Dopo la recente riappacificazione una che ha visto la ripresa dei rapporti diplomatici tra Arabia Saudita e Iran che erano interrotti da oltre sette anni, le autorità del regime iraniano stanno attuando nel concreto un avvicinamento che vada anche a rafforzare la posizione del nazioni arabe contro Israele.
Raisi ha intenzione di attuare una sorta di alleanza anti Occidente e anti Israele che ha lo scopo di supportare l’Islam e di conseguenza la potenza islamica e le milizie della jihad, invitandole a contrapporsi duramente al governo israeliano, che ha attaccato negli ultimi mesi, ripetutamente, le forze islamiche alzando nervosismo e tensione,che sono sfociati in attacchi reciproci e Netanyahu ha attaccato anche le milizie filoiraniane situate in Libano e in Siria.
Il presidente dell’Iran Raisi rafforza i legami con le autorità saudite
Dopo la tensione emersa tra Israele e Iran che si contrappongono completamente come ideologia politica ed entrambe le nazioni vorrebbero eliminare l’altra vista come paese ostile, Teheran si avvicina a Riyadh per contrastare le fazioni islamiche ribelli. Le autorità israeliane hanno intrapreso, dall’inizio dell’anno, un’escalation di violenza composta da attacchi nei campi profughi situati in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, ma ha dovuto affrontare una crisi politica e sociale profonda che ha generato il caos anche all’interno di Israele stesso.
Il capo di Stato della Repubblica islamica iraniana ha avuto modo di confrontarsi con l’emiro del Qatar lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani e, tra le argomentazioni discusse, la principale è stata sicuramente quella di sollecitare il legame tra paesi musulmani che hanno l’obbligo e il dovere morale di contrastare la crudeltà israeliana.
Il regime iraniano ha voluto fare appello alla solidarietà regionale, l’Iran ha anche inviato il suo nuovo ministro degli Esteri in visita in diversi paesi arabi, tra cui Oman, Kuwait, Qatar e Iraq, al fine di rafforzare la cooperazione e approfondire i legami regionali.
Tuttavia le mire espansive dell’Iran preoccupano Israele, che teme che Teheran stia cercando di radunare alleanze per eventuali azioni ostili contro di loro.
Le tensioni tra i due paesi sono da tempo in corso, e i funzionari israeliani hanno accusato l’Iran di sostenere gruppi palestinesi come Hamas e Hezbollah e di cercare di acquisire armi nucleari.
In risposta a questi timori, Israele ha aumentato la sua presenza militare nella regione e ha svolto esercitazioni militari per prepararsi a conflitti su più fronti.
L’Iran ha negato ogni intenzione ostile e ha ribadito il suo impegno per la pace e la stabilità del Medio Oriente.
La situazione rimane tesa, e molti osservatori temono che possa sfociare in un conflitto più ampio con conseguenze devastanti per la regione e oltre.
Il sito di notizie Tasnim affiliato alla Guardia rivoluzionaria ha affermato che l’emiro ha anche previsto che le autorità saudite hanno: “condannato duramente l’aggressione di Israele”.
L’attivismo diplomatico iraniano proviene da un accordo concluso a marzo che è riuscito ad appianare le divergenze con l’Arabia Saudita, che ha incoraggiato Teheran a utilizzare sia metodi politici che militari per danneggiare i legami tra Gerusalemme e le città arabe.
Inoltre, l’Iran continua a sostenere i gruppi terroristici che operano nella regione, come Hezbollah in Libano e continua a fornire sostegno ai ribelli Houthi nello Yemen. Queste azioni hanno portato ad una crescente tensione tra l’Iran e gli Stati Uniti, così come tra l’Iran e i paesi arabi del Golfo. La condanna dell’emiro del Qatar contro l’aggressione di Israele indica che il paese continua a sostenere la causa palestinese e ad opporsi alla normalizzazione delle relazioni tra alcuni paesi arabi e Israele. Ma resta da vedere se questa posizione avrà un impatto significativo sulle relazioni diplomatiche del Qatar con gli Stati arabi del Golfo e con l’Iran stesso.
