell’idea di calcio di Guardiola.

Un tarantolato Pep Guardiola in panchina mentre guida tutto il Manchester City – Nanopress.it

Il pressing dei Citizens è stato semplicemente asfissiante, ha portato i bianchi di Spagna a perdere un gran numero di palloni in impostazione e lì sono stati bravi i ragazzi di Guardiola a colpire e senza che i ragazzi di Carlo Ancelotti potessero fare tanto per contenerli. Il City ha giocato a un altro ritmo, a una velocità difficile da trovare anche a questi livelli e a cui dovrà stare molto attenta anche l’Inter, se non vorrà finire in balia dei diretti avversari. Si sono viste anche tutte le difficoltà degli ospiti nell’arginare determinati passaggi tra le linee, soprattutto quando il City riusciva a recuperare palla e innescare gli uomini offensivi. Kroos, ad esempio, ha fatto una fatica tremenda a coprire lo spazio che si veniva a trovare tra lui e Modric e questo ha inciso anche nel momento in cui i ragazzi di Guardiola si sono conquistati le linee per arrivare direttamente in porta.

A deludere è stato proprio il centrocampo delle Merengues. Gli uomini di punta dei Blancos hanno avuto molta difficoltà a imporre il loro stile di gioco, soprattutto a comandare l’andamento della partita e a gestire il pallone e le trame di gioco, cosa che solitamente gli viene naturale. Questo è certamente merito dei padroni di casa che sono riusciti a dare una prova di forza nettamente più evidente rispetto a quanto successo otto giorni prima, ma anche di un ritmo un po’ troppo lento da parte delle Merengues. Diversamente dal solito, gli uomini di Ancelotti hanno sbagliato troppo spesso il primo passaggio in uscita, senza riuscire a innescare con continuità gli attaccanti.

La differenza, quindi, in un contesto di squadra definito e che ha funzionato in maniera quasi opposta, hanno potuto farla anche i singoli. Pensate a Bernardo Silva, uno che all’andata era rimasto nell’ombra, ma che è uno dei fedelissimi di Guardiola. Stasera l’esterno d’attacco ex Monaco ha sfornato una prestazione meravigliosa, ai limiti della perfezione e non solo per il gioco, ma anche per il cinismo che ha dimostrato negli ultimi metri, sostituendosi di fatto a quello che solitamente è il posto di Haaland nel tabellino dei marcatori. Il portoghese ha messo in lungo e in largo in difficoltà Eduardo Camavinga, i cui limiti si sono visti tutti nell’interpretazione del ruolo di terzino sinistro.

E come non dedicare qualche riga anche alle qualità e allo stato di forma di De Bruyne. Il calciatore belga è stato decisivo nel momento più difficile, quando all’andata il Real Madrid sembrava poter avere ancora una volta la meglio con esperienza, cinismo e talento. La sua bordata improvvisa di destro, però, contro il rivale dei rivali, quel Courtois con cui sono note le dinamiche personali, ha rimesso le cose a posto e probabilmente ha alimentato le convinzioni che quest’anno il destino sarebbe andato in maniera decisamente diversa. Al ritorno, poi, ha semplicemente legittimato il suo dominio a centrocampo, lanciando il pressing, con incursioni continue, precise e puntuali e con la sensazione continua di poter essere l’autore di assist o gol da un momento all’altro. Probabilmente stiamo parlando del miglior centrocampista del mondo e dopo questa doppia prestazione saranno sempre di più a pensarlo.

A prescindere da chi ha segnato, chi c’è andato vicino e dal rotondo risultato finale, il protagonista della serata è stato certamente Guardiola. Per lui la Champions League, ormai da qualche anno, sembra quasi una maledizione, una di quelle rognose, che anno dopo anno ti ci avvicini, ma non riesci proprio a centrarla. Questa volta sembra quella buona per spezzarla e i crismi ci sono tutti, visto il gioco che riesce a esprimere la squadra, il talento che ha a disposizione e il modo in cui è riuscito ad assemblarlo sessione di mercato dopo sessione di mercato. Il capolavoro è suo come erano sue le critiche, quando invece si aveva a che fare con la disfatta e stasera ha dato tutta la sensazione di comprendere il peso di quello che sarebbe potuto succedere. Durante il corso del match, anche quando le cose sembravano già indirizzate dal risultato e dall’andamento della partita, non ha mai mollato e ha sempre richiamato i suoi a dare tutto e a coprire ogni spazio, ma soprattutto a non perdere la loro identità.

L’abbiamo visto correre da una parte all’altra all’interno della sua area tecnica, urlare a squarciagola e poi perdere la voce quando, felice ed esamine, doveva rispondere alle domande dei giornalisti. L’abbiamo visto mandare dei baci a un suo calciatore che poi abbiamo scoperto essere Jack Grealish e semplicemente perché aveva scelto di fermarsi e gestire il pallone, anziché affondare in solitaria. È questa una delle immagini più significative della serata di stasera e del percorso del Manchester City: proprio il calciatore che un anno fa non era riuscito a realizzare il gol decisivo per superare il turno, stavolta è titolare, una risorsa preziosa e un uomo decisivo. Nessuno pensa più a quant’è costato, nessuno crede sia stato un investimento sbagliato, semplicemente si ammira la qualità che straripa da ogni sua giocata e che si sposa alla perfezione con gli intenti degli inglesi. Come sarebbe dovuto essere e come è.

