Mentre il presidente dell’ Iran Raisi si trova in Siria, sono emerse informazioni riservate le quali rivelano che Teheran sta acquisendo diverse miniere di fosfato, ora controllate dalla Repubblica islamica, in territorio siriano, per produrre la “torta gialla”.
La notizia arriva successivamente al viaggio organizzato dal presidente iraniano, della durata di due giorni, che lo ha portato ad incontrare il presidente siriano Assad. Vertice organizzato per ampliare notevolmente le collaborazioni e cooperazioni con le autorità di Damasco, sia in ambito economico e produttivo ma, soprattutto, per creare un’alleanza ancora più profonda in merito all’ambito militare, approfittando anche dell’astio, aumentato di recente, nei confronti di Israele.
Secondo documenti secretati, ma che Iran International è riuscito ad ottenere, l’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran (AEOI) ha richiesto al governo di consentire l’importazione di 800.000 tonnellate di fosfato dalle miniere senza, oltretutto, dover pagare la quota dell’amministrazione.
Uno dei documenti trapelati è una lettera risalente a gennaio scritta da Mojtaba Hosseinipour, deputato dell’ufficio del presidente, è indirizzata al ministro degli Affari economici e finanziari Ehsan Khandozi, all’ex ministro dell’Industria, delle miniere e degli affari Reza Fatemi Amini, licenziato questa settimana, all’ex capo dell’organizzazione iraniana di pianificazione e bilancio Masoud Mirkazemi e a Mohammad Dehghan, vice di Raisi in materia legale.
Nella lettera, l’ufficio di Raisi ha sollecitato i funzionari a prendere una decisione riguardo la richiesta dell’agenzia nucleare di acquistare annualmente fosfati dalla Siria, senza dover necessariamente pagare la quota del governo. Questa richiesta fa parte di un accordo siglato nel 2017 tra Teheran e Damasco per la cooperazione nella miniera di fosfato ad Al-Sharqiya in Siria.
Damasco è uno dei maggiori esportatori mondiali di fosfato di roccia, che è una materia prima utilizzata principalmente nella produzione di fertilizzanti fosfatici. Ma, come viene spiegato invece in un altro documento, la roccia di fosfato può anche essere una fonte non convenzionale per l’estrazione dell’uranio.
L’acquisizione di uranio dalle miniere di fosfato in Siria da parte dell’Iran ha sollevato preoccupazioni a livello internazionale, poiché l’uranio può essere utilizzato per la produzione di armi nucleari.
La richiesta dell’Iran di acquistare fosfati senza pagare la quota del governo siriano solleva anche interrogativi sulle intenzioni dell’Iran e sulla loro dipendenza dalle risorse Siriane.
L’agenzia nucleare iraniana ha affermato che l’uranio ottenuto dalle miniere di fosfato verrà utilizzato solo per scopi pacifici, come la produzione di energia nucleare e la medicina.
Molti paesi non sono convinti dalle parole dell’Iran e hanno espresso preoccupazione per la loro attività nucleare e l’accesso alle risorse di uranio. Questo ha portato a una serie di sanzioni economiche contro l’Iran, che hanno avuto un impatto significativo sulla loro economia e sulle relazioni internazionali.
Nonostante le sanzioni dell’Unione Europea alla Siria non proibiscano in maniera esplicita di importare fosfati, esse sostanzialmente vanno a minare gli accordi presi con il ministro siriano del petrolio e delle risorse minerarie, che è responsabile della produzione di fosfati.
Le esportazioni di fosfato siriano a basso costo verso l’Europa sono aumentate notevolmente negli ultimi anni, come riportato da Guardian a gennaio 2022, ciò evidenzia la profonda dipendenza degli agricoltori europei dai fertilizzanti fosfatici.
Ma sembra quindi che la Repubblica islamica abbia trovato un modo per aggirare le sanzioni e continuare il suo programma nucleare, attraverso l’acquisizione di fosfati dalle miniere controllate dalla Siria.
Un’altra lettera racchiusa nel fascio di documenti trapelati rivela che il capo dell’agenzia atomica iraniana Mohammad Eslami che ha chiesto al primo vice di Raisi Mokhber di autorizzare l’acquisto di fosfati dalla Siria.
Ciò solleva ulteriori preoccupazioni sulla trasparenza e la legalità delle attività dell’Iran, poiché l’acquisizione di fosfati da parte di Damasco, potrebbe violare le sanzioni imposte dall’UE e potrebbe essere utilizzato per scopi nucleari non pacifici.
L’Iran ha già una storia di violazioni all’interno degli accordi nucleari e di mancata cooperazione con l’Organizzazione internazionale dell’energia atomica AIEA, ciò ha portato a un repentino aumento delle tensioni globali e delle sanzioni economiche contro l’Iran.
La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per il programma nucleare dell’Iran e ha richiesto maggiore trasparenza e la possibilità di verificare l’avanzamento del programma da parte del paese.
