L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, conosciuta recentemente come Aiea, sta attualmente discutendo sull arricchimento dell’uranio iraniano, dato che Teheran respinge le accuse dell’agenzia internazionale e afferma che la stessa è utilizzata come uno strumento politico. La questione nucleare è qualcosa che, in questo momento storico in particolare, è molto importante e per il quale gli Stati Uniti spingono in maniera decisa l’Iran a riprendere l’accordo abbandonato nel 2015.
La tensione tra Iran e la comunità internazionale in merito alla possibilità di ampliare la produzione di armi nucleari senza la supervisione internazionale e qualcosa che è fondamentale e primario, soprattutto finalizzato all’attuale momento che vede la Russia in conflitto con l’Ucraina. Questo perché è noto che l’Iran è uno dei maggiori sostenitori era Russia e fornisce droni e altro sostegno militare alle truppe dell’esercito russo.
La comunità globale spinge perché si riprenda l’accordo ormai abbandonato e anche gli USA sembrano, come riferito dai media internazionali, interessati a ripristinare il patto in maniera particolarmente intensa, tanto da fare passare altri aspetti iraniani in secondo piano.
L’Iran respinge le accuse dell’Aiea
La reazione delle autorità iraniane è stata quella di negare di aver intenzionalmente ad arricchito l’uranio fino ad avere una purezza pari all’84%, respingendo soprattutto l’affermazione che vedrebbe nell’Occidente la causa di questo come una risposta ai problemi in corso con l’organizzazione internazionale, che sorveglia l’energia atomica e a causa dei disaccordi sul patto nucleare del 2015.
Questo perché l’Aiea ha trovato uranio arricchito all’84% nei siti nucleari ispezionati in Iran. la preoccupazione nasce dal fatto che basta il 90% di purezza dell’uranio per ottenere una bomba.
Proprio a causa di questa scoperta fatta l’aia sta cercando di capire se si tratta di un’azione volontaria o se realmente non è stata attuata per la produzione di armi nucleari. La disputa nasce per la preoccupazione internazionale dettata dal fatto in quanto si tratta dell’uranio con la purezza più importante ma hai scoperto in territorio iraniano.
La paura che le autorità iraniane, successivamente al 2019 anno nel quale è saltato l’accordo sul nucleare dopo il ritiro degli Stati Uniti, abbiano incrementato volutamente la produzione nucleare per trarne poi vantaggio militare eh concreta. Oltretutto va specificato che l’arricchimento dell’uranio nell’accordo prevedeva il 60% di purezza. I funzionari iraniani hanno negato di voler raggiungere una purezza tale di uranio da poter creare un’arma nucleare. Hanno inoltre affermato che le affermazioni e le ricerche che si stanno attualmente verificando in Iran sono frutto dell’ambito politico che strumentalizza l’organismo internazionale per la sorveglianza nucleare.
L’agenzia ha scritto su Twitter nei giorni scorsi che: “L’AIEA è a conoscenza dei recenti resoconti dei media relativi ai livelli di arricchimento dell’uranio in Iran. Il direttore generale sta discutendo con l’Iran i risultati delle recenti attività di verifica dell’Agenzia e informerà il consiglio dei governatori dell’AIEA, se del caso”.
Il portavoce dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran Behrouz Kamalvandi ha riferito ieri sera al network Fars che: “particelle con una purezza superiore al 60 percento erano state trovate dagli ispettori, ma ciò era già accaduto prima e non era niente fuori l’ordinario.”
Kamalvandi ha sottolineato inoltre che: “L’esistenza di una o più particelle di uranio con una purezza superiore al 60 percento nel processo di arricchimento non significa che ci sia stato un arricchimento superiore al 60 percento”.
Precisando anche: “Questo è qualcosa di molto naturale che può verificarsi anche a seguito di una diminuzione dell’alimentazione delle cascate di centrifughe in un momento. Ciò che conta è il prodotto finale, e la Repubblica islamica dell’Iran finora non ha cercato di arricchire oltre il 60 per cento”.
Secondo il funzionario il problema riscontrato in Iran avrebbe dovuto essere discusso tra agenzia e Stati membri, ma il fatto che si ha arrivata la notizia ai media rivela la vera finalità di questa operazione ovvero: “diffamare e deformare i fatti”.
Ha inoltre ribadito anche che le autorità iraniane che vedono l’Aiea utilizzata, in questo momento, come strumento politico per effettuare pressioni sulle autorità in Iran.
Lo scontro tra l’agenzia internazionale per l’energia atomica e il governo di Raisi è avvenuto un mese fa ed è stato causato, per l’appunto, dal documento riservato trapelato e poi condiviso che informava i membri della scoperta effettuata dall’organizzazione in Iran.
