Lisa Montgomery è stata giustiziata oggi. Condannata nel 2007 alla pena di morte da parte del tribunale di Missouri, è stata sottoposta a iniezione letale presso il carcere di Terre Haute in Indiana.
È la quarta donna a essere condannata dal governo federale alla pena capitale. Prima di lei Mary Surratt (1865), sospettata di aver partecipato all’omicidio di Abraham Lincoln, Ethel Greenglass (1951), giustiziata insieme al marito Julius Rosenberg, entrambi accusati di spionaggio a favore dell’URSS, e Bonnie Heady (1953), condannata e giustiziata insieme al marito Carl Hall per rapimento e omicidio di un bambino.
Ci sono state altre donne giustiziate negli Stati Uniti nel corso degli anni: uno dei casi più celebri è quello di Aileen Wuornos, la cui drammatica storia è stata raccontata nel film Monster, ma si trattava di esecuzioni statali, ovvero regolamentate dagli statuti dei singoli Stati dove vige la pena capitale. Sono state in tutto 16 dal 1976.
I casi federali sono quelli che concernono reati di alto tradimento, omicidio aggravato, spionaggio, omicidio forze dell’ordine, terrorismo, traffico di droga o anche di difficile definizione territoriale, come il caso Montgomery.
Le pene di morte federali erano sospese dal 2003 dal governo di George W. Bush, ma Trump ha voluto tornassero a essere effettuate nel luglio 2019. Nel 2020, sono state in tutto dieci.
Lisa Montgomery: appelli e avvocati non sono bastati
Come sempre accade quando si tratta di pena di morte, anche per il caso di Lisa Montgomery si sono mobilitate associazioni e personalità per chiedere che venisse sospesa.
Anche gli avvocati della difesa si sono spesi fino all’ultimo sostenendo che la donna non fosse in grado di intende e di volere e che gli abusi sessuali subiti da bambina dal patrigno l’abbiano così traumatizzata da procurarle gravi disturbi mentali.
Il giudice distrettuale James Patrick Hanlon ieri aveva sospeso l’esecuzione sostenendo che una Corte dovesse effettuare un’altra valutazione sullo stato mentale della donna. Prendendo del tempo e rimandando di qualche settimana, l’obiettivo era fare in modo che si attendesse l’insediamento di Biden, di idee diverse rispetto a Trumo sulla pena di morte.
La Corte Suprema ha però dato il via libera al dipartimento di Giustizia, procedendo all’esecuzione della condanna.
Perché è stata condannata
Lisa Montgomery, nata nel 1968 nel Kansas, non poteva avere figli. Desiderosa a tutti i costi di averne uno, tanto da essere convinta lei stessa di essere incinta, decise di rubarlo: la vittima prescelta fu la giovane allevatrice di cani Bobbie Jo Stinnett.
Montgomery la contattò con la scusa di prendere un cucciolo e la ventitreenne, all’ottavo mese di gravidanza, la ricevette nel suo appartamento il 16 dicembre 2004. Qui venne strangolata e una volta senza vita le venne squarciato il ventre ed estratto il feto della sua bambina, che fortunatamente è sopravvissuta: oggi Victoria Jo Stinnett vive col padre. L’assassina venne subito fermata e arrestata.
Una storia terribile che scosse all’epoca come oggi l’opinione pubblica, ma come sosteneva anche la difesa, sintomo di una persona fortemente disturbata e distrutta dalle violenze subite.