Inoltre, il riavvicinamento potrebbe portare all’aumento delle attività economiche tra l’Iran e l’Arabia Saudita, come ad esempio la cooperazione nelle infrastrutture, l’energia e il commercio. Ciò potrebbe avere un impatto positivo sull’economia iraniana e potrebbe anche a migliorare la stabilità regionale, a condizione che l’Iran e gli altri paesi coinvolti si impegnino in un dialogo costruttivo e pacifico.
Tuttavia, è importante notare che il riavvicinamento con l’Arabia Saudita non implica necessariamente un’apertura completa da parte dell’Iran verso gli altri paesi sunniti, in particolare considerando gli ostacoli geopolitici, religiosi e ideologici tra i due schieramenti. Inoltre, il quadro geopolitico del Medio Oriente è complesso e mutevole, così come gli accordi politici possono essere influenzati da diversi fattori, tra cui le tensioni regionali e internazionali, le pressioni economiche e le dinamiche di potere tra le diverse parti coinvolte.
Mehr, un altro sito web affiliato all’IRGC, ha riferito di una conversazione telefonica tra il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian e il suo omologo giordano Ayman Safadi giovedi sera.
Amir-Abdollahian ha elogiato gli “sforzi della Giordania nella difesa dei palestinesi e dei loro luoghi santi a Quds” (Gerusalemme)” sottolineando anche l’importanza dell’unità islamica sostenendo che: “il regime sionista è la più grande minaccia nella regione”
Inoltre, Amir–Abdollahian ha espresso preoccupazione per la presenza delle forze americane e dei loro alleati nella regione e ha chiesto l’immediato ritiro di tutte le truppe straniere. Safadi ha risposto che la Giordania è impegnata a sostenere la causa palestinese e che lavorerà per promuovere la stabilità in Medio Oriente. Ha anche esortato l’Iran a svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere la pace ma anche a rispettare i principi del diritto internazionale.
L’Iran ha costantemente sostenuto la causa palestinese e ha criticato il governo israeliano per le sue politiche nei territori palestinesi occupati. L’incontro tra i ministri degli Esteri iraniano e giordano arriva in un momento in cui la tensione nella regione è molto alta, a causa della recente escalation delle ostilità tra Israele e Hamas at Gaza.
La reazione di Israele
I funzionari israeliani hanno subìto un conflitto su più fronti da parte delle milizie dell’Iran, con attacchi provenienti non solo da Gaza ma anche dal Libano e dalla Siria.
Nei combattimenti più recenti i gruppi palestinesi sotto la guida di Hezbollah, hanno attuato attacchi missilistici dal Libano, mentre le forze iraniane continuano i loro piani per accumulare armi e potere in Siria.
La situazione si è ulteriormente complicata dopo le elezioni presidenziali iraniane del 2021, che hanno visto l’elezione del generale ultra-conservatore Raisi come presidente. Questa elezione ha sollevato preoccupazioni sulla politica aggressiva dell’Iran nei confronti di Israele e della regione in generale, data la posizione di Raisi come ex capo del potere giudiziario dell’Iran e la stretta cerchia di alleati tra cui la leadership religiosa suprema dell’Iran.
Inoltre, l’Iran ha continuato a sostenere i gruppi militanti nella regione, come Hezbollah e Hamas, che hanno il sostegno dell’Iran in quanto sono l’anello di collegamento nella politica iraniana per utilizzare la violenza contro Israele e gli interessi degli Stati Uniti nella regione.
L’escalation della tensione ha portato a un aumento della milizie stanziate nella regione che hanno anche messo a punto attacchi preventivi contro le basi di Hezbollah nel sud del Libano e contro convogli di armi iraniane in Siria.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha avvertito, giovedi 20 aprile, che il suo paese vedrà probabilmente un’escalation militare su più fronti nel prossimo futuro.
Gallant ha fatto queste dichiarazioni durante un briefing per il Comitato per gli Affari Esteri e la Difesa ma il ministro della Difesa israeliano ha voluto sottolineare poi che il paese sta affrontando diverse minacce di sicurezza provenienti da vari fronti, tra cui Hezbollah, Hamas e I’Iran.