Dal rapporto emerso si evince che: “l’interconnessione tra due cascate di centrifughe IR-6 avanzate nel sito sotterraneo sensibile di Fordow era stata modificata senza preavviso.”
Le autorità iraniane hanno così iniziato ad arricchire al 60% Fordow lo scorso novembre e questo in relazione alla risoluzione approvata dal consiglio dell’Aiea e ha respinto il rapporto di censura definendolo un errore.
L’accordo internazionale sul nucleare
Le nazioni occidentali facenti parte dell’accordo sul nucleare, anche chiamato formalmente Joint Comprehensive Plan of action, hanno chiesto più volte all’Iran di cooperare con l’agenzia e collaborare per ripristinare il monitoraggio delle operazioni, ora sospeso.
La questione è stata discussa anche dal capo della politica estera Borrell con il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian.
Nonostante i ripetuti tentativi non sono stati fatti effettivi progressi negli sforzi per ripristinare il patto nucleare e da settembre non si sono visti miglioramenti in merito. Settembre è stato il mese in cui l’occidente ha accusato l’Iran di boicottare intenzionalmente i colloqui.
Da quel momento la tecnica utilizzata dalle Nazioni occidentali verso il non adempimento del patto nucleare è stata quella di attuare ed elargire cicli di sanzioni inerenti alla vendita dei droni alla Russia da impiegare nella guerra in Ucraina ma ha anche di elargire ulteriori sanzioni contro la dura repressione del governo contro la rivoluzione iraniana in atto.
Le autorità di Teheran hanno invece ha risposto che la loro priorità sostenere un nuovo accordo e riprenderà i negoziati ma è lo stesso Occidente che rifiuta di attuare una reale volontà politica nel ripristinarlo.
All’interno del patto sul nucleare sono presenti anche i maggiori alleati attuali dell’Iran ovvero Cina e Russia.
Ho parlato molto nelle ultime settimane anche della possibilità di revocare le sanzioni e le ammonizioni in maniera da poter creare una situazione più idonea e rilanciare l’accordo sul nucleare.
Il Joint Comprehensive Plan of Action comprende ufficialmente al suo interno Iran, Cina, Russia, Stati Uniti, Francia, Germania, Regno Unito e Unione Europea nel 2015.
Il patto ha posto condizioni severe e limiti al nucleare iraniano in cambio della revoca delle sanzioni in essere. Ha posto severi limiti al nucleare iraniano programma in cambio della revoca delle sanzioni.
Il ritiro degli Stati Uniti nel 2018 voluto dal presidente Trump ha destabilizzato l’accordo e la causa del suo abbandono è stata formalmente collegata al fatto che il patto sul nucleare non funzionasse abbastanza e ha deciso così di imporre sanzioni più dure all’Iran.
Due anni fa il presidente Joe Biden ha iniziato ad avere colloqui con Teheran, ma in maniera indiretta e sotto la mediazione delle Nazioni europee, che non vi erano altre strade praticabili.
I tentativi avvenuti a settembre da parte dell’Occidente, che ha lavorato all’offerta che è stata poi rifiutata dall’Iran, ha creato un turbinio di accuse reciproche che non è riuscito a placarsi e quindi anche la discussione in merito all’accordo si è esaurita. La situazione è ora di stallo e ha visto emettere nuove sanzioni nei confronti di funzionari ed entità iraniane.
I tentativi di accordarsi da parte delle sue delle due Nazioni sono falliti e l’Occidente ha continuato costantemente a spingere, per riuscire a riaprire negoziati mentre Teheran accusa le nazioni occidentali di non essere pronte a un reale dialogo politico in merito alla questione.
È in programma una visita del direttore generale dell’Aiea Raphael Grossi che in realtà le autorità stanno cercando di organizzare da tre mesi, nel mentre, l’Iran accusa l’Occidente di utilizzare l’organizzazione per l’energia atomica come uno strumento politico contro lo stato.
Grossi ha specificato più volte la necessità di poter effettuare maggiore ispezione di monitoraggio per poter verificare il programma nucleare iraniano, così come accade con il resto delle Nazioni.
Ad oggi quindi non è stato fatto nessun progresso in merito all’accordo nucleare e la preoccupazione rimane altissima, dato anche il deteriorarsi del conflitto in Ucraina e l’avvicinarsi dell’Iran alla Russia e alla Cina non fa altro che alimentare la preoccupazione globale dell’utilizzo di armi nucleari che avrebbe un risultato devastante per l’intero globo.