L’inflazione, durante lo scorso mese, ha visto un leggero ribasso.
Infatti, i prodotti più acquistati, subiscono uno stop passando da +9% ad +7,6%.
L’inflazione del mese di marzo
L’Istat ha pubblicato già alcune stime definitive dello scorso mese secondo le quali l’inflazione è pari +7,6%. Nella stima preliminare i dati parlavano di un valore pari a +7,7%.
Durante lo scorso mese pare che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per la collettività a lordo di tabacchi abbia registrato una diminuzione che in percentuale si traduce in un -0,4%, se si fa il confronto a base mensile e, su base annua, ad un aumento del 7,6%. In poche parole, rispetto al mese precedente, si parla di uno +9,1%.
Il costo dei beni alimentari insieme a quelli della cura della persona e della casa hanno registrato una leggera decelerazione passando da +12,7% a + 12,6%. Situazione diversa è quella che riguarda i prodotti più acquistati i quali hanno visto una frenata passando da un valore pari a +9% ad +7,6%.
Cosa ha osservato l’Istat
L’Istat ha quindi affermato che la fase di rientro dell’inflazione continua a proseguire in quanto nel mese di marzo è diminuita fino ad arrivare a +7,6%. Ciò che ha spinto il ribasso dell’inflazione è di sicuro la componente energetica la quale è stata trascinata dal prezzo delle bollette del mercato tutelata i quali continuano ad essere in flessione, un dato a cui fa seguito poi il rallentamento del costo dell’energia nel mercato libero.
Se si guarda il tutto nei dettagli, il rallentamento dell’inflazione è dovuto alla decelerazione del costo dei beni energetici non regolamentati insieme al fatto che si sia accentuata la flessione dei beni energetici regolamentati. Gli effetti di quest’ultimi in parte sono stati compensati dall’accelerazione dei prezzi degli alimentari non lavorati che hanno visto un passaggio da più 8,7% a + 9,1%, insieme a quello dei servizi sull’abitazione che passano da +3,3% a +3,5% e quelli dei servizi culturali, ricreativi e dedicati alla cura delle persone che passano da +6,1% a +6,3%.
Inoltre è aumentato dello 0,8% l’indice armonizzato dei prezzi di consumo anche per il termine dei soldi stagionali. All’inizio la stima era pari a +8,2%, mentre i dati reali parlano di uno +8,1%. Ha registrato una diminuzione dello 0,4% su base mensile, l’indice Nazionale riguardo ai prezzi al consumo di famiglie di impiegati e operai, un dato che su base annuale si traduce in un aumento del 7,4%.
Durante i primi tre mesi del 2023, l’impatto dell’inflazione risulta essere molto più dura da sopportare per quelle famiglie che hanno una capacità minore di spesa a differenza di quelli che hanno dei livelli più alti.