Va precisato che l’acquisizione di fosfati dalle fa emergere il pensiero già ben radicato all’interno della comunità internazionale, riguardo a un prossimo utilizzo di armamenti nucleari iraniani, data la tensione attuale e la crescente contrapposizione delle milizie filoiraniane e delle stesse autorità e iraniane nei confronti dell’occidente e di Israele.
In un’appendice allegata alla lettera, l’agenzia nucleare ha sottolineato che la Repubblica islamica ha principalmente due fonti per l’estrazione di uranio, ma è vietata l’utilizzo delle fonti convenzionali a causa delle sanzioni internazionali. Proprio per questo l’Iran è stato costretto a ricorrere a fonti non convenzionali, dove l’uranio viene estratto come sottoprodotto, come nel caso del suolo fosfatico.
Il documento riporta anche che la miniera di Khunayfis nel Governatorato di Homs, con 300 milioni di tonnellate di fosfati, rappresenta la scelta migliore tra le miniere contrattuali dell’Iran perché ha una quantità maggiore di uranio.
In particolare, l’acquisizione di fosfati dalle miniere controllate dalla Siria potrebbe violare le sanzioni internazionali e potrebbe essere utilizzata per scopi nucleari non pacifici. La comunità ha espresso timore sul programma nucleare dell’Iran e ha richiesto maggiore supervisione sulle operazioni da parte del paese per garantire che le loro attività nucleari siano utilizzate solo per scopi pacifici.
Mercoledì i presidenti dell’Iran e della Siria hanno firmato un accordo di cooperazione strategica a lungo termine, che include un memorandum d’intesa sulla cooperazione dell’industria petrolifera.
Ciò suggerisce che l’Iran sta cercando di consolidare le sue relazioni con la Siria e di aumentare la propria influenza nella regione, il che potrebbe avere implicazioni sulla stabilità e la sicurezza in Iran.
La miniera di Khunayfis nel Governatorato di Homs, in Siria, è stata scelta dall’Iran come la fonte migliore per l’estrazione dell’uranio dal suolo fosfatico, poiché contiene una quantità maggiore di uranio rispetto ad altre miniere sotto contratto.
L’uranio viene estratto come sottoprodotto dal suolo fosfatico e viene utilizzato per la produzione di Yellow cake o torta gialla, un precursore del combustibile nucleare.
La recente firma di un accordo di cooperazione strategica a lungo termine tra i presidenti dell’Iran e della Siria, durante la visita di Raisi a Damasco, potrebbero suggerire che l’Iran stia cercando di consolidare le sue relazioni con la Siria e di aumentare la propria influenza in Medio Oriente. Ciò potrebbe avere implicazioni sulla stabilità e la sicurezza in Medio Oriente, in particolare per quanto riguarda il programma nucleare dell’Iran e la sua politica estera.
È importante notare che l’estrazione dell’uranio dal suolo fosfatico è considerata un metodo non convenzionale e meno efficiente rispetto all’estrazione dell’uranio dalle miniere radioattive di basso grado dell’Iran. Ciò suggerisce quindi che l’Iran potrebbe non avere accesso alle fonti convenzionali a causa delle sanzioni internazionali e pertanto sta mettendo in atto un piano che per recuperare il più velocemente possibile il materiale ma anche di aggirare le sanzioni occidentali.
L’utilizzo di fonti non convenzionali per l’estrazione dell’uranio potrebbe aumentare le preoccupazioni sulla natura pacifica del programma nucleare dell’Iran ma anche portare a ulteriori pressioni da parte della comunità globale per garantire la conformità dell’Iran alle norme internazionali.
Nel marzo 2022, i membri dell’E3 ovvero Francia, Germania e Regno Unito hanno rilasciato una dichiarazione congiunta esprimendo preoccupazione per l’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran fino all’84%.
L’E3 ha definito questa escalation come “estremamente grave” e ha chiesto una risposta immediata all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).
Gli Stati Uniti, d’altra parte, hanno adottato un approccio più cauto in attesa di vedere quali sarebbero stati gli esiti della visita del capo dell’AIEA a Teheran. Nonostante ciò, l’Iran è stata criticata per l’accumulo di uranio altamente arricchito fino al 60% e per la continua espansione delle sue capacità di arricchimento.
L’arricchimento dell’uranio è una questione delicata, in quanto l’uranio altamente arricchito può essere utilizzato per produrre armi nucleari. Il regime iraniano ha sempre sostenuto che il suo programma nucleare ha scopi pacifici, come la produzione di energia elettrica.
Per questo i vertici mondiali hanno espresso preoccupazione e richiesto maggiori controlli e ispezioni per garantire che l’Iran rispetti le norme internazionali sulla non proliferazione nucleare.
La questione sul nucleare iraniano è ormai da mesi qualcosa di estremamente fondamentale per la comunità globale che vede il regime iraniano adottare azioni mirate ad ampliare il proprio programma nucleare volendo imporsi contro le potenze occidentali ostili e soprattutto, in questo preciso momento storico, contro Israele ritenuto il nemico giurato dell’Iran.
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