Dall’interrogatorio di Alessia Pifferi, in carcere con l’accusa di aver lasciato morire sua figlia Diana, che aveva solo 18 mesi all’epoca dei fatti, ci dimostra che, in realtà, la donna non si è mai pentita di quello che ha fatto. Lo si evince dalle espressioni del volto, mai votate alla sofferenza come invece sarebbe dovuto essere.
L’amore materno è considerato uno dei legami più forti e incondizionati che esistano, ma a volte, nel corso della storia, abbiamo assistito a casi tragici in cui madri sono state coinvolte in crimini orribili. Le cosiddette madri assassine rappresentano un oscuro lato dell’umanità che ci costringe a riflettere sulla complessità delle relazioni familiari e sulla fragilità della mente umana.
“Non ero tranquilla perché comunque sapevo di fare una cosa che non andava fatta perché poteva succedere qualcosa”. Queste le parole pronunciate da Alessia Pifferi, in carcere con l’accusa di aver lasciato morire sua figlia di Diana di soli 18 mesi. Le affermazioni della donna sono state trasmesse in esclusiva dalla trasmissione Quarto Grado, che ha mostrato il video della confessione durante l’interrogatorio in caserma del 21 luglio 2022. Ma che cosa ci dice il linguaggio del corpo su Alessia? Che cosa provava in quei concitati momenti?
Intanto, secondo quanto ricostruito dagli psicologici del carcere, la donna avrebbe un ritardo mentale che renderebbe il suo quoziente intellettivo equivalente a quello di una bambina di sette anni. Può bastare perché benefici di uno sconto di pena?
Alessia Pifferi ha dimostrato ancora una volta durante l’interrogatorio di essere una donna totalmente priva di empatia. Non ha messo in campo alcun comportamento per tutelare sua figlia. Al contrario, ha dimostrato di avere una bassa reattività al dolore provocato a Diana, oltre che un’inesistente considerazione per quest’ultima.
Perché ha fatto tutto questo, però? Nell’interrogatorio, nonostante venisse sentita per un fatto grave come la morte della figlia, stava perseguendo il proprio interesse personale, continuando a non tenere minimamente in considerazione le conseguenze del suo comportamento, che la ha portata a lasciare Diana senza una risposta ai suoi bisogni primari e quindi esistenziali, basato su un profondo egoismo, e completamente fondato sulla necessità di focalizzarsi esclusivamente sui propri, di bisogni, trascurando quindi completamente quelli della creatura che aveva messo al mondo.
In sostanza, il video dell’interrogatorio di Alessia Pifferi mandato in onda dalla trasmissione televisiva Quarto Grado testimonia ancora una volta il freddo distacco emotivo della donna rispetto agli eventi. Innanzitutto, sul suo volto erano completamente assenti i segni della sofferenza, che, in un contesto come quello, sarebbero stati fisiologici. In soldoni: non ha avuto nessuna reazione negativa rispetto a un fatto che, invece, avrebbe dovuto suscitare un’emozione intensa e paralizzante.
Secondo l’analisi comportamentale, che si basa sullo studio delle emozioni, Alessia non era particolarmente triste. Se, infatti, solitamente il dolore e la sofferenza causano tensione muscolare – dunque, in chi sperimenta tali tipi di emozioni, è possibile notare la contrazione di alcune regioni del volto, come la fronte o le sopracciglia aggrottate – sul voto di Pifferi non c’era traccia di niente di tutto questo, così come totalmente assenti erano i segni del disagio, quali la bocca tesa, gli occhi chiusi o semichiusi, le guance solcate dalle rughe o il mento contratto.
Il modo con il quale la donna, poi, ha lasciato morire sua figlia denuncia componenti personologiche profondamente immature, sicuramente regressive e infantili, ma anche sicuramente consapevoli: non si è posta minimamente il problema di abbandonare Diana in condizioni, come quelle del caldo torrido di luglio, senza cibo, senza acqua e totalmente incapace di badare a sé stessa, che avrebbero messo a dura prova persino un adulto.
Quindi negligenza e trascuratezza. Non chiamatela follia, perché Alessia Pifferi aveva messo in conto che la piccola Diana poteva morire, ma ha preferito dare la priorità alla sua nuova relazione e al compagno. Una giovane mamma che ha lasciato in balia del destino sua figlia con il solo scopo di appagare i bisogni del momento – vacanze, attenzioni e lusso -dimostrando di avere priorità del tutto incompatibili con quelle di una madre.
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