L’Iran ha presentato un nuovo drone armato e ha spiegato che ha una portata tale da poter raggiungere comodamente Israele e altri Paesi della regione. Il nuovo velivolo, chiamato Mohajer-10, è stato mostrato in una cerimonia a Teheran, alla presenza del ministro della Difesa iraniano Amir Hatami.
La questione dei droni provenienti dall’Iran è ormai nota dato che la produzione iraniana è stata impiegata da Putin nella guerra in Ucraina, nonostante gli ammonimenti internazionali e ciò segna un legame tra Mosca e Teheran che crea preoccupazione tra la comunità globale, la quale teme un’escalation di violenza ulteriore.
Secondo il ministro della difesa di Israele Hatami, il drone può trasportare due missili aria-terra o quattro bombe guidate, ma è anche in grado di volare per 24 ore consecutive. Il ministro ha anche sostenuto che ha una capacità di ricognizione e sorveglianza superiore a quella dei suoi predecessori.
Il drone Mohajer-10 sembra essere modellato sulla linea americana dell’MQ-9 Reaper, che è uno dei più avanzati e letali droni al mondo. Ma diversi esperti hanno esternato dubbi sulle reali capacità del drone iraniano, sottolineando che potrebbe essere vulnerabile ai sistemi di difesa aerea nemici.
L’Iran ha sviluppato un vasto arsenale di droni, sia per scopi civili che militari, negli ultimi anni. Il Paese ha anche dichiarato di aver usato i droni per attaccare obiettivi in Siria, Iraq e Yemen, in supporto ai suoi alleati regionali.
La presentazione del nuovo drone arriva in un momento di tensione tra l’Iran e Israele, che si sono accusati a vicenda di aver condotto operazioni segrete e sabotaggi contro le loro infrastrutture nucleari ed energetiche. Il regime iraniano è coinvolto in difficili negoziati con le Potenze mondiali per cercare di salvare l’accordo sul nucleare del 2015, dal quale gli Stati Uniti si sono ritirati nel 2018.
Questo è un argomento molto caro agli Usa e plasma la modalità di approccio con le autorità di Teheran, nonostante il disaccordo statunitense su molte questioni statali e scelte iraniane intraprese.
L’Iran ha quindi presentato questo nuovo velivolo per sfidare Israele e ha affermato che è realizzato per poter volare per un’intera giornata e per colpire obiettivi a migliaia di chilometri di distanza.
Come sopracitato si tratta del Mohajer-10, un modello senza pilota presentato ieri a Teheran dal ministro della Difesa Amir Hatami, in occasione della Giornata dell’industria della difesa. Ha una velocità di 210 chilometri orari e una quota massima di 24 mila piedi. Può anche trasmettere immagini e dati in tempo reale, grazie a una telecamera e a un sistema di sorveglianza elettronica.
Il regime iraniano ha spesso accusato Israele di aver condotto attacchi con droni obbiettivi iraniani e filo iraniani, alimentando le tensioni già esistenti.
La presentazione del nuovo drone coincide con le difficoltà dei negoziati tra l’Iran e le potenze mondiali per rianimare l’accordo sul nucleare del 2015, dal quale gli Stati Uniti si sono ritirati nel 2018.
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi, fedele al leader supremo Ayatollah Ali Khamenei, ha assistito alla cerimonia e ha dichiarato: “Oggi possiamo presentare con fermezza l’Iran come una nazione avanzata e tecnologica al mondo”.
Ha voluto ribadire la volontà dell’Iran di portate avanti relazioni amichevoli con “tutti i Paesi del mondo“, ma ha avvertito che le milizie iraniane sono pronte a distruggere chiunque provi di invadere l’Iran.
Durante gli ultimi mesi il malcontento e la tensione tra milizie sostenute dall’Iran, come per esempio Hezbollah in Libano e la Jihad Islamica palestinese e le truppe israeliane ha generato contrasti importanti che hanno mostrato attacchi reciproci.
Il governo israeliano capitanato da Netanyahu ha intrapreso azioni mirate a colpire la popolazione musulmana, come la camminata di Ben Gvir presso la Spianata delle moschee che ha suscitato astio da parte dell’intera comunità islamica. Poi si sono susseguiti diversi raid all’interno dei campi profughi di Jenin e Nablus che Israele ha descritto come necessari per sradicare il terrorismo islamico.
Ciò sta creando un conflitto sempre più violento e nelle ultime ore si sono verificati diversi attacchi che hanno riacceso i timori della comunità internazionale.
Il gruppo terroristico palestinese Hamas ha rivendicato la responsabilità dell’attacco mortale avvenuto ieri vicino a Hebron, in Cisgiordania, che ha causato la morte di quattro israeliani. Lo ha riferito la rete televisiva Al Jazeera, citando una fonte interna al movimento islamista con sede a Gaza.
La rivendicazione di Hamas contraddice quella fatta ieri dall’ala militare del movimento Fatah, la Brigata dei Martiri di Al-Aqsa, che aveva affermato che i suoi combattenti erano i responsabili dell’attacco. Il Fatah è il partito del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, rivale di Hamas.
L’attacco è avvenuto ieri pomeriggio, quando due uomini armati hanno aperto il fuoco contro un’auto israeliana vicino all’insediamento ebraico di Eli, in Cisgiordania. Hanno perso la vita nell’attacco la 42enne Batsheva Nigri, il 25enne Yehuda Guetta e il 19enne Benaya Peretz. Un’altra donna, Tamar Nizri, è rimasta gravemente ferita.
I due attentatori sono stati identificati come Muhannad Faleh Shehadeh e Khaled Mustafa Sabah, membri di Hamas. Sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane dopo una caccia all’uomo durata diverse ore.
Nella giornata di martedì 22 agosto, è stato presentato un atto di accusa ufficiale nei confronti di Shehadeh e Sabah, per aver aiutato nell’organizzazione dell’attacco. Secondo l’accusa, i due avrebbero fornito le armi agli attentatori e avrebbero pianificato un ulteriore attacco.
L’attacco è stato il più grave degli ultimi mesi in Cisgiordania, dove la tensione tra israeliani e palestinesi è alta a causa della politica degli insediamenti e della situazione a Gerusalemme est. Il primo ministro israeliano Netanyahu ha promesso di impiegare l’agenzia di sicurezza Shin Bet come parte dell’impegno del governo per combattere la criminalità organizzata nelle comunità arabe.
Un numero elevato di israeliani ha chiesto al governo di Tel Aviv di attuare una politica più dura nei confronti delle fazioni islamiche.
Tutto questo ha, ulteriormente, alimentato la tensione tra la comunità islamica che descrive le azioni intraprese dai musulmani come una risposta alla violenza che subiscono.
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