Lista d’attesa, le regioni non hanno utilizzato i fondi stanziati per abbatterne i tempi. Il ministro della Salute Schillaci ammonisce alcune regioni.
Il Servizio Sanitario italiano è certamente uno dei modelli di assistenza medica pubblica presi a riferimento, ma altrettanto certamente soffre di una serie di limiti. Primo tra tutti quello delle lunghissime liste d’attesa che riguardano buona parte delle regioni italiane e che spesso spinge i cittadini a rivolgersi ai servizi privatistici per poter accedere ad una diagnosi celere.
Anche nel corso del 2022, le Regioni italiane non sono state in grado di assicurare lo stesso numero di prestazioni che riuscivano a garantire nel periodo antecedente al Covid. Lo fa sapere Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali.
Ciò nonostante tutti i governi, che si sono succeduti negli ultimi anni, abbiano stanziato risorse straordinarie destinate proprio ad abbattere i tempi di attesa delle liste.
Dietro input dell’ex Ministro della salute Roberto Speranza, sul finire del 2021 l’allora governo Draghi aveva deliberato un incremento di fondi destinati al settore sanitario nazionale di 2 miliardi di euro. Del totale, ben 500 milioni dovevano essere destinati dalle regioni all’abbattimento dei tempi di attesa. Di fatto 165 milioni, dunque all’incirca il 33% dei fondi, sono stati utilizzati per altro nonostante il problema sia diffuso e tocchi gran parte delle regioni, nessuna esclusa.
Stando ai dati, è il Molise la regione ad aggiudicarsi il primato negativo avendo investito per le liste di attesa 2,5 milioni di euro ossia solo l’1,7% delle risorse messe a disposizione. Male anche le due isole con la Sardegna che ha impiegato solamente il 26% di quanto destinato mentre la Sicilia il 28%. Risultati deludenti anche da parte della Calabria e della Provincia di Bolzano (29%). Hanno invece utilizzato solo un terzo dei soldi a disposizione le regioni della Valle d’Aosta (32%), della Campania (35%) e delle Marche (36%). La metà delle somme è stata invece destinata allo scopo dall’Abruzzo, dal Lazio e dalla Provincia di Trento (49%). La percentuale di denaro utilizzata rispetto a quello messo a disposizione è stata invece del 62% in Umbria mentre del 66% in Puglia.
Ci sono poi tre regioni che hanno addirittura speso di più rispetto a ciò che era stato destinato. Si tratta dell’Emilia-Romagna (37 milioni), del Friuli di Venezia Giulia (10 milioni) e del Piemonte (36 milioni). La Liguria ha invece investito esattamente la somma disponibile (13 milioni). Hanno conseguito eccellenti risultati le altre 4 regioni restanti: la Toscana (91% di 31 milioni), la Lombardia (85% di 84 milioni), la Basilicata (81% di 4,5 milioni) ed il Veneto (80% di 41 milioni).
L’attuale Ministro della salute Orazio Schillaci, in occasione di un’interrogazione parlamentare di Alleanza Verdi Sinistra, ha ammonito le amministrazioni regionali per non aver impiegato le somme destinate all’abbattimento dei tempi delle liste di attesa. Ha inoltre ricordato che anche per quest’anno saranno messi a disposizione 380 milioni di euro (non si tratta però di uno stanziamento extra), volti a tagliare i tempi di attesa e ha esortato ad utilizzarli: “Nel Milleproroghe abbiamo stanziato 380 milioni per tagliare le liste di attesa e lavoriamo ad una riforma del sistema. Fatemi dire che è inaccettabile che ci siano regioni che hanno già impegnato questi fondi e altre che restano invischiate in ritardi, lungaggini, giri di parole. Tutto ciò è inaccettabile”.
Ancora poche però sono le Regioni che ad oggi hanno deliberato l’impiego del denaro per ridurre le lunghe liste di attesa che sono la principale causa che spinge gli italiani a rivolgersi al settore privato in un paese che, almeno sulla carta, vanta uno dei più eccellenti Servizi Sanitari pubblici al mondo.
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