La felicità di Guardiola è stata evidente anche dalle parole che il tecnico ex Barcellona e Bayern Monaco ha pronunciato ai microfoni dei giornalisti di “Prime Video” dopo la partita: “Siamo in finale di Champions League e non succede spesso. Provo molta felicità. È la seconda volta in tre anni che arriviamo a questo punto, ora prepariamo la gara di domenica che sarà utile per vincere il campionato e poi penseremo alla Champions League. Questa coppa è diventata un’ossessione? No, la Champions League è speciale, sappiamo che è una competizione difficile. Abbiamo fatto una grande gara, specie nel primo tempo, mentre nella ripresa non tanto col tempo giusto. Ma siamo finale, siamo lì”.

E lì c’è anche l’Inter, dopo aver battuto il Milan e Guardiola non può far a meno di commentare la finale che aspetta i suoi ragazzi contro i nerazzurri e che si preannuncia piena di emozioni, questa volta ai microfoni di “BT Sport”: “È stata una vittoria enorme con una qualità eccezionale, ci siamo sentiti a nostro agio da subito. Ho avuto la sensazione che dentro lo stomaco avessimo il dolore di quanto successo lo scorso anno e oggi l’abbiamo buttato fuori. È stata una delle migliori partite in assoluto del City? Sì, assolutamente. Noi dobbiamo vincere cercando di essere noi stessi. Eravamo calmi, i ragazzi sentivano la partita ed erano pronti per fare una grande prestazione. Che partita sarà contro l’Inter? Una finale contro una squadra italiana non è la partita migliore possibile. Dobbiamo prepararci mentalmente ma ci sarà tempo per farlo”. Di certo, la squadra di Manchester non vuole fermarsi proprio ora, sul più bello, ma neanche i nerazzurri vogliono farlo e, anche se partiranno da sfavoriti, cercheranno comunque di dire la loro per portare a casa la quarta Champions League della loro storia.

Carlo Ancelotti mentre dà indicazioni al suo Real Madrid – Nanopress.it

Se da una parte c’è perfezione, o qualcosa che vi si avvicina, gioia e festa, dall’altra non può che esserci grande delusione e una buona dose di onestà intellettuale. Ancelotti, subito dopo il duro ko recapitato dal City, è sembrato comprensibilmente scuro in volto, ma ha anche analizzato i motivi della sconfitta con grande lucidità e senza appigliarsi a giustificazioni o diplomazia: “Hanno giocato meglio di noi e hanno meritato di andare in finale”, ha detto subito l’allenatore italiano. Poi ha proseguito la sua analisi:Non c’è stato cortocircuito, semplicemente ci hanno pressato alti e hanno continuato a farlo. Magari nel secondo tempo potevamo gestire meglio qualche palla. Ci sta di perdere in semifinale contro una squadra così forte. All’inizio sì abbiamo avuto dei problemi, poi potevamo gestire meglio qualche palla, ma non c’è stato alcun calo psicologico”.

Dopo aver spiegato com’è andata questa sera e le ragioni di un ko che in pochi avrebbero preventivato alla vigilia, il tecnico si è esposto anche sul suo futuro, sempre ai microfoni di “Prime Video”: “Con Florentino Perez abbiamo parlato. È venuto a salutare la squadra negli spogliatoi. Questa sconfitta ci aiuterà a essere migliori l’anno prossimo. Siamo il Real Madrid e ci riproveremo. Abbiamo disputato finora comunque una grande stagione, comunque non è un dramma, nello sport succede”. Ricordiamo, a tal proposito, che nelle scorse settimane Ancelotti è stato accostato con forza alla panchina del Brasile, ancora alla ricerca di un condottiero per le prossime competizioni internazionali. Con le sue dichiarazioni nel post partita, l’ex Milan ha di sicuro allontanato la fine del ciclo, nonostante i risultati di questa stagione non siano esattamente quelli a cui il Real Madrid ci ha abituato. La delusione c’è, ma non si può vincere sempre, e comunque l’anno prossimo i Blancos torneranno a spingere per tentare di conquistare ancora una volta la coppa dalle grandi orecchie.

Quest’anno, però, almeno per una volta, non tocca ai Blancos saltare sul primo gradino del podio e questo è sicuro. Guardando un po’ al futuro, la finale che era stata annunciata da molti alle porte delle semifinali ora si è concretizzata. Ci aveva pensato Noel Gallagher, noto cantante e grande tifoso dei Citizens a indicare i nerazzurri come la finalista ideale che avrebbe voluto incontrare per poi alzare la coppa, visto che, secondo lui, la Beneamata era la squadra più debole rimasta in lizza. E poi ci ha pensato anche Javier Zanetti, storico capitano dell’Inter e ora vicepresidente a sottolineare che, tra due squadre così forti, in partita secca avrebbe preferito comunque incontrare il City. A prescindere dalle previsioni e dai favoriti, ora non resta che scaldare i motori per prepararsi a quello che sarà. Ci sono ancora poco più di venti giorni per studiare l’avversario, giocare altre partite (soprattutto per i nerazzurri), prepararsi al meglio e come merita una finale di Champions League. Il resto lo dirà il campo, come d’altronde l’ha detto anche stasera: perché nel calcio, di solito, vince la più forte, ma possono esserci anche tante sorprese.

 

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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