Gallant ha anche sottolineato la necessità di essere preparati ad affrontare queste minacce, dicendo che Israele deve essere “pronto ad agire in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo”. Ha anche ribadito la politica di Israele di non consentire all’Iran di stabilire basi in Siria.
Inoltre, il ministro della Difesa ha riferito che Israele sta costruendo muri di difesa con la Striscia di Gaza e la Siria per impedire ai gruppi terroristici di infiltrarsi nel paese. Ha anche evidenziato l’importanza delle forze armate e dei servizi di sicurezza israeliani nell’affrontare queste minacce.
In generale, le dichiarazioni del ministro della Difesa israeliano indicano un clima di preoccupazione per la sicurezza del paese e una volontà di rimanere vigili e pronti ad affrontare eventuali minacce future.
Gallant ha detto ai giornalisti che: “Questa è la fine dell’era dei conflitti limitati. Stiamo affrontando una nuova era della sicurezza in cui potrebbe esserci una vera minaccia per tutte le arene contemporaneamente”.
Ha poi continuato dicendo: “Abbiamo operato per anni partendo dal presupposto che si potessero gestire conflitti limitati, ma questo è un fenomeno che sta scomparendo. Oggi c’è un notevole fenomeno di convergenza delle arene”.
Il ministro della Difesa israeliano si è scagliato contronikbregine Teheran di aver orchestrato la nuova strategia come “la forza trainante che sostiene i suoi gruppi militanti delegati trasferendo risorse, ideologia, conoscenza e formazione”.
Il ministro ha anche affermato che l’Iran ha trasformato I’Iraq in un terreno per condurre la sua guerra. Gallant ha esortato la comunità internazionale ad adottare misure concrete per contrastare l’influenza destabilizzante dell’Iran che mette in pericolo tutta la regione. Ha anche chiesto il sostegno e la cooperazione degli alleati e dei partner della NATO per sconfiggere questa minaccia comune. Inoltre, ha evidenziato che la Sicurezza del Mediterraneo è una questione di importanza cruciale per molti Paesi dell’UE, che devono lavorare insieme per garantire una maggiore stabilità e sicurezza.
In generale, la situazione in Medio Oriente è molto complessa e richiede un approccio delicato per risolvere i conflitti e migliorare la sicurezza dei civili.
Bennett ha sottolineato che mentre il popolo iraniano affronta difficoltà economiche e sociali, il regime dell’Iran spende enormi quantità di denaro per finanziare il terrorismo in tutto il mondo, incluso in Siria, Yemen, Gaza e Libano. Bennett ha sottolineato che questa politica è dannosa per l’economia e la stabilità del popolo iraniano, poiché questi soldi potrebbero invece essere utilizzati per migliorare l’infrastruttura, la sanità e l’istruzione per il popolo iraniano.
Inoltre, questa politica potrebbe anche portare a una maggiore isolamento internazionale dell’Iran e alla diminuzione della sua influenza nella regione. Bennett ha esortato il governo iraniano a porre fine al finanziamento del terrorismo e ad investire maggiormente nel benessere del suo popolo, migliorando così la posizione dell’Iran in campo internazionale.
Il leader della Jihad islamica palestinese Ziyad Nakhaleh ha recentemente ammesso che l’Iran ha speso miliardi di dollari per sostenere i gruppi militanti palestinesi negli ultimi due decenni.
Va sottolineato che Teheran paga per ogni casa distrutta a Gaza e trasferisce tutte le armi necessarie.
Oltre a ciò l’Iran ha anche investito ingenti somme di denaro nella costruzione di impianti di missilistici e in programmi nucleari e balistici, che sono stati oggetto di preoccupazione e critiche internazionali. Secondo alcuni rapporti, l’Iran avrebbe speso circa 15 miliardi di dollari per il suo programma di sviluppo di missili balistici, con l’obiettivo di aumentare la propria capacità militare e deterrente
. Inoltre, l’Iran utilizza una parte dei suoi guadagni dal petrolio per finanziare gruppi terroristici come Hezbollah e Hamas, che operano in Medio Oriente.
Tuttavia, è importante notare che queste informazioni non sono state confermate ufficialmente dall’Iran e ci sono diverse opinioni e interpretazioni sulle attività e gli investimenti del paese in ambito militare.
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